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moccia e altre iatture
Sono a casa da nemmeno 24 ore, e Moccia che scrive una lettera alla ragazzina trovata morta, Yara Gambirasio, mi fa desiderare l’espatrio semi-permanente.
Spero di trovarne online, domani, il testo integrale. Mi interessa vedere a qual segno riesca a spingersi l’essere.
E poi le teorie fasciste di Berlusconi sulla scuola; il sindaco di Villafranca di Verona che, entrando in una riunione sindacale dei dipendenti comunali alla quale teoricamente non era ammesso, si arrabbia perché si parla di aumenti di stipendi mentre il Paese è in crisi (oh, mirabile esempio di catoniana sobrietà) e caccia fuori – caccia fuori – i delegati sindacali come se fosse il padrone moralista di uno stabilimento di tondini del secolo scorso (se nel secolo scorso facevano i tondini, non so…); e gli sms delle ragazze che andavano – vanno? – ad Arcore mi fanno venire i brividi.
E pensare che quando se ne andrà sarà peggio…
Nessuno potrà dire eh, quella legge è fatta apposta per lui, e quindi riusciranno a far approvare tutto in un mese, dalla separazione delle carriere in magistratura alla privatizzazione della sanità, all’abolizione del contratto nazionale di lavoro…
Preferirei essere ottimista.
Ciao. Puoi trovare il testo della lettera qui:
http://www.giornalettismo.com/archives/115593/povera-yara-dopo-la-morte-le-tocca-anche-moccia/
(e naturalmente non sono Leopardi :-))
Grazie, Giacomo.
Leopardi, no?
😉
sarebbe da rimanere sospesi nel volare tra un posto e l’altro o all’alba sugli appennini, che poi piombi nelle pianure ed alla radio mi leggono Moccia ed il commento del giornalista: sarebbe il caso che i lucchetti li mettessero a certi articoli, in effetti non riuscivo a stare seduto a guidare. mi sono messo nei panni dei genitori. se mi capitasse una lettera così un po’ piangerei. un po’ piangerei dando forti schiaffoni a Moccia. Mica per punirlo. così, per sentirmi vivo e diverso.
toccherà tornare sulle montagne, mi sa.
v
non voglio commentare questa lettera che e’ davvero al di la’ del commentabile. Ma gia’ soltanto il modo in cui i giornali (almeno le edizioni online) riportano notizie di questo genere mi fa molta rabbia, e venire voglia di scrivere lettere di protesta. Dal nominare le vittime o i presunti assassini nei titoli o negli articoli col nome proprio (un uso che ormai nessuno contesta, e che trovo completamente deprecabile), all’espressione “giallo” (“un giallo che dura da Novembre”, si leggeva sul Corriere di ieri).
Non capisco tutto questo accanimento contro Moccia. Lui, poveretto, scrive di quello che sa e vede secondo la sua prospettiva e i suoi mezzi, e per farlo si serve dello stile nel quale è capace di scrivere. Punto.
La vergogna è delle testate che in certe occasioni vanno a cercare proprio lui, il Moccia, sapendo che la sua prospettiva e il suo stile sembrano fatti apposta per dare voce alle parole che una parte cospicua dei lettori si aspetta di leggere; e, a monte, degli editori che non solo pubblicano i suoi libri ma gliene commissionano altri.
Daniela, certo che la colpa è primariamente di chi commissiona certi pezzi.
Ma se uno, poi, accetta e scrive quel che ha scritto Moccia io mi riservo il diritto di pensare che:
– non era affatto obbligato ad accettare;
– non era affatto obbligato a scrivere quel che ha scritto;
– quel che ha scritto sia inqualificabile.
Non mi sono spiegata bene. Scrivendo ‘quel poveretto scrive di quello che sa e vede secondo la sua prospettiva e i suoi mezzi’ intendevo appunto delineare i tratti essenziali del personaggio Moccia e quindi negargli anche il senso critico e la coscienza indispensabili per agire secondo i tre punti che ricordi tu.