Sto cercando per quanto posso di tenermi lontana dalla dimensione sociale e politica delle cose che si muovono intorno a me. Guardare a quel che succede con i miei occhi e con la mia sensibilità diventa di giorno in giorno più doloroso, a dispetto del fatto che il tempo che passa si suppone aumenti il kit di cinismo del quale noi esseri umani si dispone. A me succede diversamente. A me succede che leggere i giornali fa male. Su di me, il contatto con un tipo di comunicazione digitale che non sempre tiene in debita considerazione la sensorialità né la materialità delle vite e delle storie con cui ci si confronta agisce come un fattore di...
parola creatrice
Non ho letto l’intervista che, sul Corriere online, Federico Fubini fa a Mario Monti. Non credo di avere la forza di prendere sul serio ciò che non ha niente di serio, come la pretesa che – in questa situazione – esista una pur minima possibilità di intervento politico dei...
elsa e la stampa
Da qualche giorno mi interrogo sul senso della più recente delle uscite della Fornero, quella relativa al fatto che il ministro considera sgradita la presenza dei giornalisti. Al di là della sua considerazione per il giornalismo e i giornalisti – questo è solo lo strato superficiale,...
l’addio, 1995
Quando i due fogli uscirono dalla stampante, erano le 22:08:41 del 30 giugno 1995. Il nome del file, sul menabò, era 35VR3A. È l’ultimo pezzo che ho scritto per il primo quotidiano locale per cui ho lavorato, la Cronaca di Verona e della provincia, fondato da Paolo Pagliaro, ora a La7...
che senso ha?
Non sto veramente pensando di chiudere il blog. Però sempre più spesso mi domando che senso abbia parlare, dire. Contro la mia stessa volontà, mi rendo conto giorno dopo giorno che coltivare speranze è ridicolo; che la speranza è proprio ciò che ci tiene fermi, perché ci illude che in...