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essere dove si è, pretendersi altrove
Per un sacco di tempo, la parola «ipocrita» mi ha lasciato perplessa e interrogativa.
Era usuale, una volta, definire ipocrita chiunque. In genere, ci si accoppiava la denominazione di «borghese».
Un «ipocrita borghese». Però, come suonava bene. L’ho sentito un’infinità di volte.
Mi veniva da pensare che «ipocrita» era una scorciatoia linguistica per non dire niente facendo finta di dire qualcosa. Era una parola di moda. Tu la pronunciavi ed eri subito parte della comunità di quelli à-la-page. Come adesso – che so – parlare di, boh, «territori», «competitività», «azienda Paese».
Ci ho impiegato del tempo, ma adesso mi sembra (grazie, Barbara) di aver capito cos’è l’ipocrisia.
L’ipocrisia è l’indisponibilità a considerare come un unico movimento l’atto dell’ascoltarsi, del sentirsi, e dell’accettare quel che si sente.
È la difesa di se stessi da sé, e non dagli altri.
È il ritiro di se stessi in un recinto nel quale aderire all’idea di sé che non si vuole mettere a rischio.
È dare agli altri la responsabilità di capire e sentire al posto nostro, guardandoli da distanza di sicurezza, con un ditino puntato.
L’ipocrisia è smentire di essere dove si è, e pretendersi altrove. È dire con Bill Clinton «I did not have sexual relations with that woman Miss Lewinsky» basandosi sull’argomento che in fondo tutto quanto si riduceva a un sigaro.
È usare il piano simbolico-metaforico per esserci e il piano di realtà per sottrarsi.
Forse tutto questo c’entra con quel che sta succedendo in questo Paese.
Federica, hai detto delle cose che sono lampi che mettono in fila tutte le disordinate disposizioni d’animo, quando queste vanno ad appoggiarsi alle parole. tocca rileggerlo!
FLASH!!
v
Federica, ti apprezzo molto per la tua indipendenza e originalita’ di analisi, e spesso concordo con te, ma stavolta dissento, e proprio forte.
Io non ho mai creduto che i concetti nascano nel mondo delle idee, secondo me sono nostre astrazioni per capire la realta’ che ci interessa, quindi trovo intrigante la definizione che tu ci proponi dell’ipocrisia: tu dici che e’ una bugia, un travestimento, per non riconoscere e ammettere se stessi: perche’ il riconoscersi farebbe male soprattutto a se stessi, prima che agli altri.
Io non sono un “clintologo”, ma posso anche credere che l’ipocrisia (la sgaggio-ipocrisia) sia stata la molla della menzogna del Bill; in realta’ mi convince di piu’ la banale idea che Bill cercasse di evitare di pagare un caro prezzo politico ma, come detto: non sono clintologo.
Il disaccordo forte con te, sta nel tuo affermare che : “forse questo c’entra con quel che sta accadendo in questo paese”; come dire, Berluskoni come Clinton. E no!
E non per le differenze “sostanziali”, tipo : C non ha pagato la M, non l’ha fatta ministra, le dedicava soltanto i ritagli di tempo, non aveva la sala del bunga bunga alla casa bianca…
Ma per una abissale differenza a livello psico-antropologico: forse e’ vero che C avrebbe potuto avere il coraggio morale di guardarsi allo specchio e riconoscere a se stesso e a tutti i cittadini USA di aver ceduto alla tentazione del ciuccio, ma e’ assolutamente certo che questo non e’ e non e’ mai stato il dilemma di B: nella sgaggio-accezione, B non e’ assolutamente un ipocrita! Mente per mestiere, e non per mancanza di coraggio, anzi: se ne vanta! Non certo nell’ ampio pubblico, ma nel suo pubblico , si’.
E non si tratta affatto di un intimo problema psicologico: lui, come tanti altri, e’ cresciuto in un mondo di –almeno- doppia verita’: fin da giovane sapeva bene che suo padre, funzionario della banca Rasini, faceva cose che alcuni sapevano bene e altri non dovevano assolutamente sapere.
Lo stesso accade per chi cresce in una famiglia mafiosa, in una famiglia in cui il benessere e’ fondato su attivita’ illecite, su attivita’ lecite ma arricchendosi con l’evasione fiscale, su una posizione sociale (magari “onorevole”) acquisita per appartenza, sulla truffa, sul semplice raggiro…
Tieni presente che un commerciante che decanta qualita’ che la sua merce non ha, non e’ un ipocrita, nella sgaggio-definizione.
Io credo che dalle parti nostre ci sia tutta una classe dirigente, una classe di aspiranti dirigenti, di delinquenti organizzati e delinquenti individualisti, di prostitute/i, che mente professionalmente, senza il minimo problema del sentirsi e dell’accettarsi, come dici tu.
La tua definizione di ipocrisia e’ applicabile soltanto a chi ha difficolta’ a scindersi in personalita’ contrapposte, non a chi lo fa professionalmente e sinceramente ama la sua professione. Quindi e’ applicabile soltanto ad una parte della popolazione, e forse la nostra sgaggio-ipocrisia sta nel non domandarci quanto quella parte sia rappresentativa della popolazione.
Geri
Geri, io penso che chi nega – qualunque sia il motivo immediato per cui lo fa, e dunque anche salvarsi le terga dal fuoco che sta per raggiungerle – finisca per credere alla sua menzogna.
Mi fai dire cose che non intendevo dire.
Non sostengo che Berlusconi è un ipocrita; a me, onestamente, del suo vantarsi, del suo crederci e del suo smentire, dal punto di vista politico non interessa minimamente.
Che sia ipocrita o non lo sia, non sposta il mio giudizio su di lui.
Per affermare che non sono affatto d’accordo con ciò che Berlusconi politicamente ha fatto e che disapprovo in radice ogni sua iniziativa politica io non ho bisogno di dire che il suo problema è che abbia avuto relazioni sessuali con le minorenni.
Mi interessa molto di più quel che, attorno a me, rende spiegabile quel che sta succedendo. E in parte, secondo me, quel che vedo si spiega anche con l’ipocrisia.
Francamente, pensare che i mentitori professionisti del potere finiscano per credere alle loro menzogne, mi sembra una bella fantasia adolescenziale, ma concordo che l’ipocrisia –nella tua accezione- sia una componente necessaria per spiegare cio’ che succede: serve pero’ a spiegare piu’ perche’ certa gente crede alle menzogne dei bugiardi di potere, che perche’ quei bugiardi mentono.
Ma servirebbe ancor piu’ sapere quanto e quale lavoro intellettuale, e spesso occulto, sostiene e indirizza i persuasori, da Edward Bernays (il due volte nipote di Freud) ad oggi. Pensa che Eco era il regista di Mike Buongiorno e Paolo Pietrangeli di Costanzo…
Geri
ma scusate il concetto di fondo è che per mentire bene devi crederci in quello che dici, ma che poi tu sia o meno a disagio con te stesso, è un fatto che ai fini di chi osserva gli squallidi avvenimenti di questi giorni poco interessa.
È a disagio? È un professionista? Ma chi se ne frega: abbiamo un pervertito fuori di testa al timone di una nave che fa acqua. Porca miseria i marinai non fanno una mazza, i passeggeri non sono in condizione di far alcunché. Il governo è fermo da metà novembre, da quando Napolitano ha detto che per la fiducia occorreva un mese, il tempo di pagare per bene i parlamentari. Se avessero votato il giorno dopo volete scommettere che non ci sarebbe stata la fiducia e che Silvio sarebbe tranquillo nella sua sala del bunga bunga? Ma stupidamente gli si lascia campo. È un (***), è (***), ma è astuto. Questo nessuno lo tiene a mente e infatti lui sta lì.
PS: clinton alla fine si fece processare e politicamente la sfangò non scordiamolo, Silvio non vuole manco pensare di correre un rischio del genere. È troppo alta la possibilità di una condanna e della sua fine politica.
Eleas, scusa: ho dovuto espungere qualche parola.
C’è sempre l’articolo 595 del codice penale…
bah se qualcuno di costoro passa dal mio blog e non mi vedete per qualche annetto allora sapete perché 😀
E no, invece! Ti ho tolto le paroline e tu rimarrai nel tuo blog bello pacifico e sereno!