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Al controllo documenti, poco fa all’aeroporto di Dublino, il poliziotto che ha preso la mia carta d’identità mi ha guardato, e ridandomi il documento ha detto con una sua arietta simpatica «gradzie, Frederica».
In aereo c’era un bambino o una bambina, non so, che non ha fatto che urlare dal decollo all’atterraggio come se lo/la stessero squartando.
Era grandicello, o grandicella. Parlava già, e bene. Anzi: strillava.
Mi domandavo se anche Giovanni faceva così, quand’era piccolo.
Mi pare di ricordare che no.
Mi pare di ricordare che se l’abbracciavo si calmava. Che se gli leggevo una cosa si lasciava rapire. Che se gli davo una cosetta con cui giocare giocava.
Non piove, ma il cielo è fitto di nuvole a più piani.
Quando si allarga un po’ lo strato più basso affiora quello più alto.
Sono contenta di essere tornata qui.
L’aria è perfino tiepida.
Ah. Sono in pullman.
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