equo compenso e balle
L’accordo sull’equo compenso è inqualificabile, e sono contenta che l’Ordine dei giornalisti del Veneto abbia mandato una nota per invitare la Fnsi, il sindacato unico di categoria [che ha accettato di considerare «equi» compensi di tremila euro l’anno] a cambiare rotta.
Ma che l’Ordine scriva questo è, per me, giorno dopo giorno sempre più inaccettabile:
«Un giornalista precarizzato e poco pagato è un lavoratore facilmente ricattabile e condizionabile, che difficilmente può mantenere vivo quel diritto insopprimibile d’informazione e di critica posto alla base dell’ordinamento professionale, inficiando uno dei capisaldi del sistema democratico».
Se un lavoratore è ricattabile quando ha da perdere tremila euro l’anno, quanto ricattabile è quando da perdere dovesse avere settantamila euro l’anno?
Questa retorica della ricattabilità mi fa orrore: se una persona è ricattabile vada a fare un altro lavoro, per favore.
Di giornalisti ricattabili non c’è nessun bisogno, grazie.
Non mi risulta che il capiservizio e i capiredattori abbiamo situazioni di facile ricattabilità economica.
Eppure sono loro la cinghia di trasmissione del servilismo nei giornali.
Questo è solo un altro passetto in avanti verso la scomparsa dei diritti dei lavoratori.
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