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libri da non perdere
Il tema della lezione di oggi, al corso, erano gli obituaries.
Dice: che allegria.
In effetti un po’ tristanzuolo, sì.
Voglio comprarmi la raccolta degli obituaries del Guardian.
Stasera (cavoli, in Italia è passata la mezzanotte) ne abbiamo letti un po’, e ne è valsa la pena.
A parte la funzione di ricostruzione sociologica, è veramente curioso che sia un genere giornalistico a sé stante, con le sue regole – simili a quelle dei profiles, in effetti – e il suo zoccolo duro di appassionati lettori.
Ah. Non sono i nostri necrologi piccolini dei giornali. Sono paginate dedicate a gente che ha un suo perché, della quale viene raccontata la vita.
Migliaia di parole. Altro che i nostri coccodrilli.
Abbiam letto l’obit della principessa Diana, di Beckett, di Frank Sinatra.
Non vorrei parer macabra, ma che belli.
Le mie 500 parole sul perché Berlusconi è ancora al potere sono state definite un grido di dolore.
Mi consola saper esprimere sentimenti in un’altra lingua.
Qui votano a giorni, e gli slogan sono patetici come da noi.
E questo, per la verità, non so se è consolante.
Bello, invece, il primo libro del nordirlandese John Lynch, che sto leggendo adesso.
Si intitola Torn Water.
Il confine e l’alterità.
La morte, la degradazione e il degrado.
La gioventù e la solitudine.
La madre-matrigna in carne e ossa e la madre-matrigna Irlanda.
This is the way it has always been. Ireland needs our blood to breathe, she need our bodies to hold on to herself.
Credo che mi piacerà.
Forse addirittura come il suo secondo, Falling Out of Heaven, che è meraviglioso, e per l’Irish Independent
is the next step on this exploration of masculinity and what it costs to be a man.
Già. Quanto costa essere un uomo.
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