it’s a lovely day for ducks
Mia madre non sta bene.
È all’ospedale.
Ci è entrata che era in coma e io ero in Irlanda.
Poi si è svegliata, ma non sono sicura che questo significhi che lei sta meglio.
Non può bere, e a voce stanca chiede un bicchiere d’acqua che non le posso dare, altrimenti rischio di ucciderla.
Questi sono giorni in cui devo tenere i sentimenti molto asciutti.
È una cosa difficile, anche perché mia madre è stata per moltissimo tempo – e con buoni argomenti di cui però ho imparato a non andare più fiera – la persona che ho amato di più al mondo: per amore, per stima, per rispetto.
Questi giorni mi hanno fatto sentire nella carne una cosa in fondo stupida: che il corpo è tutto ciò che ci è dato per essere.
Avrei voluto che mia madre amasse di più il suo corpo.
Io lo guardo, il suo corpo, e penso che io vengo da là. E questo mi basta ad avere voglia di accarezzarla e di darle baci grati.
Ora amo – riamata – il mio corpo.
E insomma, come dicono gli irlandesi (e non solo),
it’s a fine day for ducks.
Cioè: «Piove e strapiove, ma come giornata non è neanche male, per le anatre».
Che vuol dire che il tempo orribile e la pioggia scrosciante, in fondo, possono pur sempre avere qualche straccio di risvolto positivo.
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