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mercato un corno
Ma perché dovrebbe apparirmi normale che una cosa che interferisce così intensamente e profondamente sulla vita delle persone – ovvero l’attività con la quale ci si guadagna da vivere relazionandosi al mondo; l’attività nella quale ci si sente di misurare se stessi davanti ai propri occhi e al cospetto dell’esterno – debba essere metafisicamente (e politicamente!) collocata in un luogo che viene definito “mercato (del lavoro)”?
Perché le nostre vite dovrebbero restare secondarie, in ombra, residuali, lasciando la scena al “monetario”?
La parola mercato non ha per forza una valenza negativa, forse sei tu a dargli un valore negativo. D’altra parte anche se si chiamasse diversamente, la sostanza non cambia, la politica non si occupa quasi mai degli interessi e della vita dei singoli, ma “ragiona” sempre sulla base di dati sintetici!
Comunque secondo me puoi stare tranquilla, alla fine non si farà nulla, probabilmente andrà a finire a tarallucci e vino come con le liberalizzazioni. Questo governo finora ha saputo solo alzare le tasse, ma per il resto ha deluso tutte le aspettative.
Non ho mai avuto alcuna aspettativa su questo governo.
Non credo che fermare la distruzione dei diritti dei lavoratori sia qualcosa che possa venire rubricato come una fine “a tarallucci e vino”, come se evocasse un epilogo da operetta quando invece sarebbe a mio giudizio un dovere civile di chiunque.
Quello che chiamano “liberalizzazioni” per dargli un valore positivo è in realtà una complessa serie di atti che non rende più “libero” nessuno, ma evoca una libertà ideologica.
Il valore negativo alla parola mercato lo do io, sì; ma non sono da sola.
La politica non è il mercato.
Che la politica non si occupi della vita dei singoli è un’idea tua, giacché la politica ha esattamente il compito di occuparsi della vita e degli interessi dei singoli.
Il fatto che questo dato centrale ti sfugga è stupefacente, e rende ragione dell’enormità dei passi indietro che si sono fatti nella capacità di lettura del reale negli anni sciagurati della cosiddetta “seconda Repubblica”.
Andrea, la tua costanza ha del prodigioso.
“Non credo che fermare la distruzione dei diritti dei lavoratori sia qualcosa che possa venire rubricato come una fine “a tarallucci e vino”, come se evocasse un epilogo da operetta quando invece sarebbe a mio giudizio un dovere civile di chiunque.”
Che la riforma Fornero sia una totale distruzione dei diritti dei lavoratori è una tua convinzione, in realtà la questione è un po’ più complessa, per come la vedo io è solo un cambiamento, che offre maggiori possibilità per chi è fuori dal mondo del lavoro, o ha già un contratto precario, e un po’ meno sicurezza(compensata comunque da un indennizzo molto più elevato) a chi è già dentro.
Per quanto riguarda le liberalizzazioni, non sono un sostenitore, era solo un esempio del fatto che questo governo poi deve sempre cedere ai ricatti del parlamento, non ha abbastanza potere per governare e fare riforme, giuste o sbagliate che siano
“Andrea, la tua costanza ha del prodigioso.”
Sono solo curioso di capire, da cosa deriva questa tua assoluta avversità verso la riforma del lavoro, tutto qui
“Che la politica non si occupi della vita dei singoli è un’idea tua, giacché la politica ha esattamente il compito di occuparsi della vita e degli interessi dei singoli.”
Secondo me non è così, la politica valuta i dati di sintesi, non può occuparsi della vita e dei problemi di ogni singola persona, non è una balia, o una mamma premurosa!
Se una riforma porta vantaggi a un 40% di persone, e danneggia un 10%, si fa perché conviene a livello politico, e accontentare tutti è praticamente impossibile
“Il valore negativo alla parola mercato lo do io, sì; ma non sono da sola.”
Sarà che io alla parola mercato tendo ad associare più posti interessanti, affascinanti e pieni di vita, tipo Camden Town, piuttosto che posti cupi e popolati da “avvoltoi” tipo il “casinò” di Wall Street
Dunque, se non finisse a “tarallucci e vino” (ed io temo che non finirà così) passerà una norma che permette a chiunque di licenziare chiunque con qualsiasi pretesto, e a costo zero.
Perchè i motivi economici non sono sindacabili, non li decide un soggetto terzo: io, azienda, reputo che sia economicamente inutile quella tua posizione o quel pezzo di struttura, e semplicemente li abolisco e ti licenzio. Punto. Senza nessun indennizzo. Poi cambio il nome alla tua posizione, apporto un lifting alla struttura (l’ho visto fare, nella mia azienda, per far fuori un dirigente che non si prestava a contratti addomesticati con fornitori troppo amichevoli) e assumo due giovani allo stesso costo di quel vecchio cinquantenne.
Che può anche decidere di impegnare la sua liquidazione in una causa legale contro l’azienza, visto che spetta a lui l’onere della prova. Forse, dopo qualche anno, l’azienda lo indennizzerà. Forse, perchè siamo a Davide contro Golia, non siamo ad armi pari.
Il cinquantenne potrà trovare un posto di lavoro nuovo? Forse, in nero, o ad un terzo di quanto guadagnava prima.
Oh,questa riforma incrementerà i posti di lavoro, è sicuro. Che si tratti di posti senza diritti e con reddito insufficiente, che importa? Le cifre daranno ragione al governo. L’infelicità collettiva, l’insicurezza, l’angoscia cresceranno, ma non sono misurabili allo stesso modo.
Ma uno stato non dovrebbe proteggerli, i suoi cittadini? Non dovrebbe curarsi di loro? Evitare che siano sfruttati, angosciati, ridotti alla povertà?
Se lo Ststo non fa questo, a cosa serve?
E se non serve, se non è protettore ma nemico delle persone normali, che spinge verso la disperazione e l’illegalità, perchè sentirsene ancora parte?
Ecco, io credo che il governo Monti sarà ancora più nefasto di quello precedente.
Prima ci insegnavamo che lo Stato, essendo di tutti, è un territorio di saccheggio riservato ai più furbi.
Ora, lo Stato diventa il braccio armato della finanza contro chiunque non possa difendersi.
Giuro, se mi licenziano mi iscrivo alla mafia.
“Dunque, se non finisse a “tarallucci e vino” (ed io temo che non finirà così) passerà una norma che permette a chiunque di licenziare chiunque con qualsiasi pretesto, e a costo zero.”
FALSO, nella riforma FORNERO per i licenziamenti discriminatori(tipo maternità e , valgono le stesse norme di sempre, compreso il reintegro, ANZI VENGONO ESTESE ANCHE ALLE IMPRESE CON MENO DI 15 DIPENDENTI (finora le piccole imprese possono davvero licenziare come cavolo gli pare, ma questo a quanto pare va bene a tutti, anche ai difensori dei diritti ideologici!)
“Perchè i motivi economici non sono sindacabili, non li decide un soggetto terzo”
Non è proprio così: “è fatta salva la facoltà del lavoratore di provare che il licenziamento è stato determinato da ragioni discriminatorie o disciplinari, nei quali casi il giudice applica la relativa tutela.” quindi la decisione finale spetta sempre al giudice.
“Senza nessun indennizzo. Poi cambio il nome alla tua posizione, apporto un lifting alla struttura (l’ho visto fare, nella mia azienda, per far fuori un dirigente che non si prestava a contratti addomesticati con fornitori troppo amichevoli) e assumo due giovani allo stesso costo di quel vecchio cinquantenne.”
Appunto, oggi con il famigerato articolo 18 INTATTO, si poteva licenziare tramite escamotage simili, anche senza indennizzo, mentre con la riforma FORNERO(che non è solo la modifica dell’art18) l’indennizzo diventerà obbligatorio, e sarà di minimo 15 mensilità. Se Bersani e la Camusso avessero davvero a cuore gli interessi dei lavoratori, dovrebbero lottare per far salire l’indennizzo minimo fissato per legge, non per difendere a spada tratta un articolo obsoleto, che tra l’altro faceva gli gli interessi di una minoranza dei lavoratori dipendenti, perché quelli delle piccole imprese, e i giovani con contratti precari, non sono mai stati tutelati!
Per Marco:
Visto che da quello che scrive, è evidente che è molto poco informato sull’argomento, le consiglio di leggere la proposta di legge originale, prima di giudicare la riforma FORNERO come un attentato ai diritti dei lavoratori.
http://www.cislveneto.it/content/download/108932/1077601/file/Riforma%20del%20MdL,%20doc%20Fornero-%20Monti.pdf
“Il cinquantenne potrà trovare un posto di lavoro nuovo? Forse, in nero, o ad un terzo di quanto guadagnava prima.”
Su questo posso concordare, ma allora perché invece di difendere a tutti i costi l’art18(che già oggi è aggirabile, e non tutela tutti i lavoratori allo stesso modo), non creare un sistema di welfare(soprattutto a carico delle imprese) per i licenziati più anziani, in modo tale da garantirgli un reddito minimo e dei contributi versati, nel caso in cui non riescano più a trovare lavoro? Le modalità per difendere e tutelare i diritti della persona possono anche essere diverse dal reintegro, secondo me su questo dovrebbero insistere dei sindacati che abbiano davvero a cuore il problema. Purtroppo, come sappiamo, gli interessi dei sindacati non sempre coincidono con quelli dei lavoratori, anzi..