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caffè, vaniglia e curiosità
Nera. Nera, ma non troppo.
La madre era scozzese: abbastanza per non essere, lei figlia, né bianca né nera.
Ah.
Era scozzese e mormona.
Il padre è africano.
Discriminata?
Sì, forse.
Il fatto è che è anche stata adottata.
Da una coppia di bianchi scozzesi.
No.
Da una coppia di bianchi scozzesi comunisti che a Natale le facevano scrivere i biglietti di auguri ai detenuti del Sudafrica.
Potrebbe bastare, come esperimento di immersione nella – come potrei dire? – diversità.
E invece no.
Jackie Kay è anche lesbica.
Che peccato, ti vien da dire, che una così interessante e brillante non abbia un figlio.
Ecco.
Ce l’ha.
Il suo reading e le domande che ne sono seguite, stamattina, sono state la cosa più bella dell’intero festival di Listowel.
Lei è bravissima, scoppiettante.
Ha voluto incontrare il padre – ha scritto nel suo romanzo Red dust road – scoprendolo nigeriano cristiano rinato. La prima cosa che le ha chiesto è stata «…e dimmi un po’. La tua vita sessuale?».
«Sono lesbica».
«E dimmi: chi fa il maschio?».
«Oh, beh…».
Almeno – dice lei – non si era scandalizzato.
E lui: «Beh, la bibbia parla degli omosessuali maschi: delle femmine mica dice niente».
La sua lettura è stata bellissima; lei è splendida.
Deliziosa anche Cathy Kelly, ultimo appuntamento – abbiamo deciso – del nostro festival di Listowel.
Prima che scrittrice è stata giornalista, e direi che si vede.
Rapida, veloce, dritta al punto.
Una che sa come tenere un’audience, e per giunta è bionda.
Spiritosa – meno impetuosa (grazie, Francesca: non mi veniva la parola) di Jackie – ma carina, gentile e interessante, e con due bambini al seguito.
Il suo ultimo libro – Homecoming – tratta del ritorno di una donna alla natia Dublino.
La copertina è tutta farfalline dorate e cieli blu.
Chick-lit?
Forse, boh.
Ma la donna che ritorna, la protagonista, ha ottantatré anni. Abbastanza per non essere definita una pollastrella, apparentemente.
E comunque è finita che i libri li ho presi tutti e due.
Va a finire sempre così.
Non riuscirò mai a leggere tutto quel che compro.
Postilla.
Ho sentito verso di me una grande curiosità, qui a Listowel.
Gente che chiedeva notizie di me, del luogo da cui vengo, di quel che faccio.
Penso che la curiosità – e forse l’interesse verso le persone e le storie – sia ciò che degli irlandesi (se generalizzare ha senso) mi piace di più.
Storie, storie, storie.
Sì.
Tutti siamo storie da raccontare.
Perché mai, allora, non chiedere? Non informarsi l’uno dell’altro?
La risposta italiana (anche qui: se generalizzare ha senso, e anche questa è una bella questione mica da poco…) potrebbe essere questa: perché delle storie degli altri non mi interessa un ca@@o.
è che le storie vengono meglio se c’è qualcuno che le racconta e qualcuno che ascolta e se c’è affetto nel raccontare di qualcun altro, se nel raccontarne ti brillano gli occhi un po’, mica tanto, ma un po’ sì, e siamo storie dove le cose che succedono purtroppo preferiamo rapidamente ascriverle a ‘ragioni dell’accadere’, e così sistemiamo tutti e diventa banale un lutto, un matrimonio, un tradimento, un accensione dei sensi e disperdiamo quella ricchezza infinita che sono le storie nel loro costruirsi, in quell’accadere che è lì, dove noi siamo, ed un secondo dopo non c’è più e se qualcuno non lo racconta -se noi non ce lo raccontiamo, se noi non ci ascoltiamo- ecco che non c’è più, che finisce nell’immenso universale deposito degli eventi smarriti, dove magari qualche fantasioso narratore ci capita, ma dove ormai ciascuna cosa successa è opaca, smunta, magrolina, pallidina. guardate in faccia le persone che incontrate e guardatevi intorno mentre parlate, ascoltate i suoni e mescolateli a piacere, godetevi la pelle che si scopre per l’estate ed uno starnuto in fondo al vagone, lo sguardo annoiato di chi vi ascolta e ridete forte dentro quando si allontana da voi con una scusa e continuate a guardarla per farla imbarazzare, ma felici, che il suo imbarazzo diventi un fremito anche per lei, un brivido innocuo che la farà sentire viva, un momento e poi se ne va, è così, è giusto.
v
ps – anche io ho avuto a che fare con molti libri
http://caffeletterario-bologna.blogautore.repubblica.it/
Bella cosa quella del caffè letterario!
Grazie di questo commento, e degli altri, anche.