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poveri imprenditori, diamo loro un soldino
Dalla home page di Repubblica.it:
Il presidente del Consiglio risponde a Confindustria.
Sostiene che le nuove regole rendono il sistema meno sbilanciato a favore dei lavoratori.
E dice: «La nostra popolarità ha avuto solo una leggera diminuzione, gli italiani sono maturi».
Il sistema meno sbilanciato a favore dei lavoratori: ma è uscito di senno o che?
Sentiamo un po’: prima della sua cosa che chiama «riforma» chi le aveva le Porsche? I dipendenti o gli imprenditori?
Chi aveva le ville? I dipendenti o gli imprenditori?
Chi aveva i conti più soldi sui conti correnti? I dipendenti – i privilegiati della cittadella, intendo, per dirla con l’altra colonna dell’orrore, la Fornero – o gli imprenditori, la «parte debole», secondo Monti?
Come si può non vedere la totalte continuità con l’ideologia aziendalista berlusconiana?
Per carità: ci saranno stati anche molti imprenditori poveri.
Ma di sicuro trasferire il rischio d’impresa dall’imprenditore al lavoratore non è un’operazione di redistribuzione di reddito che mi sentirei di definire egualitaria.
Noi sapientissimi di sinistra prendevamo in giro in continuazione l’ossessione berlusconiana per i sondaggi.
Ora quest’altro se ne fa forte come di un voto popolare, e noi continuiamo a non sapere niente della qualità dei sondaggisti (non che sapere che siano bravissimi, ai limiti dell’infallibilità, mi convincerebbe che il sondaggio è un degno succedaneo del voto e delle elezioni), ma gli lasciamo dire che il suo governo è popolare anche se ci sta strangolando.
Monti mi scandalizza ogni giorno di più.
Il suo loden e la sua intollerabile fasulla pacatezza sono irritanti quasi come le smargiassate di Berlusconi.
Chi gioisce per lo stile è come se gioisse perché alla Carlucci s’è sostituita la Binetti: siccome se le idee e i progetti non contano niente, ci facciamo andar bene anche la Binetti.
Fra un po’ i lavoratori dipendenti saranno considerati mangiapane a tradimento; i marcegagli, benefattori dell’umanità.
Io non la voglio, la patente di «maturità» che quest’uomo somministra.
Che se la riprenda, grazie.
Il suo paternalismo mi fa orrore.
E’ proprio questo fossilizzarsi sulla lotta di classe a rappresentare un gravissimo problema del sistema italiano. Nei paesi anglosassoni, e ad esempio in Giappone, imprenditori e dipendenti cooperano e collaborano per un obiettivo comune dato che il successo dell’azienda è interesse di entrambi. Noi invece siamo rimasti nel dopoguerra, ancora col conflitto nobiltà-proletariato, il dipendente deve obbligatoriamente odiare il suo datore di lavoro perché è un signore ricco e cattivo, e se l’azienda fallisce perché paga troppe tasse e perché non può licenziare quando si trova in pessime condizioni economiche pazienza, meglio che chiuda e mal comune mezzo gaudio. E la barca affonda.
Ma dire che gli imprenditori son la parte forte vuol dire “odiarli”?
Chissà perché dire che i miei interessi non sono necessariamente coincidenti con quelli del mio datore di lavoro, o sostenere che il mondo non è un’azienda equivale a dire che si “odia” qualcuno.
Chissà dove l’ho scritto.
E’ incredibile che esista chi sostiene che l’*unica* scelta possibile sia stare dalla parte dell’impresa.
E’ il risultato della demolizione della coscienza critica di intere generazioni.
oddio, è anche un po’ difficile mantenersi lucidi e non pensare alla lotta di classe quando ci si ricordi che questi santi imprenditori sono gli stessi che applaudirono i dirigenti Thyssen-Krupp freschi di condanna per omicidio, ma mi rnedo conto che questa è una mia reazione viscerale e poco sobria
Il conflitto tra interessi divergenti – ed il conseguente conflitto di classe – sono una cosa SANA, perdio…è quando non vengono riconosciuti che iniziano i problemi.