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si vede che in casa non ne basta uno
«Giovanni, sei pronto per andare a letto?».
«Un attimo!».
«Dai, mettiti il pigiama».
«Ma devo fare l’ultima intervista!».
«Che intervista?».
«Agli omini Playmobil. La partita è appena finita 8 a 7, sto intervistando i calciatori».
ma è meraviglioso…buonanotte
Dopo la bio-molotov con la lattina di coca in pizzeria questa è la seconda volta che il piccolo mi appare quello che è: un mito! A dieci anni ci avrei giocato volentieri a fare le cose più strane e un po’ pericolose, tipo lanciare aeroplanini dal balcone dopo avergli dato fuoco tipo abbattuti dal nemico, e poi sentire che citofona la portinaia perché rischiamo di incendiare dove scaricano il gasolio della caldaia… vero, giuro!
A proposito di figli giornalisti, invece, sai che cosa mi ha dato più soddisfazione quando la Marghe è diventata direttora del giornalino del liceo? Che ci abbia messo un minuto (anzi, “a New York minute”, che dura meno della metà) a capire nell’ordine: 1) quanto è difficile tenere assieme una redazione e far lavorare i paraculi; 2) che se vuoi un lavoro fatto bene è meglio che te lo fai da solo, anche graffettare le copie; ma soprattutto 3) che la cosa più strafiga era il permesso istituzionale di poter andare a litigare col preside per difendere le scelte dei pezzi e il modo in cui erano scritti! Se i piccoli sono il futuro, sto già un po’ più tranquillo.