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hanno ucciso la magia
Vado. Non vado. No, non vado.
C’è tempo.
Miliardi di frammenti di carta colorata mi vorticano in testa, spinti da un vento che non mi vuole bene, anche se sono io a soffiarlo fuori dalle mie guance gonfie.
Non riesco a fermarne nemmeno uno per guardarlo da vicino, per misurarne le dimensioni, saggiarne la consistenza.
Si intrecciano, si scambiano le posizioni; cerco di vederli con gli occhi di dentro, ma a parte il fatto che gli occhi di dentro non ci sono, e se anche ci sono non funzionano tutte le volte in cui vorresti che funzionassero, loro scappano troppo veloci e non riesco a metterli a fuoco.
I coriandoli di pensieri mi fanno miope, presbite, astigmatica.
Si infilano uno dentro l’altro, incastrati di spigolo come se fossero tridimensionali; si fanno ombra l’uno con l’altro.
Lo spazio in cui si muovono continua a cambiare tinta e temperatura, dall’angoscia alla speranza e poi il terrore e di nuovo la fiducia; una scala di rossi che virano al marrone e si tuffano nel nero.
Quand’è morta la magia?, continuo a domandarmi.
E chi l’ha uccisa?
Qui, invece, la versione di 1st Ave in studio.
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