Mio padre ha sempre raccontato molto poco della sua storia, e anche le sue sorelle. Sono orfana di lui da quando avevo diciott’anni e orfana da sempre della sua vicenda di bambino, di ragazzo, di uomo, marito e padre. A casa cantava canzoni popolari, canti di militari, bersaglieri, alpini. Non sopportava gli arrangiamenti da orchestrina del liscio con cui nel tempo avevano tentato di modernizzarli. Gli piacevano i cori in se stessi: l’intreccio, l’armonia, il rincorrersi e l’arrotolarsi ordinato delle voci l’una sull’altra. Gli piaceva che quei canti rimanessero cose demodé, sorpassate, inattuali. Ha...
let it be-lascia che...
Oggi sono stata a vedere una cosa, e ieri ne ho viste altre due. Al Victoria and Albert Museum ho visitato una mostra che si chiama The Glamour of Italian Fashion. Beh. È meravigliosa. C’erano spezzoni di documenti televisivi delle sfilate degli anni Cinquanta; riprese di donne che...
il papa che paga
Non sono abbastanza esperta di cose di papi, ma leggendo che il nuovo papa ha pagato l’albergo (“per dare il buon esempio”, ho letto, ma non capisco a chi: se ad altri cardinali scrocconi o ai cittadini senza tonaca), mi domandavo che differenza c’è, tecnicamente e non...
occhi che mangiavano...
Le scarpe blu, pensò. Nere? No: blu. Il piede ci ballava dentro. Erano nuove, comprate quando tutti sapevano che di strada a piedi ne avrebbe fatta poca, e tutta in un interno, e tutta con le ciabatte. D’altra parte, erano stati comprati anche dei maglioni. Sua moglie voleva prendergli...
a distanza di millim...
Ieri sera per la prima volta, salendo le scale per andare a letto dopo avere spedito un lavoro, ho avuto la percezione che la stanza dove dormo da pochi giorni sia la mia stanza. L’ho sentita appartenermi. Mi piaceva. Le tende vinaccia drappeggiate; la finestra di legno marrone, lucida e...