Su una bacheca Facebook ho letto un pezzo sul parto e mi è venuto da piangere. È già da un po’ di tempo che ripensando al mio parto io piango. È stato l’evento più rivoluzionario della mia vita, e io lo ricordo con un senso di privazione che mi gratta il cuore. Volevo partorire a casa. Mio figlio, però, era podalico. L’ostetrica che mi seguiva mi ripeteva «connettiti con tuo figlio, pensa cosa gli manca per girarsi e cerca di darglielo». Mi fece piangere davanti alle altre due donne del corso pre-parto che facevamo da lei. Poi pensai che Giovanni non aveva qualcosa mancante, ma qualcosa in più: un’autonoma...
desperatio ultima dea
Ieri sera c’è stato il secondo incontro del gruppo che in Biblioteca civica a Verona tengo per il Circolo dei Lettori di Verona. È un piccolo viaggio nei buchi che i giornali lasciano aperti fra le parole. Perché quei buchi, le parole che non ci sono, hanno un’importanza almeno uguale a quella delle parole che ci sono. Quel che serve è capire che i buchi ci sono, e a quel punto si è già a metà della salita che porta senza curve alle domande che i giornali lasciano senza risposta. Quanto alle risposte, beh, quelle sono un po’ più difficili da trovare. Ma con un po’ di allenamento garantisco che si trovano anche...