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exit, voice and loyalty
Non posso dire che «Il Prigioniero» sia estraneo alla naturalezza con la quale ora riesco a formalizzare una conclusione a cui sono arrivata per strade che nemmeno mi ricordo di avere percorso.
Quello che sto sperimentando vero nella carne, al di là di ogni possibile dubbio, è che il no detto dall’interno di una situazione è sempre un sì alla situazione.
Affidare a quel no il compito eroico di dimostrare la nostra alterità è il nostro modo per renderci digeribile la condizione in cui ci troviamo e per continuare a starci dentro riducendo i costi della dissonanza cognitiva, grazie al pensiero che là dentro c’è posto anche per noi e per il nostro no.
Usare i no per poter continuare a stare nelle situazioni aiuta a non scontrarsi con l’evidenza che è proprio quell’illusione di alterità che consente di restare dove si è senza scoppiare; che se si fosse veramente altro dalla situazione si andrebbe via.
Il no detto da dentro è sempre un sì.
L’unico no possibile è il no che ci conduce all’uscita.
Tutti gli altri sono sì.
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