e così sia
Sono qui a impacchettare una vita precedente e a immaginarne un’altra, e mi sembra di non avere fatto altro nella vita.
Sono contenta di lasciare questo luogo della mia esistenza.
Mi sento più leggera.
Questo non era il mio posto, ma ho pensato che un po’ di ostinazione non mi avrebbe danneggiato.
È andata così, in effetti: sono arrivata fino al punto in cui la svolta è arrivata da sola, e non ho più avuto nessuna possibilità di fare diversamente.
Questa è la mia specialità: lasciare scendere le cose fino al punto della pancia in cui si devono assestare.
La digestione è un processo lento, ma non mi delude mai.
Nel futuro, sarà quel che sarà.
Ma per ora sento che la svolta arriva mentre mi mantengo salda a terra.
Sto dando l’addio a questo posto cercando di ricordare mia madre qui dentro.
Lei seduta sulla poltrona.
Lei che entra.
Lei che mi saluta.
Lei che piange.
Non credo che questo posto mi mancherà.
Io mi seguo, e non sono da sola.
Mia madre mi spinge, sento chiaramente le sue mani sulla mia schiena, e la sua voce che mi dice «quant’è bell o cor e mamma soia». La vedo sorridere di approvazione, e la cosa bella è che questa è la prima occasione in cui posso permettermi il lusso di non chiedergliela. È la prima occasione in cui dovrei farne a meno. Eppure la sento.
Ascolto le musiche che ascoltavo nell’ultimo periodo della sua vita.
Lei non era ancora in ospedale, ma io sentivo già che c’era qualcosa che la stava trasportando; che non aveva più voglia di fare fatica, di provarci.
Decostruire i sensi e le memorie di una musica e di un profumo è una cosa molto difficile.
Ci sto provando.
E, per tutto quello che dentro e fuori di me si sta muovendo, che dio me la mandi buona.
Penso che sia la prima volta che prego.
Ci sono momenti in cui cessiamo di essere figlie perché non abbiamo più madri. Non possiamo essere figlie per sempre. Possiamo solo ricordare di esserlo state e di quanto sia stato bello per noi esserlo state. Ma non possiamo volere che sia così per sempre. Arriva un momento in cui dobbiamo imparare ad accettare che possiamo contare solo su noi stesse, affettivamente parlando. E questo è il momento giusto in cui possiamo dire: “io mi basto. Sono contenta perché mi so bastare”. Da queste tue parole penso che per te sia arrivato questo momento. Ed è un bel momento. Ti ho seguito fin qui leggendo tutti i tuoi precedenti post. Per molti questo momento non arriva mai. Per me è arrivato molto più tardi che per te. Ma è arrivato. Buon cammino.
Grazie, Maria Rosa.
È bello sapere che si scrive per qualcuno che ci legge.
Io non so se mi basto. Ci sto provando, però.
Un passo dopo l’altro.
Stando in silenzio quanto più posso, dicendo solo le cose che sento di voler dire e quelle che non posso evitare.
C’è stato un tempo – anche recente – in cui credevo che la mia vita avesse subito alcune cesure: il lavoro, il cambiamento, il trasferimento, l’adolescenza di mio figlio, la morte di mia madre.
Adesso comincio a ri-sentire la continuità.
E questo mi fa stare un pochino meglio.
Un abbraccio.
Passa di qua quando vuoi…