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«il paese dei…» (valter binaghi)
Ci sono cattivi libri, buoni libri e libri necessari.
Questo, scritto da una giornalista di professione, è un libro necessario, che ogni italiano dovrebbe leggere per comprendere e ribellarsi allo stato di degrado cui è giunta l’informazione pubblica in questo paese.
Valter Binaghi – qui – inserisce «Il paese dei buoni e dei cattivi» in una sua più ampia riflessione sul tema – sarà poi una dicotomia o no? – «verità e narrazione».
Al di là del fatto che il giudizio di Valter sul mio libro è positivo (e lo ringrazio, perché mi fa piacere), io penso di cominciare a capire una cosa: che «Il paese dei buoni e dei cattivi» viene letto con interesse dalle persone per le quali la relazione con la complessità è una necessità esistenziale (lo so, lo so: è una banalizzazione, ma mi sembra di non avere alternativa).
Non so: da quelle persone che quando intendono semplificare, magari, usano una metafora che apre a connessioni divergenti, più che un’iperbole che accende la miccia delle emozioni roboanti.
io dico proprio: esatto!
è questo che mi è rimasto del libro. Lo sforzo di vedere le cose complesse,plurime, irragionevoli perchè dotate di tante ragioni ed allora piano piano straccicare un filo dopo l’altro, togliere le polveri e la cicca indurita, annodare dove necessario, munirsi di specchi, lenti, vetri taglienti, dentifricio e dentrificio, ma uscire subito alla svelta, continuamente, senza fiato, guardando in faccia le facce, tutte e tutte in una volta, freddi come canguri freddi come linci freddi come sorrisi freddi come andirivieni, fermarsi poco e con calma. calma. Il paese dei buoni e dei cattivi: se ancora non ce l’hai, costruiscitelo!
Fortuna che c’è già.
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