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pinocchi rabbiosi che aspettano mandrake
Quello che mi fa impressione è questo bisogno di «capo» che abbiamo.
In un titolo del genere c’è tutta la soddisfazione di chi immagina che sia finalmente arrivato il giorno della vendetta.
È l’ora di Mandrake. Lui metterà tutti sotto esame, e il primo che scoprirà aver sgarrato, ah, cari miei, saranno guai per tutti.
Mi domando perché abbiamo bisogno di letture così brutali e semplificate dell’esistente anche quando stiamo parlando da un giornale di opposizione, e di un uomo che – come Pisapia – si colloca a sinistra.
Il fatto è che probabilmente la sinistra ha bisogno dei capi, dei «raddrizza-gambe-ai-cani» esattamente come la destra e i berlusconiani.
La logica del condottiero ci ha colonizzato l’anima.
Ed è peraltro espressione della stessa ferocia che io leggo nei commenti a quella pagina Facebook-blog che si chiama «I segreti della casta di Montecitorio» (link: qui e qui).
I politici son «schifosi», «bastardi», rubano i «nostri soldi».
Praticamente, un’ondata di indignazione che lascerebbe quasi pensare che alle urne siamo tutti andati con la pistola puntata alla tempia e uno che ci diceva «o voti quello lì o ti uccido».
No, mi si dirà: la verità è che son tutti uguali. Destra, centro, sinistra, non c’è differenza.
Ecco.
Meraviglioso.
Che gran servizio rendiamo alla politica.
No.
Non sono tutti uguali.
C’è chi non lo è.
Se davvero tutti fossero uguali la soluzione sarebbe la monarchia.
Pensa che bello se potessimo avere un bravo re, onesto e ricco di suo, che «mette tutti i manager sotto esame» e controlla tutto personalmente, altro che deleghe.
Il capo, vogliamo.
Papà, aiutaci tu.
Babbo, vieni a soccorrerci.
Siamo dei Pinocchi furiosi e incivili, con gli occhi iniettati di sangue, terrorizzati che chiunque ci porti via la roba.
Che schifo di Paese.
C’entra, secondo me, che spesso la politica non è pensata come “l’amministrazione della cosa pubblica” ma come contrapposizione tra idee e persone diverse. In quest’ottica la politica coincide con la discussione politica. Il buon politico quindi è colui che “sa parlare”, cioè colui che si contrappone meglio; non colui che dimostra di saper agire nel bene e nell’interesse dei suoi elettori. E, sempre secondo me, quest’idea è privilegio di chi può permettersi di considerare la politica come un incontro di boxe perché sa che in fondo può cavarsela da sé, dell’individualista. La casta include anche tutti questi cittadini, e penso siano milioni.
La casta è una donna particolarmente attenta all’utilizzo del suo corpo, sia in termini sessuali, che morali. La casta è stanca di essere confusa con ometti pelosi sotto le camicine senzastagione. La casta non è stata lì a preservare il suo corpo ed a tenere sgombra la sua anima dal peccato per finire poi additata come la rovina dell’italia. La casta vuole di più. Vuole ordine e disciplina ovunque. Vuole depilazioni morigerate. Vuole bocche pulite e denti a posto. La casta veste di bianco e rosa, la casta lampeggia sotto il sole di luglio. La casta è quella che vogliamo, ma lei non ci sta. Così ci arrabbiamo e schiumiamo e spingiamo l’aria nei cunicoli dei cervelli, dando la caccia ai pensieri e spazzandoli via…….