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la «riforma» che premia i giornalisti servi
Dall’Ansa:
ART.18: SIDDI, RISCHI PER STAMPA, PARLAMENTO ASCOLTI FNSI
IL 28 GIUNTA ESAMINA PROVVEDIMENTO E VALUTA EVENTUALI AZIONI
(ANSA) – ROMA, 24 MAR – «Il dibattito ed il confronto vero sull’articolo 18 e l’intera manovra lavoro, a questo punto, si apre proprio ora nella sede del Parlamento. E il sindacato dei giornalisti, sin da oggi, chiede di essere ascoltato anche per le specificità delle ripercussioni su una attività come quella dei giornalisti che rischia di essere minata nella sua autonomia e libertà professionale».
È la richiesta del segretario della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi, che annuncia che mercoledì 28 marzo la Giunta esecutiva del sindacato dei giornalisti analizzerà il provvedimento per valutare eventuali «azioni da mettere in campo».«La sola ipotesi di licenziamenti economici per singoli o poche unità di lavoratori anche ogni 120 giorni – sottolinea Siddi – può diventare infatti occasione per imprenditori poco onesti per liberarsi di giornalisti scomodi o non allineabili.
In un momento di crisi economica come questo, che punge non poco sul settore dell’editoria, i rischi appaiono davvero alti e l’allarme non può essere ritenuto una mera reazione di parte, peraltro di una categoria già in grande sofferenza per tagli occupazionali, prepensionamenti, piani di cassa integrazione e contratti di solidarietà. Anche per questo prevedere licenziamenti per motivi economici in un momento di crisi acuta, di assenza di sviluppo e di nuova occupazione, significa solo
dare già atto di un saldo negativo per i lavoratori».
Sempre l’Ansa riposta il comunicato del comitato di redazione (la rappresentanza sindcale interna) della stessa agenzia:
CDR ANSA SU MODIFICA ART.18 E PROFESSIONE GIORNALISTICA
(ANSA) – ROMA, 24 MAR – Il Cdr dell’Ansa condivide la posizione della Federazione nazionale della stampa sulla riforma del lavoro ed esprime allarme, in particolare, per le modifiche previste all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, ritenendo pericolose variazioni strutturali a uno strumento giuridico che tutela i dipendenti da possibili illegittimi licenziamenti.In particolar modo la riforma appare inaccettabile laddove consente licenziamenti per motivi economici: questo potrebbe concedere alle imprese l’opportunità di applicare un’impropria e arbitraria riduzione del personale adducendo problemi gestionali e di costi e di liberarsi in particolare dei contratti maggiormente onerosi. Altrettanto grave appare, nell’ipotesi di licenziamento disciplinare, consentire al giudice di risolvere il contratto anche soltanto con un indennizzo, invece del reintegro previsto dalla norma attualmente in vigore.
Inoltre nel settore dell’informazione l’applicazione della modifica dell’art.18 potrebbe trasformarsi in un mezzo di pressione sui colleghi.
Per questo il Cdr dell’Ansa ritiene che questa riforma possa avere pesanti ricadute, oltre che sui livelli occupazionali, anche sull’autonomia dei giornalisti, costituendo un grave vulnus per la libertà di stampa e la democrazia.
Come Cdr dell’Ansa sollecitiamo quindi l’Ordine nazionale dei giornalisti e la Federazione nazionale della stampa a intervenire subito, con i metodi che si ritengano più opportuni ed efficaci, per mettere in campo un’azione forte, ciascuno nel proprio ruolo, a tutela della professione giornalistica.
E che nessuno dica, per favore, che, tanto, i giornalisti non sono autonomi manco adesso: perché – dopo questa che non riesco a chiamare riforma – gli unici a rimanere all’interno dei giornali potrebbero essere solo ed esclusivamente i servi.
All’estero la stampa è più libera che da noi eppure non hanno niente di simile all’articolo 18, chissà come mai? Che forse l’articolo 18 non c’entri assolutamente nulla con la libertà dei giornalisti?
Lavori nei giornali, Marco?
Spiegami tu, dai, come questa “riforma” potrebbe migliorare l’indipendenza dei giornalisti. Dimmi perché non farà quel che dico io – premiare i servi – ma, al contrario, quelli indipendenti.
E spiegami cosa intendi per “libertà di stampa”.
E dimmi da cosa tu capisci che la stampa in Italia non è libera.
E dimmi da cosa capisci che all’estero è più libera.
E dimmi se hai la minima idea di che cosa significhi tentare di rimanere liberi nei giornali italiani.
E dimmi se è giusto che uno che cerca di rimanere libero debba soggiacere alla minaccia del licenziamento.
Dimmi cosa ti fa pensare che i giornali esistano per motivi commerciali, per fare utili, insomma, e non per controllare politicamente il territorio in cui vengono diffusi; e che, quindi, la libertà di licenziare – ingiustamente; qui stiam parlando di licenziamenti ingiusti, sarebbe carino ricordarselo – li renderebbe migliori.
Ma i giornalisti senza santi in paradiso, sono sempre stati precari(io ne conosco diversi, che dopo decenni di gavetta, vengono ancora pagati 5-10 euro ad articolo quando va bene , e praticamente fanno la fame), lo erano anche prima di questa riforma, quindi in sostanza mi sembra che non cambi quasi nulla
“Dimmi cosa ti fa pensare che i giornali esistano per motivi commerciali, per fare utili, insomma, e non per controllare politicamente il territorio in cui vengono diffusi”
I giornali non servono a fare utili, ma di certo se accumulano troppe perdite, e non riescono a ripianarle nemmeno con i finanziamenti statali, non possono sopravvivere.