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il denaro (a margine di una cosa di v. zelizer)
Cercando di capire meglio alcune cose che hanno un legame con me, sono andata in cerca di una raccolta di saggi di Viviana A. Zelizer, che insegna sociologia a Princeton.
Il titolo della raccolta è «Economic lives». La versione italiana che ho a casa si intitola «Vite economiche» e alcuni passaggi della traduzione nella mia lingua mi hanno messo un po’ in difficoltà.
L’idea cruciale della Zelizer è questa:
We like to think of money and emotion as separate realms, but in my most recent work, The Purchase of Intimacy, I argue that the two realms intertwine in the most fundamental ways.
Per la Zelizer, insomma, se anche ci piace pensare che denaro ed emozioni appartengano a universi separati, in realtà essi appartengono a due giurisdizioni che hanno ampie aree di sovrapposizione e sono legate strettamente l’una con l’altra nei loro aspetti più fondamentali.
In quest’ottica, dice la sociologa americana, il denaro non è «intermediario perfettamente neutrale», né – come dice Simmel [«Filosofia del denaro» (1900), Torino, Utet, 1984] – «ha la funzione di esprimere in pura astrattezza, soltanto mediante un rapporto quantitativo, le relazioni economiche tra le cose […] senza entrare esso stesso in queste relazioni».
Questa considerazione appartiene all’esperienza di molti, credo.
Come dice la Zelizer, fra due banconote da cento dollari assolutamente identiche fra loro, noi tendiamo a fare differenza a seconda della loro provenienza e della loro destinazione; le persone categorizzano in modo diverso e attribuiscono valore diverso a una somma di denaro piovuta inaspettatamente, un bonus o un’eredità, anche se la somma è perfettamente identica.
Nel denaro c’è una dimensione simbolica, e c’è – soprattutto – una fortissima dimensione relazionale. Come dice la Zelizer, quando mettiamo da parte i soldi per gli studi di un figlio, stiamo in realtà testimoniando l’esistenza della nostra relazione genitoriale. E se perdessimo al gioco quel denaro, staremmo seriamente mettendo a rischio quella relazione, a meno che giocare d’azzardo con quel denaro non fosse un mezzo per ottenere risorse per qualche obiettivo moralmente giustificabile, come l’intervento chirurgico d’urgenza di un altro figlio.
When we earmark money for our child’s college fund, for example, we are affirming our parental relationship to that child. On the other hand, by gambling the money away we would seriously undermine that connection – unless the gambling was a means to obtain monies for some morally justifiable goal, such as subsidizing another child’s emergency surgery.
Il denaro non si può considerare un mezzo tecnico sganciato da un sistema di valori e da un sistema di simboli che hanno un significato anche sociale: nel senso che esso non si può in alcun modo e sotto nessun aspetto considerare estraneo al significato e alla natura della relazione umana.
Questo non significa semplicemente che il detto «pecunia non olet» è falso per il fatto che, al contrario, il denaro ha odore eccome.
Significa anche e soprattutto che il denaro interviene come un elemento modificativo delle relazioni umane.
È come il suffisso di un sostantivo: c’è il suffisso dispregiativo, il vezzeggiativo, il dimimutivo, l’accrescitivo.
Il denaro entra a pieno titolo nella relazione non necessariamente in forza di un atteggiamento venale o rivendicativo, ma per il motivo che – forzando un pochino la lettera di Simmel come citato dalla sociologa di Princeton – pretende di sovvertire la specificità dei valori personali e sociali, di essere privo di tonalità e temperatura emotiva, e di svuotare di significato il senso ultimo delle cose, il loro peculiare valore, e il fatto che esse non tollerano di essere ridotte a una relazione di equivalenza tecnica in ragione di un principio quantitativo.
Il denaro non è solo e sempre ciò che esso ti consente di fare.
Se per guadagnare/avere il denaro che ti è necessario per fare una cosa devi assoggettarti a fare un’azione che giudichi qualitativamente negativa, o a non fare un’azione che giudichi qualitativamente positiva, è possibile che quel denaro perda valore, perché quando entra in una relazione umana che chiede il riconoscimento di un senso altro, ciò che conta è il senso altro.
Questo ha a che vedere con la moralità, certo. Ma anche e soprattutto con la ricerca di senso.
Ps: Vergògnati, vile.
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