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rikalifiha ffirànze, lui: solo hose fihe
Ed ecco – da qui – l’ultima decisione di Renzi, sindaco di Firenze incredibilmente eletto nelle file del Pd:
Niente nuovi kebab. Ma anche niente nuovi fast food. Un colpo ai locali etnici ma anche uno ai grossi store dell’«alimentazione spazzatura» che dagli anni ’90 hanno invaso l’area dentro la cerchia dei viali. È l’operazione «qualità» scritta nella delibera approvata martedì scorso dalla giunta Renzi.
Un atto che non prevede solo lo stop alle nuove aperture nell’area Unesco all’interno della cerchia dei viali di strutture alimentari di bassa qualità che lavorano solo con il precotto e il surgelato (dunque i kebab) e il divieto di installare distributori automatici di bevande e pastasciutte ma anche un «niet» a nuovi food come il Mc Donald’s.
Il giornale la chiama, evidentemente aderendo fino in fondo allo spirito dell’iniziativa, «operazione qualità».
Io, però, mi domando che idea di decoro e che idea di vita esista dietro l’intenzione della giunta di Renzi.
La vita, oggi, è fatta così. Ci sono i fast-food e ci sono i negozi che vendono kebab.
Un kebab costa poco, un panino da McDonald’s meno di una pizza.
Sarà anche «cibo spazzatura», ma pretendere di lustrare il centro storico della città con una mano di tinta color passato è un’operazione sintetica e finta uguale uguale ai cibi di McDonald’s.
Ed è anche un’operazione esclusiva e ideologica.
In centro c’è spazio solo per le cose assai fichette, il resto se ne deve andare.
Le cose fichette, però, costano.
Sicché, l’operazione del rottamatore Renzi – l’uomo che rikalifica, lui – finisce per favorire i commercianti, i cittadini e i visitatori con la erre moscia, per capirci.
Io non credo che reggere l’impatto con la modernità si possa scambiare con l’imposizione di nuove ortodossie per pochi.
Non è bello, certo, che i centri storici diventino location di feste della birra.
Ma non è neanche bello che siano accessibili solo a chi ha il denaro. E gli altri, che ci camminino pure, ma non si fermino, per cortesia.
Ché questo non è un posto per poveri.
Credo si dica “rigualifiha” dacché in certuni, nel fiorentino, la “q” diventa “g”. Classico esempio: ho un amico clochard senza fissa dimora (nel senso che dorme a Campo di Marte) che, quando mi scrive un sms, mi scrive “guasi” anziché “quasi”. E io non lo correggo.
Oppure, potrebbe anche che qualcuno pronunci così: rikalifiha, accentuando la durezza del suono “qu”. Per es. in molti “anziani” sento spesso dire: «ndò tu lavori a skola, Luha?»
Grazie, Luca.
Correggo subito.
Grazie mille.
Col cuore mi sentirei di darti ragione. Senonché: questo non è bello, quello non è bello. E allora come facciamo? Ci rassegniamo alle feste della birra? Non ho risposte, se non che quando vado a Firenze, mangio un panino col lampredotto (delizia locale economicissima e, immagino, gradita al sindaho).
😉
Non so.
Né feste della birra dove si rutta e si scoreggia né salotto borghesuccio dove si accede col vestito buono?
Un luogo dove più che il commercio ha senso il suo ruolo di sito comune, pubblico?