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aritmetica giornalistica
Andrea B., e lo ringrazio, mi segnala qualche singolarità giornalistico-aritmetica di questo pezzo.
Per una mia certa qual malevolente disposizione d’animo, mi vedo costretta ad aggiungere al conto un’incongruenza sintattico-grammaticale.
Va da sé che nella tragedia occorsa al conducente del bus né Andrea né io troviamo assolutamente niente da ridere, e che ci dispiace che l’uomo sia morto.
che cos’è questo «che»?
Per la parte sintattica riporto questo passaggio in cui viene fatta violenza al pronome relativo.
Difficile anche solo da immaginare, una zona che attraversa la statale.
cinque? no! sei
Per le questioni aritmetiche, ecco qui un passaggio in cui, invece che cinque come dice il titolo, i passeggeri vengono quantificati in numero di sei.
Forse potrebbe essere che nel conto dei passeggeri si mette anche il guidatore che purtroppo è morto.
No: li chiamano «pendolari»…
forse uno non s’è ferito?
Potrebbe essere che un passeggero non s’è fatto niente?
No.
I feriti son proprio sei su sei.
no, no: i feriti sono sei
Assodato, allora: i feriti sono sei.
Siamo tutti d’accordo.
no! i feriti sono otto!
Beh.
Insomma.
Proprio d’accordo d’accordo no.
In effetti, se 2+2+2+2 fa 8, allora – forse – i feriti sono otto.
Sì.
Otto.
Le due sorelle sono di Salerno.
(Aggiornamento serale: il pezzo è stato modificato. Accedendo al link che ho segnalato all’inizio di questo post si trova un articolo assai diverso.
Meno male che non mi sono limitata a trascrivere ma ho proprio «fotografato» i passaggi…).
XD
sei perfida in queste note
In realtà può capitare a tutti di sbagliare.
Il problema è che se nessuno, all’interno, se ne accorge vuol dire che l’organizzazione del lavoro ha qualcosa che non funziona.
E siccome l’organizzazione del lavoro è uno dei problemi più seri del giornalismo, con ricadute serie anche sul senso della professione, rilevare queste cose a me sembra importante.
E non per crocifiggere i colleghi.
Però se a distanza di qualche giorno il pezzo sulla giornalista iraniana è ancora esattamente scritto come ho riportato in un post di qualche giorno fa, vuol dire che la gente che lavora a Repubblica.it è poca, o è mal gestita, o che comunque c’è un problema.
BRRRRRRRRR
ma il cavallo?
Il cavallo si è suicidato.
pora bestia c’era da capirlo, avran chiesto a lui consiglio per le cifre e quello ha dato di matto.