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cortina e il vittimismo del nord
Non sono sicura di avere molto da commentare.
Forse, ecco, solo quel che mi pare ogni giorno sempre più evidente e pericoloso: che questo posto, il Veneto – ma magari è tutto il nord, non so – è piagato dal più impudente dei vittimismi.
E’ un luogo ossessionato dall’essere in regola, a posto con le prescrizioni formali.
E quando si scopre che non è così – perché nessuno è mai per forza sempre regolare – allora scatta quell’odioso vittimismo: ce l’avete con noi perché siamo bravi, ce l’avete con noi e ci sfruttate, ce l’avete con noi e ci prendete per scemi, ce l’avete con noi e ci dite che siamo razzisti, ce l’avete con noi ma se siete vivi è per merito nostro.
E’ terribile vivere tra questa gente sospettosa, diffidente, presuntuosa.
Si fa fatica.
Qui la vita non è una cosa normale: è il continuo sforzo di tirarsi a lucido, di apparire a posto, di corrispondere allo standard, di non aprirsi alle relazioni vere che possono scoprire la tua singolarità, perché tu – semplicemente – non puoi essere singolare.
Tu puoi solo essere uguale.
E a tal punto l’ideologia è pervasiva che perfino chi dà le notizie le dà omaggiando la supposta primazia di queste amabili genti regolari e laboriose.
›ANSA-FOCUS/ FISCO:LEGA SI RIBELLA,DOPO CORTINA ISPEZIONI AL SUD
ZAIA NON CI STA, ’È ATTACCO AL VENETO DELLE VACANZÈ
(ANSA) – CORTINA (BELLUNO), 5 GEN – L’aventino leghista trasloca dalle nebbie padane all’ombra delle Tofane,
trasformando Cortina da simbolo luccicante del vivere godereccio dei film di cassetta nell’ultima frontiera della protesta contro un fisco interessato solo a far deragliare, a suon di controlli,
la locomotiva economica d’Italia.
I risultati della calata a San Silvestro degli 80 ispettori dell’Agenzia delle Entrate, a caccia di auto di lusso e paperoni sconosciuti all’erario, hanno innescato in città la miccia della rivolta del Carroccio, facendola propagare in poche ore in tutta Italia e conquistando consensi anche in casa PdL. Se il governatore del Veneto Luca Zaia, convinto che tutta la faccenda sia un attacco ai primati turistici del Veneto, invoca la perequazione del fisco e chiede che ora i controlli riguardino le località turistiche del Sud – dove, per usare le parole del sindaco di Calalzo, Luca De Carlo, lo scontrino è un signor sconosciuto -, lo ’sceriffò di Treviso Giancarlo Gentilini indirizza l’occhio degli ispettori verso «le riviere marine e le città turistiche nelle quali c’è l’abusivismo degli insediamenti mafiosi».
A difendere il Meridione è il senatore di Grande Sud Salvo Fleres: «l’ex ministro leghista – dice, alludendo a Zaia e tirando in ballo la polemica sulle multe per le quote latte – non dovrebbe chiedere pari trattamento, cosa ovvia, dovrebbe invece invitare i suoi concittadini, ed in genere tutti i cittadini, a rispettare la legge».
Dà una lettura fortemente critica del clamore mediatico sollevato dall’Agenzia delle Entrate anche Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera. Il lavoro degli ispettori «non deve assumere una configurazione politica e anche propagandistica – ammonisce – per cui prima fa una sorta di operazione militare concentrata su una singola località considerata meta dei ricchi e poi risponde alle obiezioni su questo modo di procedere sparando dati volti a criminalizzare quell’area e chi la frequenta». Chiede che il fisco guardi anche oltre il confine del Po Maurizio Paniz, componente della commissione Giustizia della Camera. «Vedremo – dice – se lo stesso avverrà a Capri, Taormina o in Costa Smeralda perchè il Nordest non deve continuare a sostenere, con l’impegno dei suoi lavoratori, il peso del resto d’Italia».
A Cicchitto replica a stretto giro di posta il deputato del Pd Michele Meta: «Invece di cospargersi il capo di cenere per l’imbarazzante indignazione e per la gaffe sui controlli antievasione fiscale – attacca – sposta l’attenzione sulla presunta mediaticità dell’operazione e persevera con parole al vento sui ’pregiudizì degli ispettori in difesa della Cortina dei cinepanettoni».
La difesa di Cortina vede sulla stessa sponda dell’attuale governatore veneto anche il suo predecessore Giancarlo Galan, spesso non indulgente con Zaia. Tanto fervore ispettivo nel periodo turisticamente
più caldo per la conca ampezzana, secondo l’ex ministro sa di «trovata propagandistica» fatta da «un fisco poliziesco che non piace».
Il più arrabbiato di tutti è, non solo per la fascia tricolore che indossa, il sindaco di Cortina Andrea Franceschi. Gli è bastato leggere i giornali del mattino e veder dipingere la sua città come la nuova Gomorra delle Dolomiti per dimenticare di colpo il consueto aplomb britannico e minacciare
cause per danni di immagine. Bolla le informazioni sul blitz dell’Erario come incomplete, superficiali e costruite solo per creare un caso, denuncia le prime disdette di prenotazioni da parte dei turisti, ma incassa l’appoggio della collega di Courmayeur, Fabrizia Derriard, che archivia la faccenda con «una gita superflua» degli ispettori romani.
E tra l’altro questo pezzo ha il pregio impagabile di rendere chiaro dove giace la connivenza fra berlusconiani e leghisti: come, in una parola, l’alleanza sia (stata?) possibile.
Che miseria intellettuale.
Quanta rabbia repressa.
Quanta furia sprecata.
Quanta violenza.
Quanta stupidità.
He, vorrei sapere quanto è costata l’operazione e quanto ha reso in termini reali: non ci sono più soldi neppure li. Perchè a Cortina ormai ci vanno solo quelli che hanno la casa (da anni, quelli che l’hanno ereditata dai nonni, ricchi veri) o quelli che sono ricchi solo in apparenza. Mi ha fatto notare un amico commercialista che molti hanno il Q7 o l’X5 (manco fossimo a battaglia navale) in leasing, pagano 1,200 € al mese per il primo anno e poi non pagano più e lo fanno sparire, hanno i buchi nelle mutande ma girano con il suv che il leasing non riesce più a recuperare (che notoriamente coi tempi della giustizia passano comunque un paio d’anni).
Il nostro pezzente ampezzano paga quanto una Lancia Y tutto il suo apparire, quindi gli straordinari natalizi e notturni delle nostre 80 guardie (e paga Pàntalon) saranno da imputare solo a spese pubblicitarie poichè dubito riescano a trovare denaro.
Buffo invece l’incremento di fatturato dei negozi ampezzani, con la guardia di finanza si combatte coattivamente la crisi. Quando mandiamo allora i carabinieri nelle banche a caccia di anatocismo (quando non appropriazione indebita) o li mandiamo a snidare comportamenti vessatori che rasentano l’usura in casa Equitalia? Tutti vittime gli italiani, non solo i veneti.
Buon anno!
f.
ecco, su molte cose posso essere d’accordo.
Però vivo in Veneto ormai dagli anni settanta, in centro storico a Venezia, dove bo casa, e in provincia di Treviso, dove lavoriamo proprio a contatto con gli imprenditori, e il quadretto dei veneti tratteggiato in premessa mi lascia veramente perplessa.
E irritata parecchio per la cecità che rileva: perché non corrisponde in nulla al “tipo” antropologico, che le sfugge completamente.
Sa, quando leggo:
“E’ un luogo ossessionato dall’essere in regola, a posto con le prescrizioni formali.” mi chiedo dove viva lei e quale sia la sua maturità per non vedere che invece è vero l’inverso (ahinoi).
Basta vedere il non senso della comunità, così diffuso in veneto, l’individualismo e l’insofferenza alla regole, il tratto “fasso tuto mi”, basta vedere l’edilizia che ha sfregiato il bel paesaggio veneto.
E, poi, lei scrive:
“E’ terribile vivere tra questa gente sospettosa, diffidente, presuntuosa.
Si fa fatica.”
Ma lei chi frequenta? E da dove tira fuori queste perle?
“Qui la vita non è una cosa normale: è il continuo sforzo di tirarsi a lucido, di apparire a posto, di corrispondere allo standard, di non aprirsi alle relazioni vere che possono scoprire la tua singolarità, perché tu – semplicemente – non puoi essere singolare.
Tu puoi solo essere uguale.”
Il veneto, i veneti, hanno psicologie un po’ più complesse, anche se ci tocca vedere il prevalere di elementi che definire rozzi è esser buoni. Io veneta non sono ma certo non riconosco nella sua premessa l’antropologia che lei così tratteggia.
Se invoca un rimedio alla miseria intellettuale, così diffusa, e a tutto il resto, almeno si metta un paio di occhiali e cerchi di leggere un po’ meglio il reale che la circonda. Non ci sono solo le frange da operetta.
Ha ragione, Claudia.
Purtroppo, facendo il lavoro che faccio mi rendo conto che la visibilità e la cittadinanza sono riconosciuti prevalentemente a posizioni simili a quelle che io descrivo.
Poi, può darsi che io sia sfortunata e lei fortunata.
Può darsi che io veda cosa che lei non vede, e viceversa.
Il problema dei blog, purtroppo, è che chi scrive tende a considerare i suoi post come parte di un unico discorso le cui premesse sono in altri post, scritti in altri tempi; nel mio caso, poi, a complicare le cose c’è pure il fatto che avendo scritto un libro un capitolo del quale è dedicato alla retorica dell’antimeridionalismo (esaminato – ci può credere? – nella sua complessità), tendo a non voler ripetere le cose che già ho scritto e argomentato là, con la possibile conseguenza che chi passa di qui per la prima volta o di rado non ha in mano altro che quel che legge sul post.
Vorrei anch’io frequentare persone migliori, Claudia.
Le perle le tiro fuori dall’osservazione del luogo in cui vivo.
A me non sembra che il lancio Ansa che ho allegato qui – e mille e mille pezzi di giornale, e mille e mille comunicati, e mille e mille veline – sia il portato di una normale dialettica non vittimista fra due posizioni.
Tra l’altro, a me sembra che il tipo di rappresentanza politica che questa regione si è data spieghi da sé di quale genere possano essere i sentimenti qui maggioritari. Sono senz’altro più complessi di quanto un post riesca a spiegare: ma sindaci, presidenti di giunte provinciali e regionali e assessori d’ogni genere mi sembra potrebbero esserle sufficienti a giudicare da sé – mi ripeto – “la pancia” di questa regione.
C’è però un’ultima cosa che non smette di interessarmi: perché, nel leggere su un blog pezzi che, certo, contengono una loro vis polemica, alcune volte accade che chi commenta decida di essere sgradevole come lei nella sua ultima frase, quella che mi invita a mettere gli occhiali e a guardare anche cose non da operetta, o la frase in cui mi domanda da dove tiro fuori queste perle.
Vede, Claudia: io non ero stata sgradevole con lei.
Lei viene qui e mi dice queste cose.
Volessi essere antipatica, ecco, potrei dirle che il Veneto parrebbe averle effettivamente insegnato qualcosa.
Ma non sarò antipatica, e la ringrazierò di essere passata di qui.
Ah. Ho dieci decimi. E non amo l’operetta.
Ha ragione nel giudicare il mio intervento spiacevole. E’ stato un momento di irritazione e rileggendomi mi trovo, ne convengo, aspra se non maleducata. Avrei dovuto stemperare meglio l’immediatezza.
Ma spero che quel che intendevo, come mi pare sia, le sia giunto comunque, e che, in parte, l’aiuti ad essere, se possibile, realista sì, ma un po’ meno pessimista.
Il Veneto mi ha insegnato molto: vivo a Venezia dagli anni universitari, ho sposato un veneto di un paesino del trevigiano, ho amato moltissimo i suoceri, contadini. Contadini e di sinistra, persone di gran cuore, generosità, passione e intelligenza.
Per loro ho scritto con cuore maleducato. E per tutti i veneti come loro, che non sono pochi, per fortuna, anche se nei mezzi di comunicazione passa il ritratto che ne fa lei, che è indubbiamente rappresentato, ma non per questo è rappresentativo di tutti, o della maggior parte.
Io non ho dieci decimi, ma ho sessantun anni e di solito, anche se non parrebbe, sono prudente nei giudizi su intere popolazioni (un po’ meno nei giudizi su quel che scrivono i giornalisti 😉
E non amo l’operetta pure io. 🙂
Un caro (davvero) saluto.
Io so che esistono persone diverse da quelle a cui nel post mi riferivo.
Eccome, se lo so.
Però c’è questo dato di fatto: i rappresentanti politici di questa regione esprimono i sentimenti maggioritari.
E io non riesco a dimenticarlo.
I miei giudizi possono essere provocatori, certo. Però sono raramente privi di fondamento, e raramente mancano di tenere in conto la complessità.
So del sindacalismo cattolico del Veneto, per esempio.
So di Marghera.
So di cose che, al momento delle elezioni, avrebbero autorizzato speranze che poi s’è visto essere insensate.
Eppure, guardiamo ai rappresentanti istituzionali che abbiamo: dovremo pur ammettere che qualcosa è successo.
Guardiamo ai braccioli in mezzo alle panchine per evitare che un esseer umano senza casa ci si possa distendere di notte, all’addiaccio.
Guardiamo al divieto di chiedere l’elemosina.
Guardiamo a queste cose.
E poi diciamoci serenamente se i veneti di cui parla lei – che dio li benedica – sono maggioritari, o anche solo riescono a dare un’impronta di sé in quel che di questa regione si rende visibile.
Vero, Claudia, che la risposta è, sciaguratamente, un no?
Dei giornalisti – mi creda – temo di fidarmi enormemente meno di lei, purtroppo.
Un caro saluto anche a lei!
Sì, la risposta è quello sciaguratissimo no.
Tanto che a quel Veneto – quello del no – nonostante l’amore per Venezia e la sua tradizione cosmopolita, non ho voluto più appartenere, non ho voluto più pagare imposte a quelle istituzioni che negano il loro essere nei noti comportamenti e, potendolo fare, ho trasferito la residenza in altra regione. Nella provincia autonoma di Bolzano, per la precisione, pur senza pensare al paese dell’oro e del tutti buoni, giusto per non rischiare di trasferire risorse nemmeno al governo “nazionale” di allora, all’egoismo, al razzismo, all’antimeridionalismo a prescindere. Espresso da figli e nipoti di emigranti, pure.
Insomma a quel che tristemente conosciamo.
Accidenti, Claudia: è stata assai più tranchant di me!
Se n’è proprio andata!
😉