la svolta
«Svolta nell’inchiesta sulla «parentopoli» […].
Senza attendere la pronuncia della Corte di Cassazione Sezioni Unite relativa ad una truffa subita dall’Amia di Palermo (che dovrebbe indicare i criteri in base ai quali poter qualificare un ente come pubblico), il procuratore della Repubblica XY ha chiesto il rinvio a giudizio per i nove vertici delle aziende partecipate del Comune di X e per i due componenti del Cda di XYZ in carica fino al 12 luglio 2012».
La Cassazione è un giudice, di legittimità e non di merito, che sentenzia su un caso specifico: in questo caso, sull’Amia di Palermo, viene detto.
La sentenza della Cassazione non ha un valore erga omnes come una pronuncia della Corte costituzionale: è un precedente giudiziario di cui si può tenere conto.
Perché, dunque, prima di decidere se chiedere oppure no il rinvio a giudizio per gli indagati il procuratore avrebbe dovuto attendere la pronuncia della Cassazione?
La Cassazione non è la Consulta; un giudizio pendente davanti alla Cassazione non può interrompere un altro giudizio o rallentare un procedimento.
E perché la richiesta di rinvio a giudizio è una «svolta»?
Non è uno dei due modi con cui un’indagine preliminare può concludersi?
Federica, perdona. Fuori tema ma desidero condividere (da mio fb)
Giornalismo 2.1
Nella prima pagina del sito del Corriere, c’è una lunga carrellata di stereotipi anti-meridionalisti e, in fin dei conti, larvatamente razzisti, intitolata “Il terrone fuori sede”.
Da Wikipedia, sul valore spregiativo di “terrone”.
“La Corte di Cassazione ha ufficialmente riconosciuto che tale termine ha un’accezione offensiva, confermando una sentenza del Giudice di Pace di Savona e confermando che la persona che l’aveva pronunciata dovesse risarcire la persona offesa dei danni morali.”
(L’articolo che dà notizia della sentenza, citato da Wikipedia, è stato pubblicato peraltro nella primavera 2005 dal Corriere della Sera).
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“Gli episodi avvenivano a scuola. Il ricorso dichiarato inammissibile
Lo chiamavano «terrone», sarà risarcito
Giovane condannato a pagare 1.000 euro per gli insulti al compagno. La Cassazione conferma la sentenza del giudice di pace.”
(da http://www.corriere.it/…/2005/04_Aprile/19/terrone.shtml)