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«il paese dei…» (jacopo nacci su scrittori precari)
E qui c’è Jacopo Nacci su Scrittori precari, alla quindicesima puntata del suo scambio epistolare con Matteo Pascoletti (che aveva recensito qui, sulla Valigia blu, «Il paese del buoni e dei cattivi»).
[…] a una scrittura pervasa dall’eros, che sceglie non tanto di dimostrare la necessità dello spazio dialogico, della dialettica e dell’autonomia di giudizio, quanto di indicarli e valorizzarli in una condivisione emotiva – una comunicazione immediata dell’amore per la mediazione, e l’amore è anche tensione, e quindi separazione – mi sembra corrispondere anche un’implicita presa di posizione filosofica che pone la relazione con l’altro, l’appartenenza o l’esclusione alla base del sistema.
La scelta strategica è coerente: la pancia si smonta con la logica, ma la logica deve divenire oggetto di una passione condivisa.
La retorica infiamma le passioni, e la narrazione è un’educazione sentimentale.
Alla retorica della semplificazione, Federica Sgaggio oppone la retorica della complessità.
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