orridi «anti-casta»
Il ministro Orlando fa una grandissima concessione ai magistrati:
Ho dato una disponibilità a riconoscere una specificità che riguarda la magistratura e da questo confronto potrà venire fuori qualcosa che si può anche tradurre in un emendamento.
Repubblica online titola così:
Nel pezzo – fino a questo momento, le 12.10 di domenica 14 settembre – il ministro non dice assolutamente niente della finta questione delle ferie giudiziarie. Quello che io capisco è che un pezzo del genere serve solo ad alimentare le chiacchiere da bar: «Hai visto che la casta dei magistrati ha vinto di nuovo e Renzi non è riuscito a tener duro sulle ferie?». «Ma cosa dici? Guarda che il ministro non ha detto niente sulle ferie!».
In questo modo, un lettore non saprà mai cosa realmente è stato detto e deciso.
Tutto è funzionale alla creazione di confusione e di rumore, di scontri dialettici tra fazioni sulla base di nulla.
Sulla questione delle ferie giudiziarie, io non ricordo di aver letto in giro – ma forse mi sbaglio – una cosa fondamentale.
Dal 1° agosto al 15 settembre le procure e i tribunali non sono chiusi.
Chi fa le udienze per direttissima? Chi svolge le indagini? Chi firma le ordinanze di custodia cautelare? Chi decide sulle istanze contro i provvedimenti che limitano la libertà personale? Chi tiene udienza in qualità di tribunale di sorveglianza?
Il problema delle ferie non sono tanto i magistrati, ma gli avvocati.
Se non esistesse quel mese e mezzo durante il quale l’ordinaria amministrazione viene sospesa, cosa succederebbe se una citazione fosse notificata a un avvocato in ferie? Cosa accadrebbe se un’udienza penale venisse aggiornata al giorno dopo, e poi ancora al giorno dopo?
Le ferie giudiziarie non sono il periodo in cui tutti i magistrati se ne vanno in vacanza: le vacanze in quel periodo le fanno a turno.
Il fatto è che se gli uffici giudiziari lavorassero a pieno regime anche nel periodo delle ferie gli avvocati non potrebbero mai andare in ferie, perché potrebbero arrivare notifiche di citazioni, di fissazioni di udienze e di provvedimenti senza che un legale possa agire a tutela del cliente, e rispettando i termini di tempo previsti dalle norme.
Se un avvocato riceve la notifica quando è assente per ferie non è in condizione di svolgere il suo dovere nei confronti del suo assistito: per esempio, non è in condizione di stendere una memoria utilizzando per tutto il tempo che le norme gli consentono di avere.
Sarebbe una compressione del diritto di difesa.
Se le ferie giudiziarie venissero «tagliate» come «atto di giustizia» – così come la propaganda di questo imbecille regime continua a ripetere – il risultato sarebbe che i circa 250 mila avvocati (fonte qui) sarebbero costretti a prendere le ferie tutti quanti negli stessi trenta/venti/dieci giorni.
Per i magistrati cambierebbe poco. Coloro che tengono udienza ordinaria sarebbero chiamati a tenerla, ma – che le ferie siano lunghe oppure corte – i magistrati continueranno ad andare in vacanza a turno esattamente come prima.
Non solo: accorciare le ferie giudiziarie significherebbe accorciare il periodo durante il quale si applica la sospensione dei termini processuali.
Naturalmente, però, fa molto più comodo aizzare i cani contro la carne di qualcuno, contro la «casta» dei magistrati.
Così sono contenti i fascisti, i democratici, i «garantisti», i quaquaraquà, i «meritocratici», i giovani, i vecchi e quelli di mezz’età.
Solo che a me questo modo di ragionare sembra il contrario di un modo di ragionare «normale».
Se una persona ha una possibilità, a me sembra che gli altri potrebbero pensare «ehi, questa è la prova che anch’io posso avere la stessa possibilità».
Invece il modo di ragionare standard è: «io sono nella merda e devono essere nella merda anche tutti gli altri, perché la mia merda, i miei sacrifici e le ingiustizie che vivo sono il prezzo a cui io acquisto il mio diritto di vivere».
Come celebrazione dell’impotenza non è male.
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