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non dirò mai il nome (nemmeno sotto tortura)
Sono annichilita dalla lettura di alcuni excerpta – bisognerà pure tirarsela, di quando in quando – da un romanzo di un eminente scrittore italiano.
Non citerò nulla, ma si tratta di cose come – non so, tento un’imitazione da qui, dall’opaco gorgo della mia prosastica e terragna pochezza letteraria – «nel rancido sapore di un raggio lancinante che nel suo tragico liquore dialoga con la transeunte e lineare essenza della nostra silenziosa freddezza».
Chiaro che non posso trascrivere le vere frasi.
Però sarò sincera: secondo me non si capisce un corno.
Le recensioni sono spaziali.
avevo detto all’editore languido di non fare incappata diffusione delle mie abnormi lignature inchiostriche, pena un affanno secolare e pure condonato, ma sarà la primavera, anzi lo era!!
mi dispiace che tu, gazzella del verbo ignara dell’accostamento savanico e leonesco, non abbia ricevuto nel contempo l’agile manualetto con le note, i gommi, gli sgherri, i farfuni, la cuoccuonilla e il pittopittopapu!
appena vengo da quelle parti ti prendo la semantica e te la verso sul vestito!
v
😉
Ma se ti avanza un po’ di semantica potresti per favore gettarla – bollente – sull’arida sebbene non incolpevole pelle del nostro Ignoto Romanziere del sublime?
Oddio, non mi dica che si tratta di A.P.?
E chi è A.P.?
(Ciao, Pietro).
questo è perché non sai traslitterare nello spettro immanente della tragicità filmica che quotidie opprime lo spirito umano… 😀
Alcuni spiriti più di altri.
Direi.
mi sa…