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il paese dei buoni e dei cattivi
Allora.
C’è una tipa che ha scritto una cosa che uscirà tipo a settembre per una casa editrice che si chiama minimum fax.
E c’è un tipo che ha scritto in un posto una cosa su questa cosa che ha scritto questa tipa.
La tipa sono io.
Il tipo è un giornalista che si chiama Davide Casati.
Il posto si chiama Gq.com (anche se l’url è diversa).
La cosa che ho fatto io è ciò di cui si parla qui.
Quante storie, eh, per fare quella che non se la tira.
Uff.
Gente sensibile alla cronaca nera: il giovane Leopardi 😀
http://www.interbooks.eu/poesia/ottocento/giacomoleopardi/nellamortediunadonnafattatrucidarecolsuoportatodalcorruttore.html
😉
Questa intervista mi fa ripensare a quei meccanismi di cui parla Orlando in “Due letture freudiane. Fedra e il Misantropo” e “per una teoria freudiana della letteratura” (in particolare nel primo), dove il testo, soprattutto nella sua rappresentazione teatrale, ha la capacità di parlare di contenuti che normalmente noi reprimiamo (parla di represso, in luogo di rimosso, poiché il represso attiene di più alla sfera sociale, come del resto la letteratura), e di farlo attraverso la finzione. Così nel teatro, nella tragedia, e dunque nei testi tragici, noi vediamo la forma di pulsioni che in qualche modo appartengono alla natura umana, ma in un contesto che è protetto, poiché riguarda qualcun altro, non noi (diverso sarebbe se vedessimo una tragedia incentrata sulla nostra storia, dunque).
Ecco, ciò che è terribile di questa informazione è che applica una versione perversa di questa dinamica, poiché abbiamo la storia vera, che ci parla di cose a noi vicine (morte, rabbia, violenza, vicini, famiglia, ecc.), ma scaricando il peso del negativo sul mostro ci rende immuni, e ci fa sentire migliori. Mentre se fossero personaggi mitici, o di fantasia, noi non potremmo essere investiti da questo senso falso di superiorità e innocenza, poiché i paragoni avrebbero poco senso.
Per cui, rispetto alla tragedia, sui media questo trattamento agisce per renderci aliene questo tipo di pulsioni, queste sensazioni pre-razionali, perché alla fine, se le sentiamo, se riusciamo a stabilire una connessione emotiva, o se quelle vicende toccano qualcosa dentro di noi, si può dire che sia colpa dell’orco cattivo, e non sia una semplice dinamica connessa alla capacità umana di sentire.
Ecco, magari questa cosa te la dovevo dire prima che tu scrivessi il libro, ma mica ce lo sapevo che lo stavi scrivendo 😀
Se vuoi approfondire, ti consigli il primo libro citato, perché la parte iniziale è ben schematizzata, e quando poi passa all’analisi dei testi questo schema viene applicato in concreto sul linguaggio delle due opere.
Nel libro ci sono più cose di quelle riportate nell’intervista, e la fettina di Tac che ho scelto è quella giornalistica.
Grazie, approfondirò senz’altro!
Corrispondenze…sto preparando la mia tesi su una ocsa simile…non vedo l’ora di leggerti…
Grazie, Josephine!