fiele
Ci sono situazioni in cui l’amarezza diventa così intensa che ne senti in bocca il sapore, e vorresti riuscire a vomitarlo tutto fuori, ma è amarezza di anni e di decenni e ormai ti si è attaccata dentro.
Oggi leggevo che vivere in povertà comporta la perdita di 14 punti di quoziente di intelligenza. «Questa perdita», dicono qui, «equivale a ciò che accade dopo la deprivazione di sonno per una notte intera, o agli effetti dell’alcolismo».
«People behave differently when they perceive a thing to be scarce.
What that thing is doesn’t much matter; whether it’s time, money or food, it all contributes to a “scarcity mentality”. This narrows your focus to your immediate deficiency. The long-term perspective goes out of the window. Poor people aren’t making dumb decisions because they are dumb, but because they’re living in a context in which anyone would make dumb decisions».
Cioè:
Quando percepiscono che una cosa scarseggia, le persone si comportano in modo differente. Non importa di quale cosa si tratti: che sia tempo, denaro o cibo, tutto contribuisce all’interiorizzazione di una «mentalità della scarsità». Questo restringe il centro della tua attenzione all’immediatezza di ciò che ti manca. Qualunque prospettiva a lungo termine finisce per andare a farsi benedire. Le persone povere non prendono decisioni sciocche perché sono sciocche, ma perché vivono in un contesto nel quale chiunque non potrebbe che assumere decisioni sciocche.
Mi sento così da troppi anni: sciocca, opaca, come se la lucidità del mio cervello fosse un dono intermittente, un lusso che posso permettermi solo quando riesco a non disperarmi.
Anche se credo di non avere mai avuto più lucidità di adesso, il mio serbatoio di carburante continua ad avere un buco, e per fare un chilometro devo fare rifornimento di benzina interiore sempre più di frequente.
A volte non ho la forza nemmeno per quello. Devo fermarmi, respirare, e aspettare che arrivi di nuovo la forza per ingranare la prima.
Non sono mai stata capace di vedermi come una che non ce la può fare.
Ma non sono nemmeno capace di non vedere le mie difficoltà, del tutto spropositate – purtroppo – rispetto a quello che mi sembrerebbe normale in considerazione del mio impegno, della mia passione, della mia positività.
È facile essere positivi quando si veleggia nelle acque calme del privilegio. Quando la prospettiva a lungo termine consente l’ottimismo.
Io ho le trecce, e le trecce sono la mia allegria; come i ricci di mio figlio.
Io credo ancora alla magia, e perfino a Babbo Natale.
Ma se nessuno mi aiuta io non so più dove trovare tutto il carburante che mi serve per sopperire al buco del mio serbatoio.
Qualcuno, per favore, mi venga a salvare.
L’amarezza, veramente, è troppo grande.
Per le cose. Per le persone.
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