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la fiat, i visibili e gli invisibili
Eccoli lì. Arrivano. Fassino e Chiamparino, dico. Voterebbero sì alla Fiat, loro due, se fossero operai.
Dicono che se non si vota sì perdono tutti i lavoratori perché la produzione sarà spostata altrove.
Ora.
Capisco che l’obbligo di fingersi minimamente influenti su una situazione così enormemente compromessa comporti la necessità di fingere anche che si stia ragionando sulla scorta di una propria lettura dei fatti.
Però dire che è il caso di votare sì perché altrimenti la Fiat licenzia tutti e se ne va non è proporre la propria lettura dei fatti consigliando una strategia (o una tattica, forse) politico-sindacale avendone valutati i pro e i contro.
Dire «votate sì perché sennò la Fiat vi manda tutti a casa» è cedere al ricatto del più forte.
Non nego di certo che la Fiat, per quanto debole, sia più forte non solo di Fassino e Chiamparino, ma certamente anche di tutto ciò che una volta si definiva «sinistra».
Il fatto è che Fassino e Chiamparino, invitando a votare sì, dichiarano non solo la propria sconfitta di singoli uomini politici, ma anche la débâcle dell’intera loro parte politica.
Per carità: che la sinistra sia morta è evidente in mille e mille cose.
Ma non avere neanche il coraggio di dirselo, non avere nemmeno la solidità per dichiarare al Corriere o all’Ansa che «cari operai della Fiat, dovete votare sì perché se votate no nessuno ha la capacità di difendervi e di sostenervi», è una presa in giro che perpetua l’illusione che si possa ancora fare qualcosa.
E invece non si può fare un accidenti.
Firmare appelli, forse.
E scrivere articolesse, forse.
E nel vuoto della politica rendersi visibili come presenze profetiche che incarnano la possibilità di un altrove culturale o addirittura politico.
E, in qualità di «visibili», nemmeno rendersi conto che per la visibilità di alcuni gli invisibili pagano ogni giorno in sconfitte, in abbandoni, in isolamento.
tutto sta nel meccanismo retorico che da il via al discorso: se io fossi….allora…. E’ l’evidenza di ciò che dici, Federica, il togliersi dal proprio posto (per capirsi, dalla propria responsabilità) e fare una dichiarazione ‘al posto di.’ Sapendo che in quel posto non ci sono, che non condividono le conseguenze della scelta SI/NO, che se non parlano loro dal punto in cui si trovano (funzione politica: mettere parole sulla complessità, capire e far capire e farsi capire, sciogliere i nodi che strozzano, prefigurare luoghi di convergenza e condivisione….) chi altri ne potrebbe parlare? allora hanno senso le macchine incendiate e le bombe carta? ed infatti, ‘se io fossi un giovane, non tirerei le bombe carta’, si direbbe.
al solito, spostamenti apparentemente impercettibili, tutti nel linguaggio, ma che fanno muovere -spesso con sofferenza- corpi e vite.
graziesgaggio!!
(sarà un nuovo slogan relazionale…)
v
Se hai ragione…
Ho letto con un po’ di ritardo e ci ho pensato su: scrivo o non scrivo?
Scrivere, perche’ il tuo articolo e’ bello e molto incisivo e perche’ io avrei qualcosa da aggiungerci.
Non scrivere, perche’ le cose da aggiungere sono concatenate in una catena temporale lunghissima che non posso ricostruire e neanche richiamare in una risposta: dovrei scrivere un libro di storia.
Cosi’ decido di scrivere, ma accennando soltanto a quella lunga catena: chi vuol capire capira’.
Hai perfettamente ragione nell’individuare un messaggio forte, epocale, nella faccenda FIAT:
«cari operai, dovete votare sì perché, se votate no, nessuno ha la capacità di difendervi e di sostenervi» pero’ poi aggiungi: «che la sinistra sia morta è evidente in mille e mille cose».
In altre parole: siamo arrivati a questo punto perche’ ormai non c’e’ piu’ una vera sinistra.
E quindi arrivi al: «non si può fare un accidenti».
E qui non sono affatto d’accordo: ascolta, io non sostengo che “la sinistra vive”, come dicevano quei lugubri slogan ogni volta che invece un compagno era morto.
Io sostengo invece tre cose:
1) c’e’ effettivamente un problema di classe –cioe’ di sinistra- nella faccenda FIAT, ma e’ soprattutto un grosso problema di dignita’ del lavoro e di democrazia, quindi di dignita’ del cittadino e di diritti fondamentali , che non sono soltanto valori di sinistra.
2) Se siamo a questo punto, non e’ perche’ non c’e’ piu’ la sinistra, ma proprio perche’ la sinistra italiana cosi’ e’ fatta e da tanto tempo, da prima ancora che nascessero inciuciatori spudorati come i Veltroni e i D’Alema, i Chiamparino e i Fassino.
3) Qualcosa si puo’ fare: capire e informare.
Sul primo punto, estraggo da una newsletter di Di Pietro:
http://www.antoniodipietro.com/2010/12/gli_accordi_della_fiat_violano.html
«L’art. 40 della Costituzione afferma che lo sciopero è “un diritto individuale ad esercizio collettivo”. Significa che la decisione di scioperare o meno è una decisione individuale che ogni lavoratore deve poter prendere in piena e assoluta libertà. L’intesa di Mirafiori, che obbliga ogni dipendente a firmare un accordo in cui si impegna a non scioperare contro l’accordo stesso o contro qualche sua parte, viola la Costituzione…
L’art. 39 della Costituzione assicura sia la libertà sindacale che la rappresentatività delle varie organizzazioni sindacali “in proporzione dei loro iscritti”. A Mirafiori, invece, d’ora in poi non ci saranno più rappresentanze sindacali liberamente elette dai lavoratori ma (soltanto quelle) “nominate” dai sindacati che firmano gli accordi….
L’art. 2112 codice civile stabilisce che, in caso di cessione d’azienda, il passaggio dei lavoratori da un’azienda all’altra deve essere diretto. A Mirafiori invece, i lavoratori dovranno essere riassunti uno per uno e lo saranno solo se firmeranno l’accordo»,
Di mio aggiungo soltanto: siamo sicuri che l’obiettivo principale di quell’accordo sia ottenere condizioni vantaggiose per la FIAT e non di infrangere dei diritti basilari di dignita’ e democrazia?
Sul secondo punto ho gia’ detto che non voglio enumerare tutti gli anelli di quella lunga catena, ma mi limito ad affermare che su ogni anello c’e’ il sospetto di una connivenza con il nemico, dalla nascita del Partito Comunista, opportunamente infiltrato dalla polizia politica (cioe’ i servizi segreti di allora) che allora ha spaccato il partito socialista, all’aver sistematicamente taciuto sulla strategia della tensione, i golpe e i ricatti, cioe’ non aver mai chiaramente denunciato le mosse del “nemico”. Il risultato e’ che l’Italia, con forti sindacati e con una forte sinistra, ha i salari piu’ bassi dei paesi tecnologicamente avanzati, i peggiori – se non assenti- ammortizzatori sociali e il piu’ basso livello di democrazia, con elezioni truffa e monopolio dell’informazione.
Sul terzo punto, direi che ci stiamo lavorando.