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via di qui, che muoiano altrove
++ ALEMANNO,VIA DA ROMA MALEDETTI CAMPI ABUSIVI ++
(ANSA) – ROMA, 6 FEB – «Via da Roma maledetti campi abusivi». Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno arrivando alla baraccopoli di Tor Fiscale, dove sono morti carbonizzati quattro bambini.
Questo take è arrivato alle 22.34.
Secondo lui, portando altrove i campi nomadi abusivi i bambini smettono di morire.
O forse a lui basta che non muoiano a Roma.
Che abbiano la decenza di scegliere qualunque altro posto, e non la sua città, come sede in cui mutare la loro natura di bambini in quella di cadaveri.
La sequenza delle Anse è agghiacciante.
Prima quella riportata qui sopra, sui «maledetti campi abusivi».
Poi questa che segue, uno splendido attacco populista alla «maledetta burocrazia», e niente autocritica per l’amor di dio, ché l’autocritica fa malissimo alle coronarie. Basterebbe anche una contestualizzazione nella quale non si figuri solo e soltanto come vittime della perfidia o dell’ignavia altrui, eh. In subordine.
++ INCENDIO CAMPO ROM:ALEMANNO, COLPA MALEDETTA BUROCRAZIA ++
(ANSA) – ROMA, 6 FEB – «Queste burocrazie maledette che hanno bloccato il nostro piano nomadi hanno prodotto questo effetto». Lo ha detto il sindaco Gianni Alemanno arrivando a Roma alla baraccopoli di Tor Fiscale, dove sono morti carbonizzati quattro bambini.
Solo dopo, alle 22.49, una fottuta parola sul fatto che quattro bambini, quattro piccoli bipedi che hanno questa colpa immane di abitare in un campo abusivo, di essere cuccioli di un’umanità residuale, reietta, sono morti bruciati, carbonizzati, tra le fiamme, nel dolore.
Significativamente, l’Ansa questa volta non «crocetta».
BIMBI MORTI ROMA: ALEMANNO, È TRAGEDIA TERRIBILE PER CITTÀ
DA NOI LANCIATO ALLARME SU PERICOLO CAMPI ABUSIVI
(ANSA) – ROMA, 6 FEB – «È una tragedia veramente terribile per la nostra città». Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno, accorso alla baraccopoli dei nomadi di Tor Fiscale, dove stasera sono morti quattro bambini carbonizzati. «È la tragedia di questi maledetti campi abusivi – ha continuato – noi avevamo lanciato l’allarme molte volte perchè sono pericolosissimi».
Naturalmente, questa gente se la va a cercare, eh.
E non è che ci sia da credere che questa ricostruzione sia frutto del malanimo di qualcuno. No. Sono gli stessi familiari («alcuni». Niente nomi né cognomi: non servono) che dicono che i bambini erano soli.
Non è razzismo, insomma: è scrupolo cronistico. E che qualcuno mi spieghi, se può, se io sbaglio nel credere che morire tra le fiamme senza svegliarsi per il dolore, come l’Ansa sembra suggerire (così siamo tutti meno presi dall’orrore, forse; così pensiamo beh, in fondo non hanno sofferto), sia impossibile; a meno che non si sia rimasti privi di senso a causa, magari, del gas.
BIMBI MORTI ROMA: LASCIATI SOLI, DORMIVANO
(ANSA) – ROMA, 6 FEB – Sarebbero morti nel sonno i quattro bambini rom rimasti carbonizzati nell’incendio in un insediamento abusivo a Roma. Lo hanno riferito alcuni familiari che si trovano sul posto. Secondo una prima ricostruzione fatta dagli abitanti del campo, i bimbi erano stati lasciati soli mentre dormivano: la madre si era allontanata per comprare del cibo in un fast food e una zia era andata a prendere acqua.
Ma per fortuna il sindaco, che è «accorso», ha le idee chiare.
++ BIMBI MORTI:SINDACO,CHIEDERÒA GOVERNO POTERI SPECIALI ++
<(ANSA) – ROMA, 6 FEB – «Domani chiederò, urlando, al governo poteri speciali per gli insediamenti dei rom». Lo ha detto il sindaco Gianni Alemanno accorso alla baraccopoli di Tor Fiscale, dove stasera sono morti quattro bambini.
La madre, invece, è ancora confusa.
Lo resterà per sempre (e non avrà nessuno a cui chiedere poteri speciali):
BIMBI MORTI ROMA:MADRE VITTIME,VOGLIO RESTARE CON MIEI FIGLI
(ANSA) – ROMA, 6 FEB – «Non voglio andare via, voglio restare qui con i miei figli». Lo ha urlato in lacrime la madre dei bimbi morti nell’insediamento rom a Roma.
Potrà sempre consolarsi prendendosela, oltre che con la maledetta burocrazia, anche con la Soprintendenza.
BIMBI MORTI ROMA: SINDACO, SOVRINTENDENZA BLOCCÒ LAVORI ’PER NUOVO CAMPO ALLA BARBUTA, TROVARONO NON SO CHE TOMBÀ
(ANSA) – ROMA, 6 FEB – «È colpa anche della sovrintendenza che bloccò i lavori alla Barbuta perchè trovò non so che tomba». Il sindaco Gianni Alemanno, accorso alla baraccopoli di romeni sull’Appia, dove stasera sono morti quattro bambini carbonizzati, attacca anche la sovrintendenza.
Il sindaco ha ricordato che la sua amministrazione aveva deciso di ampliare il campo della Barbuta, un insediamento regolare. Ci fu però un ricorso al Tar del Comune di Ciampino, e la soprintendenza avanzò alcune riserve per la presenza di reperti archeologici. «Purtroppo ci troviamo di fronte impedimenti burocratici che ci rallentano nella costruzione di campi regolari», ha aggiunto il sindaco.
uno degli effetti dell’eccesso di notizie, messaggi, comunicazioni, agenzie, lanci, foglietti, email, newsletter, e così, via, all’infinito, è che ognuno si accumula sull’altro, togliendoci il respiro. Nel colpo di respiro il tempo prende un ritmo ed in quel ritmo si possono mettere pensieri ed emozioni. Noi ci siamo abituati a ‘sentire’ ciò che accade sotto forma di opinione o commento o individuazione del colpevole. Non c’è stato e non ci sarà tempo per soffrire per quei quattro bambini. La loro morte è già sepolta da dichiarazioni, giustificazioni, accuse, illazioni, semplificazioni. Ciascuno -bello e vivo- prende il loro posto e sollecita la santa audience. Che non ha tempo per dolersi: deve commentare le parole di Alemanno (è razzista? è razionale? ha ragione? è un avvoltoio? è saggio? e l’altro cosa dice? ed il papa? e silvio?) ed ascoltare i commenti alle parole ed i commenti ai commenti; deve rapidamente avvolgere il tutto con la rigida carta d’alluminio del pregiudizio e del prepercepito: sò zingari, l’avevano lasciati soli per andà a rubbà, stanno a vive coi sorci e nun vanno a lavorà, e che cazzo fai quattro fiji se poi nu je guardi. Inscatolare il dolore, rimpicciolirlo, ridimensionarlo. Mentire, magari, ma guai ad aspettare, ad abbassare lo sguardo, a stare fermi, a guardare negli occhi la madre o il padre. Guai a rimandare le dichiarazioni.
ma dove cazzo andrà tutto quel dolore inutile, tutte quelle grida, tutto quel fumo, tutto quel correre coi secchi (ma tanto l’acqua in quel campo non c’è…).
Ma noi siamo bravi, abbiamo la giornata della memoria: dei fuochi e dei morti si parla tranquillamente, lontani nel tempo e nei luoghi. E poi c’è pure il buffet.
vittorio
Sì, è proprio così.
Le storie vere, la carne vera, mica interessa a qualcuno.
È orrendo.
Eppure raccontare le cose rispettando le storie è possibile.
sì, ci credo anche io. fra le poche cose in cui credo è nel potere delle parole messe in fila, collegate fra loro, ma anche fratturate e inconciliabili. funzionano, in un modo che non è solo strumentale, e producono effetti. Ma credo anche nel mescolarsi delle parole debba trovare spazio e legittimità anche il silenzio, la pausa, il vuoto, l’attesa. mica solo tempo per ragionare. no, proprio tempo vuoto di parole, sospeso per dare spazio e tempo (soprattutto) a quel fondo (e superficie) che siamo, spugne di carne e parole.
grazie Federica, v
Grazie a te, Vittorio.
Io penso che ai giornalisti non sia consentito il lusso del silenzio, poiché hanno il dovere professionale di raccontare. Però è loro consentito scegliere le parole, e i nessi. Dopodiché, non mi sfugge che i tempi son stretti e l’organizzazione del lavoro delirante.
Però…