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quando c’è la sostanza…
La prima immagine qui sopra arriva – rimpicciolita – da una mail testè ricevuta.
Allude con il consueto understatement alla tradizionale offertona benefica di fine anno con la quale la compagnia aerea irlandese trasforma le sue hostess in una specie di valore aggiunto; a condizione, tuttavia, che qualcosa esse accettino di togliersi.
Una piccola indagine (che fiuto, che professionalità) mi ha consentito di appurare la seguente cosa.
Famigerato
agg.
1 che gode di pessima fama, che è tristemente noto: un famigerato bandito
2 (ant.) famoso, illustre
§ famigeratamente avv.
(Da qui)
Un approccio sostanzialista.
Direi.
Sono giusto reduce da una veloce incursione a Londra e ho volato RyanAir. Ho sempre difeso quel cafone di O’Leary con le sue idee sgradevoli e provocatorie (toilette a pagamento, stare in piedi per i voli brevi, sovrattassa per pagare con la carta di credito anche se è l’unico sistema accettato…) perché ha aperto le vie dei cieli a chi non poteva permettersi di volare. Ma c’è un limite anche all’assenza di buon gusto.
Durante il volo, il calendario lo promuovono con termini assai poco charity-atevoli, sembrano più la didascalia alle foto delle tettone a page 3 del Sun. E poi vengono in sgradevole ordine di annuncio (e di vendita) dopo le sigarette elettroniche senza fumo, i gratta e vinci che sparano la musichetta delle monetine che cadono come in “Money” dei Pink Floyd, che se dormi ti sembra l’inizio di un cedimento strutturale, che gli venisse un accidente, i panini e gli “spagetti bolonese”, la hostess che non ha ancora capito che non si dice Bergàmo, le schede telefoniche per far sapere ai vostri cari che state bene, la sovrattassa per un etto di bagaglio a mano in più, i “parfumi” con lo sconto farlocco e il ryanalbergo, il ryantreno, la ryanauto e tutte le ryancose che provano a venderti.
Che poi, a guardare bene le loro, quelle hostess così carine del calendario devono averle affittate dall’Air France.
La classe non è acqua, Stefano.
Michael è una classe a se stante.
Un giorno devo raccontarti di una belva di hostess mi pare slovacca ma chi si ricorda che era seduta accanto a me in un ritorno da Dublino.
Era in trasferimento, non in servizio.
Osservava ogni cosa, e mi riferiva qualunque inadempienza dei colleghi, parlandomene come se fossero piccoli deficienti che il correzionale non aveva raddrizzato abbastanza…