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fiumi da riassorbire
Come si fa quando si capisce che non c’è modo di comunicare con qualcuno?
Che resistenze, differenze e paure rendono impossibile la chiarezza (ma anche un qualunque spaesamento che avvicina, di quelli in cui per non perdersi ci si tiene per mano) e chiudono le porte?
Che esistono persone dotate di dispositivi speciali, capaci di abbassare la temperatura e l’intensità emotiva delle comunicazioni?
Che c’è tutto un fiume che scorre sotto ma quel fiume non potrà mai far vedere la sua acqua, e forse neanche far sentire il suo rumore?
Penso che ci sia una sola strada: asciugare il fiume.
Se il «sopra» è impraticabile, rendere permeabile il «sotto».
Riassorbire.
Tanto più che l’acqua che non può scorrere libera, all’aria, è acqua piena di scorie e di detriti che non si possono dire.
È brutto capire che tentare di dire non ha senso. Ha qualcosa di paragonabile a un lutto. È una perdita, un faticoso disinvestimento.
Però è una cosa che va accettata.
Come diceva mia nonna, chi è nato tondo non può diventare quadro.
Pazienza.
Il mondo è pieno di tondi.
Magari proprio «pieno» no, ecco.
Ma se ne trovano.
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