il «no» dalla fossa delle marianne dell’anima

Ci sono momenti in cui l’amarezza è proprio densa, pesante, oleosa.
Ti sembra di essere prigioniera di una specie di liquido vischioso trasparente: solo tu senti quanto ti vincola, quanto ti stringe i movimenti.
Da fuori sembra tutto normale.
Tutti siamo abituati a pensare che chiunque abbia fra i suoi doveri scontati l’obbligo di barcamenarsi nella sua personale melma trasparente.

E poi, quando questo fluido appiccicaticcio diventa come un filamento spesso, elastico e gommoso che ti si avvolge attorno alla gola tu ti accorgi, all’improvviso, e con quale sorpresa, che se lui ti sta soffocando tu non devi usare le mani per liberarti.
Se usi le mani vince lui, perché è trasparente, e tu non lo vedi. Lo senti soltanto.

Scopri che in gola ti sale un «no» che arriva dalle profondità del corpo.
Non dai piedi, no.
Dalla fossa delle Marianne della tua anima.

Ogni anima ha la sua fossa delle Marianne.
Dalla mia è uscito un «no» che era così forte, solido, vibrante, serio, complesso, articolato, da non poter essere ignorato.
Un «no» a che della mia vita decida qualcun altro.
Un «no» a che i miei progetti piccolini, faticosamente costruiti accantonando un granello di sabbia accanto all’altro, possano cadere preda delle mani noncuranti e stupidamente perfide di chi non capisce il senso della mia vita.

Un «no» a che qualcuno, chiunque, possa disporre di me, che ho impiegato così tanti anni a meritarmi la mia faccia. Che è bella, per dio. E io lo so, lo vedo, lo sento. Ed è bella non perché è bella, ma perché ha senso, mi corrisponde, c’entra con me, mi riguarda.
Un «no» a che qualcuno, chiunque, stabilisca al posto mio le mie priorità.
A che qualcuno calpesti l’amore più grande, totale e assoluto che ho: quello per mio figlio, che ha bisogno di me. Che mi chiede di esserci perché ha delle cose da dirmi, da chiedermi, da raccontarmi. Mi vuole accarezzare le mani e i capelli come Marco e io abbiamo fatto con lui da sempre. Mi dà i baci sulla guancia e mi dice che sono una mamma morbida.

No.
Stavolta la Sgaggio è assente.
Chiamate, chiamate pure.
La Sgaggio non c’è.
Se n’è andata.
La Sgaggio non la vuole, quella cosa vischiosa.
La Sgaggio sa che alla fine si muore, e non può nemmeno pensare di vedersi sfiorire agli ordini di qualcuno.

Ciao, carnefici.
Ciao, bastardi.
Ciao, figli di puttana.
Ciao, vermi schifosi che pensate di possedere il mondo solo perché siete i servi di qualcuno.
La Sgaggio non c’è.
Se n’è andata.
È uscita dalla vostra giurisdizione.
E con biblica serenità vi augura ogni male.
Ogni. Veramente ogni flagello.

Io ho due amori grandi.
E questo è tutto.