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petaloùdes e i ricordi
Oggi tre cose.
La prima è stata la Valle delle Farfalle, Petaloùdes.
Dalla strada si vedeva la Turchia.
Nella valle c’erano milioni di farfalle.
Io non ho simpatia per le cose piccole che volano e non posso controllare, però è stata un’esperienza.
Rosse quando hanno le ali aperte, tigrate e mimetiche quando si poggiano.
Diciassette anni fa, quando stemmo qui per due settimane (e per undici giorni piovve, e a Rodi non pioveva in maggio da nove anni, ci dissero) provammo ad andare a Petaloùdes in Vespa ma c’era la nebbia, e siccome ci avevano detto che probabilmente era troppo presto per le farfalle, alla fine rinunciammo.
La seconda cosa è stata un giro per le spiagge di Kolymbia, Afàntou e di nuovo Tsambika.
Caldo bellissimo, niente sudore, acqua stupenda.
Sono andata avanti di un bel po’ in «This body of death» di Elizabeth George.
A cena, siamo andati in un posto incredibile, non saprei nemmeno dire se rustico o semplicemente disadorno, con un panorama bellissimo sulle due baie di Afantou e Kolymbia.
La terza cosa è stata la ricerca del villaggio dove, a quattro chilometri da Lindos (strada che in uno dei quattro giorni di bel tempo facemmo a piedi sotto il sole a picco), alloggiammo nel 1993.
Tutto è cambiato, ci sono edifici e alberghi e villaggi nuovi.
Uno che ci sembrava potesse essere quello dove eravamo stati siamo andati a vederlo da vicino, e abbiamo chiesto informazioni alla reception.
Era tutto così diverso.
L’hanno rinnovato tre volte, ci hanno detto, e nel 1993 in quel tratto della baia di Vlicha c’erano solo loro e un altro villaggio che però avevamo visto un attimo prima e non ci aveva richiamato niente alla memoria.
Che sensazione strana.
Un evo fa.
Da quando siamo arrivati, ho messo gli occhi su una casa in vendita qui vicino, fra due campi dove vivono un po’ di asini, e ogni volta che ci passiamo dico «ah, ecco casa nostra».
Per scherzare, certo. Ma prima di ripartire telefonerò al numero indicato e chiederò quanto costa.
Comunque, dopo aver visto quel villaggio che forse era quello dov’eravamo stati nel ’93, Giovanni ha chiesto: «Mi promettete che se torniamo a Rodi un’altra volta e non abbiamo comprato quella casa, veniamo ad alloggiare qui?».
«Con l’animazione e l’orchestrina?», gli ha chiesto Marco. «E perché, poi, vuoi tornare qua?».
«Ah, be’», ha risposto lui. «Per la musica non c’è problema: sono abituato alla lirica dell’Arena con l’amplificazione».
E poi ha fatto il romantico: «Vorrei venire qui perché questo è un posto della vostra vita».
«Ma come vedi», ha detto Marco, «forse non è nemmeno più un pezzo della nostra vita».
Giovanni è rimasto un po’ zitto, e poi mi ha detto: «Mamma, sarà anche vero che non è più un pezzo della vostra vita; però potrebbe diventare un pezzo della mia».
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