Tags
Related Posts
Share This
numero uno
C’è questa cosa qui, oggi, che mi fa riflettere.
Nasce a margine delle inchiestone della premiata ditta Gabanelli&figli.
Non ho letto l’inchiesta.
Ho letto le code dell’inchiesta, linkate qui sopra.
Non ho alcun dubbio sull’eccellenza del professore delle cui sorti accademico-professionali si occupa l’inchiesta.
Però mi impressiona moltissimo la risposta della giornalista.
Ecco cosa dice:
capisco il tentativo di allontanare da sè e dai suoi colleghi la grave responsabilità di privare (anzi, di avere privato) i pazienti italiani di un professionista come Macchiarini, ma ciò che pare incongruente è l’attesa di due anni per presunte “imprecisioni e incongruenze” relative a un curriculum di un chirurgo chiamato “per chiara fama” (quindi per evidenti meriti riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale).
Non voglio manco entrare nella questione.
Non mi interessa.
E ho già ammesso che il professor Macchiarini ha un grado di eccellenza spaziale.
La domanda è questa:
quale tipo di specifica competenza professionale possiede un giornalista – anche quando, ipoteticamente, laureato in medicina, per giudicare del merito di un medico?
Non sarebbe stato sufficiente che un giornalista si occupasse della vicenda evidenziandone i possibili snodi critici, senza decidere in proprio che «privare i pazienti italiani» (i «pazienti», eh. Non i «cittadini») «di un professionista come…» era un comportamento inaccettabile?
D’altra parte, l’attacco dell’inchiestona era questo:
Paolo Macchiarini, il primo chirurgo al mondo in grado di effettuare un trapianto di trachea bioingegnerizzata, ci conferma che in Italia essere i numeri uno non basta, anzi complica tutto.
Fin dalle prime righe, noi sappiamo che stiamo parlando di un «numero uno».
L’ho detto e lo ripeto: non ho alcun problema ad ammettere che il professore sia il numero uno.
Ma chi sono io giornalista per giudicare?
Dice: ma non giudico io; giudica la comunità scientifica.
Certo.
La comunità scientifica.
Ma che senso ha parlare di un medico come di un «numero uno»?
Che idea di mondo è?
Chi fa le graduatorie?
Perché io giornalista non posso tenere una distanza critica?
Le posso rispondere io: sono una cardiologa che si occupa di tumori, conosco il prof. Macchiarini da molti anni per motivi professionali e seguo da vicino le sue vicende da tre anni. La Gainnini ha incontrato Macchiarini in febbraio, quando si stava occupando della storia del “cardiogate” del 2004 (uno scambio mafioso di favori per cui ognuno favoriva il candidato di un altro in concorsi che dovevano sembrare imparziali. All’epoca è stato sacrioficato il dott. Eugenio Picano, che aveva montagne di pubblicazioni ed è uno splendido docente, a favore di uno che non aveva mai fatto niente. Trova la storia anche sul sito http://www.beatoporco.it ) le consiglio anche la lettura di “La dura vita del beatoporco” sempre di Eugenio Picano. Saputolo casualmente, mi sono messa in contatto con lei e le ho fornito materiale e informazioni. Quello che c’è sul sito è solo una piccolissima parte di quello che la Giannini ha raccolto. Quando le ho fatto sapere le falsità che un altro giornalista (Gaggioli, del Corriere Fiorentino) aveva scritto su Macchiarini si è indignata e ha preso particolarmente a cuore la cosa. Io ci ho parlato più volte e a lungo e ho avuto l’impressione di una giornalista che si prende un impegno civile. Vuole altre informazioni sulla vicenda Macchiarini? Vada sul sito http://www.amicidimacchiarini.it e legga il mio scambio di corrispondenza col Gaggioli, gli articoli più o meno malevoli pubblicati eccetera. Lei si chiede a che titolo una giornalista può giudicare il valore di un medico. Forse, quando uno fa per primo al mondo un intervento rivoluzionario, quando viene nominato Honorary Professor dal London University College (la quarta università al mondo), quando va a insegnare la sua tecnica in America, all’Accademia delle Scienze di Mosca, quando va al Karolinska Insitutet perché chiamato a dirigere il centro di chirurgia rigenerativa avanzata… forse dire che nel suo campo è il numero 1 non è azzardato. La Giannini si è informata bene prima di scrivere il pezzo: lei si è informata prima di criticarla? Le graduatorie le fa la comunità scientifica internazionale, e si possono dedurre dalle pubblicazioni scientifiche e dalla reputazione che uno ha non solo a casa sua (nel mafioso sistema italiano appunto del “io faccio un piecere a te e tu lo farai a me”). Se vuole posso mandare anche a lei della documentazione. Se va sul web e cerca il mio nome associato a Macchiarini, e Macchiarini assocaito a Karolinska e a London University College avrà molte risposte. se no mi scriva pure.
La ringrazio del commento.
Non credo le sia sfuggito che non dico nulla del prestigio del professor Macchiarini, e ci mancherebbe altro; né mi sono permessa di sostenere in alcun modo che la mia collega si sia informata poco, o distrattamente, o in un modo meno che scrupoloso; cosa che a quanto pare lei invece legge nel post.
Quel che io qui stringatamente sostengo – ma più diffusamente argomento in un saggio che sul giornalismo ho da poco pubblicato – è che a mio parere un giornalista può dire ciò che intende dire senza alcuna necessità di schierarsi.
Quanto ai riferimenti alla quarta università del mondo, o all’Accademia delle Scienze di Mosca, o al «mafioso sistema italiano», o alla «comunità scientifica internazionale», posso solo rimandarla al capitolo che nel mio saggio è dedicato alla meritocrazia.
Avrà molte risposte.
Se no, mi scriva pure.
Grazie ancora
(Federica Sgaggio, giornalista professionista)
<a proposito di "chi sono io giornalista per giudicare?", non credo che sia necessario essere esperti o essere andati a teatro a vederli per dire che Muti e Abbado siano dei grandissimi direttori; o che Robert De Niro sia un grandissimo attore. (A questo mi riferivo quando dicevo che la Giannini si era documentata: ha scritto "Il numero uno" dopo aver verificato chi fosse il soggetto). Il problema del caso Macchiarini è questo: se non fosse così bravo (e non avesse fatto carriera -all'estero- solo ed esclusivamente per la sua bravura) non avrebbe avuto quel tipo di opposizione dall'Università. Perché per brillare in un gruppo ci sono due metodi: essere veramente in gamba o fare in modo che nel gruppo ci siano solo persone mediocri <8quindi un eccellente disturba); per di più, chi ha fatto carriera grazie alla protezione di qualche "barone" gli deve riconoscenza; Macchiarini non sarebbe stato ricattabile venendo assunto solo per la sua bravura. Soprattutto, quello che colpisce in questa storia è che quando è stato chiamato e indotto lasciare la cattedra che già aveva a Barcellona l'ordinario di Chirurgia toracica di Firenze (soggetto senza quasi pubblicazioni scientifiche e non noto per particolari abilità chirurgiche) stava per compiere i 70 anni e quindi avrebbe DOVUTO per legge andare in pensione. Quindi Macchiarini avrebbe semplicemente occupato unposto che si rendeva vacante. Invece non l'hanno voluto (ma non hanno avuto il coraggio di dirlo: semplicemente hanno messo tutto nel cassetto aspettando che si stancasse e se ne andasse) e l'anno scorso hanno rinnovato l'incarico di insegnamento e hanno affidato la direzione della scuola di specializzazione per altri 4 anni a uno che PER LEGGE avrebbe doovuto essere già in pensione. Questo non è uno scandalo? Sarebbe come se il Conservatorio di Napoli chiedesse a Muti di rinunciare alla direzione stabile del Metropolitan (vado a caso, non mi ricordo più dove sia adesso) per prendere la cattedra di Direzione da loro, lui accettasse solo per fare una cortesia alla sua città, e poi all'ultimo gli altri inseganti del conservatorio dicessero di no, che deve passare un esame, e la cattedra finisse a un vecchio professore che non si è mai mosso da Napoli. Non solo: una volta che Macchiarini ha detto che se ne sarebbe andato a Stoccolma è cominciata una campagna diffamatoria su alcuni giornali, volta a distruggere la sua immagine professionale, e questa campagna è stata chiaramente pilotata dall'interno di Careggi. Dietro questa storia c'è molto di più di quel che compare nel breve articolo: c'è una spartizione mafiosa del potere nelle Università, c'è la massoneria, c'è la manipolazione dell'informazione da parte di giornalisti compiacenti che pubblicano falsità e non pubblicano le smentite se non costretti. Se Macchiarini non può operare in Italia, ne perdono soprattutto i pazienti, perché andare all'estero costa molto ed è difficile. Ho segnalato la storia di Macchiarini a vari giornalisti, ma la Giannini è l'unica che ha preso la cosa a cuore e lhoa portata avanti con passione (qualcun altro è partito, poi ha fatto marcia indietro quando qualcuno più importante lo ha redarguito). Io preferisco gli schierati (a ragion veduta) agli "equilibrati" incapaci di prendere una posizione decisa e di scaldarsi davanti a un'ingiustizia. Per essere una che inneggia alla "distanza critica" il suo evidente disprezzo/astio contro i giornalisti di Report suona un po' sospetto. Non è che lei è prevenuta? Infine, per leggere il suo saggio dovrei andare in libreria e spendere dei soldi (che non so se sarebbero ben spesi) mentre lei può gratuitamente andare sul Web e consultare i siti che le ho suggerito, più fare una piccola ricerca su Macchiarini, e capire perché io mi appassiono tanto alla cosa.
Faccia un po’ come crede.
A chi non capisce il senso delle parole e attribuisce agli altri sentimenti come “evidente disprezzo e risentimento”, io non ho niente da dire.
Per me, basta così.
perché è così difficile far passare un concetto semplicissimo? perché io che vengo qui a leggere questioni di metodologia giornalistica mi devo sorbire pipponi faziosi da fan di medici che non fanno il minimo sforzo per capire DI COSA si parla? perché c’è questo continuo, infantile bisogno di sentirsi chiamati in causa quando non lo si è? perché bisogna ridurre anche i discorsi più complessi e dalla prospettiva laterale a sciocchi schieramenti pro o contro tal dei tali?
con tutto il rispetto di circostanza per quel dottore, delle sue sorti non mi importa nulla in questa sede. ciò che è interessante invece è constatare la reiterazione delle dinamiche giornalistiche malate discusse anche nel saggio, e a questo punto verificarne la diffusione nelle dinamiche relazionali di chiunque, visti gli imbarazzanti interventi di questa signora che appartiene alla tifoseria del medico buono.
Perché una giornalista, che ha speso tempo e impegno a scavare in un sistema mafioso in cui un medico non “nonostante” ma “perché” è bravo e onesto viene boicottato e pubblicamente diffamato e pubblica quello che ha scoperto, deve essere attaccata ironizzando sulla sua competenza a giudicare il valore di una persona (in questo caso un medico, ma potrebbe essere un altro professionista di fama mondiale)? Il senso delle parole “Premiata ditta Gabanelli & figli” e parlare di “inchiestona” non è un’espressione di disprezzo? O almeno pesante ironia? Perché denunciare il fatto che i pazienti (sì i pazienti, quelli che hanno bisogno di un’operazione e non possono andare all’estero; agli altri cittadini, come lei e Fabio Viola, non interessa) abbiano perso l’opportunità di essere curati gratis deve essere considerata un’ arbitraria “decisione in proprio”? Io non voglio difendere qui Macchiarini, ma una giornalista che secondo me si è comportata in modo onesto. In quasi tutti i casi in cui ho letto articoli a proposito di vicende di cui avevo diretta conoscenza, mi sono resa conto che i fatti erano stati travisati se non addirittura falsificati. Questo è il primo caso in cui leggo un articolo che rispetta una realtà che conosco bene. E quello che Fabio chiama “pippone” è semplicemente un tentativo di spiegare che la vicenda della Giannini è una cosa molto grave (non per Macchiarini in sè ma perché dimostra quanto sia difficile combattere le spartizioni mafiose nelle università e negli ospedali).
Io non ho più niente da dirle. Forse gliel’ho già detto.
Chiara, scrivi: “…non credo che sia necessario essere esperti o essere andati a teatro a vederli per dire che Muti e Abbado siano dei grandissimi direttori…”.
Vero. Si può sempre parlare per sentito dire.
Oppure fidarsi del giudizio dei direttori dei grandi teatri mondiali, dei critici musicali e dei musicisti che hanno suonato con loro e dei colleghi direttori che ne parlano bene. Cioè di professionisti competenti. E che presumibilmente non si sono messi tutti d’accordo per raccontare balel alla gente (perché dovrebgero?). Nel campo dell’arte, poi, ci può essere una variabile di gusto individuale, nella scienza ci sono anche risultati misurabili. Quando un chirurgo inventa una tecnica operatoria che viene poi applicata da tutti gli altri perché funziona bene e diventa un classico (non è ancora il caso di Macchiarini, ma ci sono interventi utilizzati da decenni che portano il nome dei loro inventori)… è lecito pensare che sia bravo?