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cervelli in fuga
Mentre ero in coda da McDonald’s con mio figlio per festeggiare il suo primo giorno alle medie, un’enorme tv trasmetteva le immagini di Sky.
C’era la Gelmini, che si vedeva – spigolosa, rigida, ruvida e aspra – ma non si sentiva.
Tornata a casa, ho letto che questa donna ha parlato di nuovo di quella scuola in cui, nel Bresciano, il simboletto della Lega è stato incistato in tutti gli elementi architettonici di una scuola: panchine, cestini per l’immondizia (qui, forse, in modo proprio) e pezzi d’arredamento.
Non è che quel simboletto sia stato sistemato con adesivi, no: se il supporto delle panchine è di metallo, per esempio, il simboletto è stato «ritagliato» nel metallo.
E dopo che – ieri – aveva definito un «estremismo» (che singolare scelta di parole) un’iniziativa senza precedenti nella storia repubblicana, cosa dice, oggi, la Gelmini?
Questo.
«Si protesti anche quando a scuola entrano simboli di sinistra».
Tesoro.
In un momento di affaticamento cerebrale, mentre i neuroni tentavano con qualche successo una fuga in solitaria, la cara deve aver visto qualche decina di scuole in cui la falce e il martello facevano da scolo di gronda sulla sommità dei tetti, ornavano in bassorilievo le spalliere delle sedie, occhieggiavano dalla predella delle insegnanti.
Non mi spiego diversamente parole – e logiche – così drammaticamente infantili.
E fa il ministro…
Mi permetta, Sgaggio: qui si vede il suo solito qualunquismo guerrafondaio comunista. E tutte le falci che vede in giro nei campi, le paiono casuali? E i martelli con cui vengono piantati i chiodi nelle scuole, sono lì per nulla?
Porpora, se ha ragione…
Forse colui che l’ha messa al posto in cui sta se l’è portata in una delle visite di cortesia che ogni tanto va a fare al suo caro amico Valdimir.
Forse…
Ma la falce e il martello sono molto demodé anche da quelle parti.
Chissà che a Pionerskaya, appena a nord di Vladivostok, non vada qualche imprenditore lombardo a costruire una scuolina zeppa di simboli della Lega nord.
oh, magari si sta rovesciando il mondo e, date le ampolle e il dioPo, il crocefisso risulta essere un simbolo di sinistra, con drammatiche sbattiture di gonne dei cardinali, che si dissocieranno su avvenire e osservatore, comunisti noi? ma il simbolo comunista per eccellenza, lo sanno tutti, è il banco! Lo occupi per un po’, poi passa a qualcun’altro…è uniforme, intercambiabile, funzionalista, stakanovista e szadoviano. Dispone alla disciplina ed alla produzione, senza sacrificare la ricchezza prodotta all’egoismo capitalista. E giù i bidelli, macchè simbolo comunista, il banco è roba nostra, territorio di caccia e controllo! No, simbolo comunista è la lavagna, metafora marmorea della muraglia (cinese, berlinese…), del tratto indifferente della storia e delle generazioni che si susseguono, sotto lo sguardo glaciale e fisso all’avvenire (l’altro) della sapienza e della cultura. Lento plana un cancellino sulla schiena del bambino.Si volta e con il dito teso si rivolge al compagno: ECCOLO ECCOLO IL SIMBOLO DEL COMUNISMO!! AIUTA I COMPAGNI, RISPETTA I COMPAGNI, SIEDITI VICINO AL TUO COMPAGNO, PORTA I COMPITI AL TUO COMPAGNO MALATO!! è Cuore, Cuore il colpevole! quel comunismo subdolo e cattolico, ammantato di eticità ed apparentemente frigido….e poi invece via, compagno di qua, compagno di là….
Mentre la Gelmini si autosucchia, come una mentos con gli occhiali, si impone nei corridoi il più funzionale e neomelodico ‘compare’…
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La Gelmini che si autosucchia come una Mentos con gli occhiali è un’immagine spaziale.