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nuovi democratici
Se la destra c’è già – mi domando a volte – perché la cosiddetta sinistra si sposta a destra sperando di intercettare il voto di quelli di destra?
Ecco cosa leggo sul Corriere di Verona.
Parla il segretario provinciale del Pd.
Si chiama Giandomenico Allegri.
«Un meccanismo che premia chi è residente sul territorio da più anni per l’assegnazione delle case popolari non è uno scandalo».
Posto che la dichiarazione non venga smentita, io penso che abbia ragione.
Non è uno scandalo.
È una stronzata razzista.
Non l’hanno ancora capito quelli del PD? Se si mettono a fare quelli di destra per avere qualche voto in più, vengono fregati, perché la gente sceglie la destra autentica. Bisogna anzi rilanciare il progressismo. Ma il PD è un ectoplasma
Federica, per come li conosco io che ci abito in mezzo, quelli del pd non scelgono una politica di destra con lo scopo di intercettare i voti di quelli di destra.: quelli del pd fanno una politica di destra perché hanno una mentalità di destra.
Non tuttti, sia chiaro, bensì, tautologicamente, quelli che manifestano una tendenza politica a destra; di solito sono quelli dell’area ex-comunista.
infatti la “vera” destra sta pensando bene di fregarli con una “grande coalizione” da cui tenere fuori quelli che hanno le idee e l’identità politica chiara http://www.corriere.it/politica/10_agosto_23/udc-bossi-polemica_b971cb7a-aea4-11df-92e9-00144f02aabe.shtml
Ciao Federica, leggo solo oggi quello che hai scritto sul tuo blog qualche mese fa in merito alla mia intervista sul Corriere. Non capisco dove ci sia una frase razzista in quelle mie affermazioni. Io non ho parlato di differenza fra italiani storici e nuovi italiani. Quindi non vedo nessun razzismo. Puoi non essere d’accordo sulla proposta ma darmi del razzista mi sembra ingeneroso.
Giandomenico, benvenuto.
Credo che mi prenderò un po’ di tempo per risponderti come si deve, magari citando qualche mio vecchio post.
Grazie di essere passato per di qua.
Attendo. Sentirmi dare del razzista non è stata una bella sensazione. Poi non capisco cosa ci sia di “destra” ad affermare che per godere di alcune agevolazioni relative a servizi sociali si richieda alla persona di avere una residenza in quel comune da qualche anno. Lo prevedono anche le norme votate in comunità europea (anche dalla sinistra europea). Ciao
Hai ragione, ti chiedo scusa per la lentezza.
Quella che ho espresso qui sopra, ovviamente, è solo una mia opinione; ma questo lo sai già.
Nel metodo:
io penso che, al di là di quello che l’Unione europea possa aver votato con il concorso – o addirittura su iniziativa – della sinistra europea, a ciascuno di noi sia consentito ritenere che non necessariamente ciò che la sinistra ritiene e decide sia per definizione da condividere, anche se – come me – ci si ritiene persone di sinistra e completamente incapaci di virare a destra.
Nel merito:
a) in termini generali, ritengo che sia politicamente insensato cercare una sorta di «giustificazione da sinistra» alle scelte che appartengono storicamente alla destra.
A me pare che avendo noi tutti sdoganato – giornalisti compresi: non ho intenzione di declinare le responsabilità che mi appartengono in quanto pezzo di una categoria che considero colpevole di molte cose, ahimé – la retorica della flatulenza leghista, ciò che ci limitiamo a chiedere alla sinistra sia un po’ di politezza in più, ma contenuti ugualmente rudi, semplificati, binari, sì/no, on/off, ioTarzan/tuJane.
b) dare la precedenza a chi risiede è assolutamente inconcepibile per chi, come la sinistra, ha sempre pensato al mondo come un luogo in cui più che la provenienza conta la condizione.
Se di un appartamento ha più necessità un cittadino non residente che facciamo? Lo rimpatriamo?
Continuo a rimanere convinta che non esistano cittadini più uguali di altri, e sentire che indirettamente la ricostruzione del mondo della «mia» sinistra è questa mi fa accapponare la pelle.
Non posso dimenticare quel che fecero il Pd e l’Unione quando, nel 2007, il ventitreenne romeno Mailat aggredì e uccise Giovanna Reggiani. La Romania era entrata nella Ue il 1° gennaio di quell’anno, e Veltroni disse che fino a quel momento Roma era stata la città più sicura d’Europa. Venne introdotto un decreto legge che, per motivi di ordine pubblico, consentiva l’espulsione del cittadino comunitario. La stessa coa che ora, proposta da Sarkozy, viene stigmatizzata dalla sinistra italiana (e dalla Ue!!!) come esempio di razzismo; la stessa cosa che vuole Maroni.
Se poi il problema sta nel fatto che preferire – che so – i veronesi ai vicentini non è razzismo stricto sensu perché non esiste una razza veronese né esiste una razza vicentina (per quanto,se proseguiamo così, finirà che qualcuno prima o poi troverà il «germe» di una differenza genetica fra quelli di Cologna e quelli di Montebello), quel che ho da dire è che potendosi il criterio della precedenza anche applicare a persone straniere, mi sento di poterlo definire come un criterio discriminatorio, «esclusivo» (come contrario di inclusivo, intendo) e anche razzista.
Quanto al resto, io vedo pure una questione di lessico.
Da tempo, noto che la sinistra non ha più parole «sue» e usa quelle degli altri.
Tanto per dire: ricordo l’ultimo confronto tv fra Berlusconi e Prodi, quando Berlusconi sostenne che la sinistra osava addirittura sostenere che il figlio dell’operaio doveva avere le stesse opportunità del figlio del professionista.
Bene.
Non una voce si levò da sinistra, perché «uguaglianza» è una parola che non abbiamo più voglia di pronunciare né di sentire. Sappiamo che abbiamo perso, e usarla ancora renderebbe ancora più chiara la nostra sconfitta, perché nessuno ci seguirebbe. Le abbiamo preferito l’ideologia del «merito», che mai nessuno spiega cosa sia, e tutti noi invece usiamo come argomento per dirci da soli quanto meritiamo, e quanto poco meriti invece il nostro vicino.
Parliamo di «eccellenze» come se non ci fosse alcuna necessità di argomentare da quale punto di vista una cosa sia «eccellenza»; e cosa sia il «merito», che è sempre contestuale e ideologicamente contrassegnato.
Faccio un esempio che ho fatto mille volte: se un giornale vuole appoggiare la linea di un governo, per esempio, considererà più «meritevole» un servo sciocco che dice signorsì e si presta a fare da zerbino al potente, o un giornalista deontologicamente indisponibile alla servitù?
A sinistra parliamo di mercato, di competitività, di compatibilità; ci rassegniamo agli argomenti antimeridionalisti perché siamo convinti che portino voti, o forse perché sotto sotto siamo sempre stati antimeridionalisti ma prima ci sentivamo colpevoli ad ammetterlo, non so.
Non parliamo più di unioni civili fra persone dello stesso sesso; definiamo antidemocratica una protesta che impedisce di parlare a un «potente» (di vario grado, intendo), dimenticando che la violenza delle parole non è mai paragonabile alla violenza dei fatti.
Di seguito, se avrai la voglia e la pazienza di leggere, ti lascio alcuni link a post in cui ho detto due cose su questi argomenti; molti riguardano cose in cui la sinistra, o il Pd, non c’entrano direttamente (li allego solo perché immagino possano favorire la comprensione del mio punto di osservazione.
Ce ne sono molti altri magari anche più pertinenti, e ti prometto che appena li individuo te li segnalo.
http://www.federicasgaggio.it/2008/06/i-borsoni-le-bugie-e-lossessione-del-decoro/
http://www.federicasgaggio.it/2010/03/il-maestro-cacciato-e-il-razzismo-dei-giusti/
http://www.federicasgaggio.it/2009/08/e-chi-lavrebbe-mai-detto/
http://www.federicasgaggio.it/2010/01/giornali-e-razzismo2-litalianita-e-il-classismo/
http://www.federicasgaggio.it/2010/02/i-titoli-e-gli-inganni-o-%c2%abforza-etna%c2%bb/
http://www.federicasgaggio.it/2010/01/xenofobia-e-la-dose-accettabile-di-razzismo/
Non c’è niente di personale in quel che dico, se non il fatto che personali – e perciò discutibilissime – sono le mie opinioni.
Che sono, poi, le opinioni di una donna che non sa più dove guardare, politicamente, per sentirsi rappresentata.
Che non riesce a credere che la rappresentanza territoriale abbia un senso qualunque, perché presuppone l’esistenza di un interesse comune di un territorio che invece non c’è.
Grazie per la tua pazienza.
Federica
Capisco il tuo smarrimento in una politica che sembra, sempre di più, non rispondere alle esigenze dirette dei cittadini. E su questo sono sempre disposto a confrontarmi. Ripeto, io non ho fatto differenze di razza o di nascita nella mia riflessione. Ho solo portato alla discussione un ragionamento diche mi sembra di “buon senso”, che vale per gli italiani e per i nuovi italiani nello stesso modo. Che sia cioè possibile, nel momento in cui una comunità decide di investire in edilizia popolare, che ci sia la possibilità di dare una priorità, quindi non escludendo nessuno, alle persone che da un certo tempo risiedono in quel territorio. Lo si è fatto e lo si fa tutt’ora per evitare un fenomeno, il “nomadismo” della casa, già presente negli ultimi 30 anni, cioè molto prima che la Lega nascesse.
Su questo criterio si può essere d’accordo o meno, mi auguro, senza scadere nell’accusa di razzismo o di rincorsa a temi cari alla Lega. Non c’è nulla di personale se non l’accusa di razzismo che non accetto.
Tolta dal tavolo questa accusa sempre pronto a confrontarmi su tutti gli altri temi.
Ti posso ricopiare quel che ho scritto sopra: lo so che tu non hai parlato di «razza», ma l’argomento – a me sembra – è un po’ debole per i motivi che ci sono nel passaggio che ricopio qui sotto:
«Se poi il problema sta nel fatto che preferire – che so – i veronesi ai vicentini non è razzismo stricto sensu perché non esiste una razza veronese né esiste una razza vicentina (per quanto,se proseguiamo così, finirà che qualcuno prima o poi troverà il «germe» di una differenza genetica fra quelli di Cologna e quelli di Montebello), quel che ho da dire è che potendosi il criterio della precedenza anche applicare a persone straniere, mi sento di poterlo definire come un criterio discriminatorio, «esclusivo» (come contrario di inclusivo, intendo) e anche razzista».
Grazie.