non fate i cronisti
In Gran Bretagna, un giornalista freelance è morto di freddo – così sembra – mentre stava facendo un reportage sulle condizioni di vita delle persone senza casa, avendo deciso di trascorrere una settimana da homeless.
Ecco cosa ne scrive il Corriere online:
Voleva realizzare un sogno, diventare reporter televisivo. Per arrivarci non si sarebbe fermato davanti a nulla: come, ad esempio, vivere nelle condizioni di un barbone per una settimana, al freddo, senza risorse.
Per il suo «sogno» non si sarebbe fermato davanti a nulla.
Scriteriato, eh?
E cos’è quest’enormità che aveva pensato di fare? Cos’è quest’impresa imprudente e inaudita che aveva deciso di tentare?
«Vivere nelle condizioni di un barbone per una settimana, al freddo, senza risorse».
Un’avventura senza precedenti, decisamente.
Non si segnala, nella storia del giornalismo, nessun cronista che abbia osato tanto, che abbia sconsideratamente rischiato fino a quel punto.
E poi:
Obiettivo? Fare un reportage «dal vero» sui senzatetto e impressionare così un’importante emittente televisiva. All’insegna di quel giornalismo-verità che, a volte, sconfina nell’eccesso.
Cioè.
Capiamoci.
Fare un reportage è una cosa talmente incredibile che per definire la sua genuina natura di inchiesta occorre virgolettare la locuzione «dal vero».
Ma non è tutto.
Questo ragazzino senza testa non è che volesse fare un servizio perché voleva fare un servizio; non voleva fare il giornalista perché era giornalista.
No: voleva «impressionare un’importante emittente televisiva».
Non era, insomma, uno che ci credeva.
Era solo un povero cretino.
E non è che fosse cretino solo per ingenuità. Era cretino anche perché era seguace – inaudito, inaudito – di «quel giornalismo-verità che, a volte, confina nell’eccesso».
Qui mi viene un capogiro.
Cos’è il giornalismo-verità che a volte (s)confina nell’eccesso?
Voler raccontare come stanno davvero le persone che vivono senza casa, e volerlo fare per una settimana?
C’è gente che vive una vita intera senza avere una casa. Certo: non fa giornalismo-verità, ma evidentemente confina con l’eccesso.
Certi barboni non hanno proprio il senso della misura.
Così come certi freelance britannici.
Il pezzo prosegue:
Ed è andata male a un giovane inglese di 26 anni, Lee Halpin, il sogno si è infranto in una notte troppo, troppo fredda.
Insomma: questo sconsiderato ha giocato alla roulette russa, ha deciso un «o la va o la spacca», e quando ha premuto il grilletto – ahilui – nel tamburo c’era il proiettile. A lui che «sperava di ottenere uno stage in questo modo nella redazione» «è andata male».
Morale?
Fare i giornalisti «dal vero» è un eccesso.
E ci si può rimettere la pelle.
Meglio tenere il culo avvitato alla sedia.
(Il suo video qui sopra non mi sembra affatto il video di un povero scemo, o di un giovanotto di belle speranze. Parla di una sua «candidatura a una posizione lavorativa nell’ambito del programma di Channel 4 relativo al giornalismo investigativo». Mi pare piuttosto diverso dal tentare di «fare colpo»).
La probabile fonte del Corriere è il famigerato Daily Mail.
Difatti, il titolo dell’articolo inglese è sin troppo simile a frasi del pezzo italiano:
http://www.dailymail.co.uk/news/article-2304443/Lee-Halpin-Filmmaker-27-freezes-death-sleeps-rough-make-documentary-homelessness.html
Filmmaker who ‘froze to death’ while sleeping rough for project in -4C conditions was trying to impress TV bosses
Occorrerebbe un discorsetto anche sull’abitudine del giornalismo italiano di riempire pagine scopiazzando scriteriatamente i peggiori tabloid esteri…
Sì: hai proprio ragione da vendere.
In questo caso, però, mi impressiona tanto che, facendo lo stesso lavoro, la persona che scrive sul Corriere sia così indisponibile a cogliere le buone ragioni di un collega.