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non ho potere, lavoro un casino, ogni tanto mi rilasso
L’ho letto in inglese, sull’Ansa, e devo ammettere che fa tutto un altro effetto.
Ecco qui:
’NO ONE CAN CHANGE MY LIFESTYLÈ, BERLUSCONI SAYS
(ANSA) – Brussels, October 29 – Italian Premier Silvio Berlusconi on Friday defended himself from suggestions of impropriety over a 17-year-old runaway Moroccan belly dancer he reportedly helped out of a scrape and said his flamboyant lifestyle would continue.«No one can get me to change my lifestyle, which I’m proud of,» the 74-year-old Berlusconi told reporters at a European Union summit here.
«I’m a fun-loving guy, I love life and I love women».
«I have a wretched life, pushing on with superhuman effort, working until two thirty in the morning and getting up at seven.
Every now and then I need a relaxing evening».(…)
«In Italy, the prime minister has no power».
Povero tesoro.
Non ha potere.
Lo lasceremo almeno consolarsi ogni tanto con una ragazzina, o siamo così merde da togliergli tutto il succo della vita, eh?
Già, e magari potrebbe essere interessato all’argomento del tuo post precedente.
Al di là della vicenda delle ragazzina o della D’Addario, spaventa, in quest’uomo, l’impudenza, la sfacciataggine con cui non solo non attenuta, o quantomeno, sminuisce i fatti, ma con la quale rivendica come un suo diritto una condotta riprovevole dal punto di vita dell’opportunità politica e della condotta etica…
Io non so proprio cosa pensare.
La condotta etica in se stessa rischia di non suscitarmi particolare riprovazione, perché al riparo di casa sua ognuno fa quel che gli pare.
La dimensione che mi turba di più è questa: sarà perché sono femmina,… ma io non riesco nemmeno lontanamente a immaginare che ci sia una sola minima possibilità che una ragazza possa considerare quel vecchio come un oggetto sessualmente interessante.
Il fatto che egli, sapendolo, se ne infischi, mi repelle.
Mi sembra l’indizio di una concezione dei rapporti umani e anche sessuali non mercenaria ma recitativo-spettacolare: io fingo di non sapere che ti faccio schifo e però ti servo e questo mi eccita (ma io Federica sono convinta che la sua capacità sessuale sia millanteria); io fingo di essere interessata a te e invece mi interessa solo tenere a bada i conati di vomito fino al momento in cui mi darai quel che può servirmi.
Sentito con le mie orecchie da alcune liceali: “Beata lei che ha avuto l’occasione, basta un quarto d’ora di tolleranza e poi chiedi quello che vuoi. Un soffocotto se sei brava lo fai durare anche cinque minuti e poi non guardi neanche di chi è il coso, magari t’immagini che sia di un bel figo, sennò ti giri e lui fa i suoi comodi da dietro, tu pensi ai fatti tuoi!”
Giuro.
Apperò.
È vero che leggere le sue dichiarazioni tradotte in inglese fa tutto un altro effetto. Lo avevo notato già dai tempi del famoso contenzioso con The Economist. Forse perché l’inglese è una lingua cristallina, in cui ogni fumosità si manifesta e si autoelide, contrariamente all’italiano che fa della sintassi convoluta e oscura un punto di forza. Non per niente la maggior parte degli italiani è incapace di filtrare il succo del discorso e si perde nei rivoli della lingua. Basta leggersi un qualsiasi testo di legge (!) di questo governo per rendersi conto che esiste un’affabulazione dietro cui c’e il vuoto istituzionale e giuridico. Fa specie anche la deriva grottesca mitopoietica a cui accennavi nel post più recente. Compresi i meccanismi della narrazione che fanno leva sull’immaginario, applicarli a immaginari malati. Così si fotte la narrazione tutta insieme e così ci fottiamo noi, che sulle risorse dell’immaginario tentavamo di ricostruire la fiducia. Annullare per eccesso, spingere l’elettore ad allontanarsi dalla politica, cosicché della politica non rimanga che un vago ricordo. E siccome senza poltica non esiste lo Stato, proviamo a trarre qualche conclusione.
Sì, Claudia.
Io sono veramente tanto perplessa rispetto al fascino che questa forma di «narrazione» di sintesi sta esercitando su molti.