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nauseante moralismo
Nella vita non c’è solo m****.
Ci sono anche momenti fortunati in cui ci si può permettere il lusso di trascurare le connessioni neuronali.
Ci son momenti in cui la musica delle parole altrui non ha alcun bisogno delle sottolineature di qualcun altro.
Son bei momenti.
C’è forse bisogno di dire che è morto un uomo?
C’è forse bisogno di commentare che pare appena eccessivo sovraordinare la funzione sociale e la correttezza morale del protettore a quella dell’istituzione?
C’è forse bisogno di dire che l’allusione ai soldi c’entra come il parmigiano reggiano a scaglie sopra un babà alla crema?
Occorre dire che forse forse il problema non è «avere voglia di vedere una donna nuda»? (Uomini di certo no, in effetti, perché se sono quelli di cui si parla, beh, essi sono certamente laidi, cadenti, allentati, flaccidi, vecchi e nauseanti…)
No.
No che non ce n’è bisogno, eccheddiamine.
Da un organo di stampa che si chiama il Giornale e per ragioni sconosciute ha la maiuscola.
È morto Silvio Berlusconi.
Morto davvero, scivolando in un dirupo sulle montagne del Comasco.
Fini e Bersani hanno però dovuto strozzare in gola l’urlo di gioia. Non era lui, solo un omonimo.
Riposti i calici, i due sono tornati a concentrarsi sull’altra notizia del giorno.
(…)
La Procura di Milano sta violentando giovani ragazze molto più di quanto qualsiasi protettore possa fare con qualsiasi escort.
E lo fa spendendo i nostri soldi, gli stessi che la giustizia dovrebbe usare per dare la caccia ai rapinatori che entrano nelle nostre case, agli spacciatori che offrono droga ai nostri figli fuori da scuola.
Se vogliono vedere una donna nuda, che vadano (cosa che sicuramente già fanno) in un sexy-shop e paghino con i loro di euro.
Grazie a Christian-con-l’haccah-Delorenzo per la segnalazione.
Eh, Fede. Anzi: Fedeh. Così non si corre il rischio di confondersi con omografi.
A proprosito di omo-. Omonimi, in questo caso, non altro: il Silvio Berlusconi che è morto era un operaio del comasco, diventato celebre per l’ominimia. E il Giornale ci ha ricamato sopra con il buon gusto che lo caratterizza.
Ma non solo. Sempre il Giornale (che da qualche giorno a questa parte spara le sue cartucce migliori) ci ha regalato un altro momento di altissimo giornalismo. Con un editoriale di Sgarbi sulla laurea honoris causa di Saviano: http://www.ilgiornale.it/interni/vittorio_sgarbi/23-01-2011/articolo-id=501203-page=0-comments=1.
Non starò a sottolineare (le parole parlano da sé, e fin troppo) quanto gli argomenti di Sgarbi cerchino di giustificare l’ingiustificabile autorità invocando un fasullo principio di autorità (che è la prima delle fallacie retoriche).
Ma noto il ragionamento capzioso e autocontraddittorio. Il problema slitta dal reato (e cioè: Berlusconi ha fatto o no quello di cui è imputato), e quindi dalla sostanza, alla forma (la vita sessuale è privata; e in quanto privata non può essere oggetto d’indagine; nemmeno se il reato viene commesso; e soprattutto se a commettere il reato è Berlusconi). Insomma: Sgarbi e il Giornale, in fondo, usano argomenti contro i pm che confermano la tesi dei pm…
Ora, mi chiedo: ma se ne sono resti conto?
Christian-con-l’haccah, senti un po’ qua: ma secondo te – onestissimamente – fa una qualche differenza il fatto che se ne siano accorti o no?
E fa qualche differenza il fatto che se ne siano accorti o no i loro lettori?
Secondo meh, noh.
Federicah
Ah. Grazieh per aver evitato l’omologazione all’omografoh. Emilioh Fede, intendoh.
(In questo commento non ho assolutissimamente niente da dire. Però è il numero diecimila, il decimillesimo commento; in cifre: il 10.000°.
Perdoneretemi: volevo godermi tutta la decimillesimità del mondo).
Cara Fedeh, noto con piacere che il mio sarà il commento 10001. E quindi un numero palindromo. Ah, quanto mi piacciono i palindromi!
In realtà ti rispondo che sì, per me una qualche differenza la fa. Quanto ai lettori, mi rispondo da solo: certo che non se ne accorgono. Ovvio.
Ma, per una sorta di curiosità mia psicologica, vorrei capire se chi scrive domina il discorso (e quindi se ne rende conto) o se ne è dominato. Anche per comprendere quali tipi di discorso e di argomenti richiedono un adeguamento del sé al contenuto e viceversa.
eheheheh diecimila e UNO tiè!
christian il problema non è nemmeno quello a mio avviso, pubblico priva non contano più una mazza nel momento in cui il pres. del consiglio telefona in questura per chiedere che una ragazzina minorenne venga affidata a una consigliera di sua conoscenza. A quel punto sei già indagabile minimo per concussione, se poi vien fuori che frequentavi la minorenne per altro cavoli tuoi, ti sei inguaiato da solo.
la battuta sul sig.Silvio Berlusconi, omonimo deceduto. Io penso sempre, in casi come questo, dove la persona diventa ‘morto’ e come tale utilizzabile dal sistema sociale-culturale-linguistico, ecco in questi casi penso all’amore, agli affetti che avrà avuto, a chi non riesce a stare nella mancanza e prende pilloline pe dormire e guarda il posto vuoto e non sa dove mettere tutte le cose che sono rimaste in giro e tò, ci sono ancora dei panni da lavare…che faccio? li lavo o li butto via o li tengo così, usati e sporchi, che fanno più ‘vita’ del panno stirato e profumato di detersivo? Penso a questo saltellare di pensieri e emozioni e dolore e rimpianto e poi immagino che leggano una nota come quella che riportate. Immagino che il giornalista del Giornale, preso all’amo da una battuta irresistibile, manco ci ha pensato un secondo. In fondo politica è costume e viceversa, quindi…dal momento che abbiamo tutti un nome (e che nome, talvolta!) siamo esposti nel mondo, quindi amen, tra i dati sensibili non è stato annoverato il diritto al trattamento sensibile (che paradosso, eh?!) e quindi te, caro omonimo, ti becchi pure la battutaccia, sai le risate.
E voi, per cui Silvio B aveva valore NON perchè fosse il doppio dell’altro, ma per la sua pelle, il suo odore, il suo dire, il suo mangiare, il suo far crescere, i suoi sbagli…voi per favore ringraziate per la notorietà. C’è chi si fa dare nel culo, per la notorietà, o gingilla alcuni vecchi. QUindi ringraziare e zitti. Le lacrime? oddio, se volete vi mandiamo la D’Urso….
v
Esattamente così, Vittorio.
Esattissimamente così.
L’odore, la vita, la verità di un’esistenza e di un corpo, i suoi sentimenti, il dolore degli altri: tutto è niente, ogni cosa è sintetica, per ogni cosa c’è l’opportuno trattamento neutralizzante-distanziante-televisivizzante.
Quelli non hanno idea di cosa sia un corpo. Né vivo né morto.
Quelli non hanno idea di cosa siano: pensieri emozioni dolore amore rimpianto.
Quelli sono l’immagine di quanto vuoto si nasconda dietro l’immagine. E dietro le parole.
Un vuoto non pneumatico, purtroppo, ma pieno di pericoli e non detti.
Questa cosa fa veramente male.
Il vero non c’è più. Vero nel senso di autentico, carnale, profondo.
……continuo a pensare che però il corpo vinca sempre, che la rigidità e l’automatismo siano sovrastrutture, aggiunte che hanno preso dominio dello spazio del discorso. e le cose omesse non spariscono. ma chissà dove vanno.
comunque c’è troppo vero, non poco: troppo desiderio di stabilire cosa sia vero e cosa no, cosa serva e cosa no, cosa sia davvero utile e cosa no, cosa è davvero sicuro e cosa no.
Il conflitto di questi giorni (ognuno a casa sua fa (si fa) quello che vuole!…il letto è mio e lo gestisco io!…) è didattico: una questione di corpi e piacere sborda (e chi lo ferma il corpo? e quali pensieri fa venire? e quali comportamenti?…) ed invade la frigida organizzazione burocratica: leggi, convenzioni istituzionali, opportunità politico-razionali. Il secondo pezzo dal Giornale ne fa una questione di ‘vedere tette e culi’ e di pagamento. Pago una prostituta e pago un giudice. Lei da piacere e lui mi deve dare piacere (ordine, sicurezza…). Il corpo (non quello libero, ma quello già irregimentato nei modelli e nelle forme…) invade tutta la scena e riporta le questioni alla confusione ed all’ambiguità, MA NASCONDENDOSI SOTTO UN’APPARENTE RAZIONALITA’ E GESTIBILITA’. Non possiamo ‘dire’ cosa succederà. A volte temo che le cose prendano strade drammatiche…che i corpi vengano martoriati, violati, azzerati.
guardateli negli occhi.
Le cose omesse non spariscono.
Chissà dove vanno.
Mamma mia se è vero.