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Niente Dublino, questa settimana.
L’A4 è stata chiusa per un incidente terribile che ha fatto un morto e più di una decina di feriti, e così non sono riuscita ad arrivare all’aeroporto.
L’aeroporto di Bergamo – allegro, moderno, confortevole e pulito come la stazione delle corriere di un paese padano con meno di seicento abitanti in una notte di novembre – si conferma una maledizione: sempre a causa del traffico o di un incidente, questo è il terzo aereo che perdo.
I primi due erano entrambi diretti a Bruxelles, uno la mattina e uno quella stessa sera: avevo acquistato a prezzo mostruoso un nuovo biglietto dopo aver visto decollare l’aereo nel quale sarei dovuta essere.
La mattina successiva riuscii a partire. Sono ostinata.
Nelle cose inattese, però, spesso c’è qualcosa di buono.
E così, al di là del disappunto, mi sono ritrovata con una mezza mattinata libera.
Sono andata in pasticceria e in un paio di negozi carini.
Potrò accompagnare io Giovanni dall’ortodonzista che dovrà mostrargli l’apparecchio e spiegargli come e quanto dev’essere portato.
Pranzerò come si deve (pasta e patate), cosa che non succede mai.
Già l’ho accennato su Facebook; lo ripeto qui.
Ieri sera ho incontrato un collega che non sa niente del corso che sto seguendo a Dublino, ma conosce la mia passione per l’Irlanda, che egli stesso dice di condividere.
«Allora», mi dice: «quando parti per l’Irlanda?».
«Domattina», rispondo.
«Oh, che invidia!», dice lui.
«Piano, eh!», gli dico io. «Niente invidia! Puoi andarci quando vuoi anche tu».
«Tranquilla», fa. «Non ti preoccupare: io non porto sfiga!».
Non voglio sapere chi avevano incontrato ieri sera le persone che si sono ritrovate coinvolte nell’incidente di stamattina.
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