Tags
Related Posts
Share This
la «narrazione» del berlusco-vendolismo
A volte mi viene la tentazione di dire a me stessa che in fondo non è successo niente di così grave.
Va bene: la Lega nord è al governo, il sindaco della città dove vivo è della Lega, sono circondata da razzisti, Berlusconi è il presidente del Consiglio dei ministri, la Carfagna è ministro, la Brambilla è ministro, la Gelmini è ministro, Renzo Bossi è consigliere regionale, Renato Brunetta parla di meritocrazia, e un sacco di gente molto fica crede a cose sconcertanti (non saprei dire se più ingenue o più furbastre; anzi, forse lo saprei) come la Rete di eccellenza nazionale dei giovani benedetta da Bill Emmott…
Poi, però, mi capita di leggere cose come questa (maiuscole, apostrofi, punteggiature originali), e capisco che il dramma è un po’ più drammatico e sfonda ogni possibile risorgente insensato ottimismo.
NASCE FORZA DEL SUD,MICCICHÈ LANCIA SFIDA A BERLUSCONI/ANSA
AMO PREMIER, MA FEDELTÀ NON INFINITÀ; IMBARAZZO PRESTIGIACOMO(ANSA) – PALERMO, 30 OTT – Doveva essere il giorno di Gianfranco Miccichè, e lo è stato.
Il sottosegretario, ’one man show’ con cravatta e fazzoletto arancioni, ha battezzato il suo nuovo partito, ’Forza del Sud’, in un teatro gremito da duemila persone con i cappelli e le bandiere colorate 16 anni dopo avere fondato in Sicilia Forza Italia, assieme a Marcello Dell’Utri, oggi grande assente.
one man show
Okay.
Cominciamo da qui.
Il sottosegretario, secondo chi scrive, non mette in scena un «one man show».
No.
Egli È un «one man show».
È un bel cominciare, vero?
eppure c’è dell’altro…
… e non siamo che all’inizio.
I miccichiani (chiedo scusa, è stato più forte di me) si sono riuniti al teatro Politeama.
Ora.
Io non è che considero Wikipedia come la bibbia.
Però, in effetti, duemila persone per un teatro sono un bel numero.
E secondo Wikipedia il Politeama ha una capienza di 950 posti.
Comunque.
Quisquilie.
Magari erano veramente duemila, uno addosso all’altro, e io sto qui a fare le pulci…
Torniamo al sacro testo.
un bene bestiale
Ma Emozionato come non mai, tanto da rinunciare dopo pochi minuti al discorso scritto, Miccichè ha lanciato la sfida a Berlusconi: «Ti voglio un bene bestiale, ma la nostra fedeltà non è infinita.
Devi cambiare lo stile di vita, ma soprattutto l’approccio politico; mettici nelle condizioni di stare con te o saremo contro di te».
l’emozione
«Emozionato tanto da rinunciare al discorso scritto» è un controsenso.
Se uno è emozionato si attiene al discorso scritto proprio per non deragliare.
No?
Il fatto che abbia rinunciato al discorso scritto – per esempio – a me fa pensare che la costruzione teatrale possa essere stata architettata in anticipo.
Ma anche queste sono sciocchezze.
fedeltà
Molto curiosa mi sembra questa storia della «fedeltà».
Mi domando: che idea di politica è quella che mette al centro il tema della «fedeltà» non – eventualmente – alle idee, ma al capo?
stile di vita
E poi c’è questa cosa deliziosa del «devi cambiare stile di vita».
Se non fosse uscita la vicenda di Ruby, Miccichè non avrebbe detto una parola.
Ma la vicenda di Ruby è uscita, e Miccichè deve parlare.
Deve dare il suo consiglio non richiesto.
Deve lasciar pensare che in fondo lui se ne va dal capo anche per questa faccenda così spinosa…
approccio politico
E comunque, Ruby di per sé non basta.
Fosse stato solo per Ruby, Gianfranco poteva anche forse rimanere con Silvio.
Il fatto è che – «soprattutto» – Silvio deve cambiare «l’approccio politico».
Fai quel che ti diciamo noi, insomma. O sennò ce ne andiamo.
sono pazzo di…
«Sono pazzo di questo partito, è un miracolo», ha ripetuto più volte il sottosegretario, mentre sfumava il brano ’Siamo Meridionalì, del cantautore calabrese Mimmo Cavallo, scelto come inno del partito.
l’epos
Eccoci.
Eccoci arrivati al «berlusco-vendolismo», alla retorica della «narrazione», all’«epos».
Iperboli, metafore, simboli, maiuscole…
Ma io mi dico: può ben essere che sto partito di Micciché prenda il 90 per cento dei voti, per carità.
Però, santiddio: perché uno dovrebbe fare la brutta copia dell’anziano profeta quando il profeta c’è già?
l’eroe eponimo
Perché son tutti a inventarsi un mito costitutivo?
A nessuno viene in mente che il radunare la propria identità intorno a un mito costitutivo, quello dell’eroe eponimo, è un rito proprio delle colonie?
A nessuno viene in mente che l’atto stesso di darsi un mito/narrazione fondativo/a serve a riconoscersi tributari di una madrepatria (ideologico-concettuale)?
Equivale a dichiararsi una copia dell’originale?
A riconoscersi inferiore?
ecco il punto
Miccichè (…) ha spiegato che il partito starà nel centrodestra e farà da contrappeso alla Lega, mentre davanti a lui c’era un grande striscione con scritto «Miccichè anche Verona è con te».
«Credo che i terroni siano meglio dei polentoni – ha detto dal palco, strappando applausi -.
Noi abbiamo dietro la Magna Grecia, loro gli Unni.
Loro hanno le paludi nebbiose, noi il sole e i colori».
dicotomia
Fermiamoci qui.
I terroni sono meglio dei polentoni.
Noi abbiamo la Magna Grecia.
Loro hanno gli Unni.
Paludi-sole.
guerra civile
Non starò qui a rassicurare nessuno sul fatto che non ho nessuna particolare simpatia per gli unni, al di là di qualunque eroico tentativo di rivisitazione storica della figura di Attila.
Né ho alcun titolo per certificare da questo divano blu la superiorità della Magna Grecia.
Mi interessa solo dire che se la logica è questa non se ne esce.
Semplicemente, non ne usciremo mai, se non con una guerra civile.
io tarzan, tu jane
Di qua il sole, di là l’efficienza; di qua la cultura, di là l’operosità; di qua i colori, di là l’ordine.
Di qua le sete, di là la lana grezza; di qua la raccolta differenziata, di là l’immondizia per strada; di qua la sanità d’eccellenza, di là il colera; io Tarzan, tu Jane; io Figo, tu Merda.
Di qui al fucile il passo è breve.
la conflittualità irrisolvibile
E non solo: la testa al toro non si taglierà mai.
Ecco accettato il piano di conflittualità irrisolvibile e permanente desiderato dalla Lega, che con tanta furiosa ostinazione ha bombardato la complessità del reale per ridurla a un cubetto di flatulenza solidificata.
et voilà
Eccoci arrivati alla nichilizzazione della differenza: non conto io, non conti tu, non conta che io sono differente da te per idee, storia personale, obiettivi, orizzonti.
Conta solo che io polentone sono differente da un terrone.
Et voilà.
Rien ne va plus.
la mitologia narrativa
Ciò che mi risulta incomprensibile è come sia possibile che ci siano persone che ritengono credibile la creazione di un successo politico sulla base di una mitologia narrativa condivisa.
Sono parecchi quelli che, stimabilissimi, sostengono che quel che manca alla sinistra è la capacità di emozionare gli elettori, i cittadini.
e il «collante»?
Forse.
Ma sull’emozione che collante costruisco?
Che strada percorro?
Con chi?
e le fratture logiche?
E cosa succede quando quell’emozione intensa sfuma e mi si rende visibile qualche frattura logica che prima mi era sfuggita, o si è materializzata in corso d’opera?
Potrò parlarne, nella mia comunità di uguali?
O sarò considerato un traditore?
fedeltà e spirito critico
E con questo si torna all’inizio: al tema della fedeltà al capo.
Se partecipo di una narrazione epica, se aggiungo il mio corpo e la mia anima alla schiera di coloro che seguono l’eroe eponimo sulla strada verso la colonizzazione di un territorio originariamente altrui, cosa succede se a un certo punto concedo a me stesso il lusso di esercitare lo spirito critico?
l’epos
Al di là di Miccichè e della sua agghiacciante creatura «Forza del sud» (ormai, i nomi di queste accolite di seguaci di padri fondatori sono carezzevoli come unghie grattate sulla lavagna, da Forza Italia a Sinistra ecologia e libertà, denominazione in cui vorrei capire libertà di chi e da chi, e di fare che), beh, al di là di Miccichè, cosa resta della politica se tutti quanti sembriamo impegnati a scrivere la trama di un romanzo epico?
E nemmeno a farlo apposta, la casa editrice del libro che compare a illustrazione di questo post si chiama «L’Epos»…
Bello, Federica.
Condivisibile sia nei principi (non vedevo la politica trattata così ab ovo e con partecipato distacco dal corso di Filosofia politica all’università) che nello sconforto di fondo. Peggio: se l’antinomia sole-nebbia con tutte le sue possibili derivate si sostituisce all’inclusione siamo a piedi, regrediamo anzi all’epoca pre-eroica, mi sa.
Io rivendico con forza di essere frutto di tutto quello che mi ha preceduto (anche se non strettamente mio per ius sanguinis o ius soli), e non voglio privarmi nemmeno di una molecola del mio passato costitutivo. Sono milanese E sono veronese, E italiano, il che non mi vieta di sentirmi anche e soprattutto europeo da Rodi su fino a Isafjordur, figlio degli Unni e degli Alltri senza che un malinteso senso di identità si permetta di farmi rinunciare ai miei cromosomi ideali.
E non voglio nemmeno rinunciare a ragionare e a discutere anche e soprattutto con chi non la pensa come me: ci siamo presi a bandierate e simbolate in testa per così tanto tempo che forse è il momento di infilare la testa nel ghiaccio prima di parlare- Sai mai che poi, cercando bene, non si trovino cose che uniscono oltre a quelle che dividono?
Penso che -citazione sorprendente, fatta da me- certe simpatiche trovate vadano sepolte da una risata per evitare che qualcuno le prenda sul serio, per quanto… le conseguenze potrebbero essere molto serie. Per mandarla in vacca stiamo pensando con Adele di organizzare un banchetto terron&polentone, tipo ‘nduja e pearà, pandoro allo zibibbo, carne salà coi fichi. A volte se finisce a tarallucci e vino è meglio.
Beh, essendo io mezza terrona partecipo volentieri al banchetto melting-pot con le ricette di mia nonna, tipo melanzane alla parmigiana, e – se riesco a trovare il pane e i peperoni giusti – i peperoni imbottiti, o anche le melanzane imbottite, o il ragù con le polpette…
Cosa intendi con «cromosomi ideali»?
Ciao, e grazie.
Mi spiego volentieri. Non hanno niente a che vedere con il dna: quello ce lo troviamo appioppato così com’è, e ci fa diventare biondi bruni castani belli brutti o anche solo nella media, il che è già una forzatura… chi definisce gli standard?
Invece per me i “cromosomi ideali” sono lo zaino che riempio di esperienze. Chiunque io sia o sia stato, posso metterci gli errori e le cose che ogni tanto mi vengono bene, le idee e -sì- gli ideali, le storie che vedo e racconto e le conoscenze che faccio lungo la strada, le immagini dei posti e i loro profumi e sapori, le lingue che ho imparato e quelle che ho scambiato, il bene e il male e il grigio in mezzo. Sono sotto un imbuto (dalla parte piccola!) che mi riversa dentro le idee e le culture di cui sono discendente e insieme interprete.
Insomma, invece di una visione del mondo precotta, sto provando a costruirmene una da solo come col Lego, mettendoci tutto quello in cui mi riconosco e, da un po’ di tempo, anche quello in cui credono gli altri, per non finire col darmi ragione da solo. In fondo, tornando al tema del post, una filosofia alla Catalano: preferisco essere un sacco di cose prendendo da ciascuna un pizzico, piuttosto che una sola, piccola, chiusa cosa. Bottom line, non voglio più avere un’identità unica e ben definita, se questo mi costringe a privarmi delle altre.
Diciamo che mi piace la sensazione di sentirmi a casa un po’ dappertutto e al tempo stesso sempre un po’ in prestito, per via della curiosità e dell’impazienza, ed ecco i miei cromosomi assorbenti. Ovvio che la mia linea guida ce l’ho, e anche un certo spirito critico, ma se c’è un partito che non farò più l’errore di votare è di sicuro il partito preso.
Credo di capire.
A me per un sacco di tempo è capitato di sentirmi fuori posto.
Lo sradicamento è una delle esperienze più costanti e profonde della mia vita.
Ho cominciato relativamente da poco a sentire dove sto bene, con chi.
Perché per reggere allo sradicamento temo che occorra sentirsi più forti, più saldi nella propria identità.
E per sentirsi più forti, forse, bisogna avere accettato la propria fragilità e non aver più voglia di nasconderla sotto una corazza pensando che non si veda, o che fingendosi forti si viva bene.
(Fatemi sapere per il certamen culinario).