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ladri terroni, viva il giornalismo
«Maturità con lode
Al Sud il doppio che al Nord
Il top in Puglia: 631. In Lombardia? Solo 256»
Cosa vorrà mai dire quel che scrivono qui, dunque?
Che al sud rubano? Che al sud sono ladri? Che al nord – «solo» 256 lodi, poveri tesori – sono onesti?
Trovo completamente insopportabile il tacito sottosenso di pezzi giornalistici come questi.
Testimoniano la più acritica subalternità culturale (se «cultura» è una parola che qui ha senso) alla feroce vulgata leghista, e senza nemmeno argomentarla.
Servitù inconsapevole alla dittatura di chiavi interpretative violente, brutali, ingiustificate, ideologiche, funzionali all’instaurazione di un nuovo senso comune che ambisce a trasformarsi in buon senso, in «dai, lo sanno tutti che è così».
Non smetterò mai di stare male per la responsabilità enorme che portiamo noi giornalisti.
Non smetterò mai di stupirmi per la leggerezza con la quale ce ne dimentichiamo.
Non potrò mai smettere di pensare che sono anche il nostro servilismo, consapevole o no, la nostra assenza di spirito critico, e la nostra mancanza di capacità/volontà di decrittazione degli eventi a condannare a morte questo Paese.
Update del 9 agosto: il pezzo è stato cambiato, e il titolo pure.
ma pensare per una volta che ci sia almeno una parte di verità e che ci sia un diverso atteggiamento nei confronti delle regole, no?
Benvenuto, Andrea.
Se me lo argomentano posso anche leggere, ascoltare, dibattere e decidere se essere d’accordo o no.
Se lo implicano – ma senza dire – posso solamente obiettare quel che ho obiettato nel post.
Il tuo commento, d’altra parte, a me sembra sottintendere esattamente un «dai, lo sanno tutti che è così».
E quel che ho da dire su questo è che no, io non lo so.
E sai cos’è che mi sembra curiosissimo?
Che molti fra coloro che a buon diritto potrebbero definire se stessi o essere da altri definiti qualcosa di simile a un intellettuale spesso argomentano con i «dai, lo sanno tutti», o peggio ancora «vorresti negare che…?».
Tra l’altro, quel che dici senza dire – che i professori, in ragione del loro diverso atteggiamento nei confronti delle regole, hanno barato, regalando lodi a chi non meritava – è generico, non giustificato, non argomentato e – secondo me – razzista.
Magari mi sbaglio.
Ma questa è la mia opinione, perdonami.
E’ statisticamente improbabile che la differenza tra il numero dei maturati con lode in lombardia e quelli in puglia sia dovuta al caso. Quindi ci deve essere una causa. Hai qualche idea al riguardo?
Ciao
Anam
Benvenuto, Anam.
Sì. Per esempio, non c’è nulla che smentisca l’ipotesi che al sud abbiano dato i voti corretti e che invece al nord abbiano «castrato» i ragazzi per adeguarsi alla retorica meritocratica-«antilassista»-velofacciamovederenoicomesifa, per puro atteggiamento nordista-servile (oh, sì, il governo ha ragione, dobbiamo segarli tutti, vogliamo la scuola di una volta, quella bella scuola classista dei bei tempi andati).
Visto che il problema delle ipotesi non pare essere la loro credibilità, o la necessità di argomentarle, ma solo che esse abbiano una parvenza di senso comune da fare diventare buonsenso (e poi, come piacevole ricaduta, giù tutti a dire che i terroni son bastardi), la mia ipotesi qui sopra ha lo stesso grado di attendibilità delle implicite affermazioni antimeridionaliste contenute nel pezzo e nelle domande provocatorie dei commenti qui sopra.
«È statisticamente improbabile», chiedo scusa, non è un argomento analiticamente e politicamente capace di contestualizzare la complessità.
Ps. Siccome considero inutile e controproducente prenderle sul serio, come se esse avessero un senso che merita di essere contestato e non fossero, invece, frutto perfido, velenoso e malato della malattia grave del mio Paese, non risponderò più a commenti che contengono – esplicite o no – tesi razziste.
Chiedo scusa, ma a volte una persona deve fare delle scelte.
sarebbe interessante, Federica, verificare ex post -tipo fra 5 anni- come è andata la vita dei maturati del sud e quelli del nord, quanto il contesto tenga in conto quel cento, quanto opportunità diverse apra…al di là delle spiegazioni classicamente razziste, quello che posso rimproverare al giornalistismo è la raccolta del dato rendendolo completamente avulso dal contesto e quindi dal suo senso. Banalmente, mettendo i numeri in assoluto e non in percentuale (facendo riferimento al totale della popolazione e della popolazione scolastica, ad esempio….) non possiamo fare un confronto che, per quanto artificiale, per lo meno rende i dati un pochino omogenei.
E così a dare la tetta al razzismo, vecchio e bavoso e insieme bambino, sempre ululante ed impaziente, ci si mette anche l’incapacità -la cialtroneria, translatitudinaria. e la superficialità colpevole, l’ignavia.
v
Nel mio piccolo mondo un intellettuale è esattamente uno che oppone argomenti al «dai, lo sanno tutti».
Ottimo post, Federica, come sempre.
Però….. certo che dare implicitamente del razzista ad una persona che non si conosce in base ad un commento di tre righe, lo trovo quanto meno… azzardato.
Ad ogni modo, ci tengo a precisare solo due cose.
Innanazitutto la mia definizione “stastiticamente improbabile” era riferita all’ipotetica casualità dell'”evento” (le differenze tra le due regioni); questa non è un’argomentazione opinabile, ma bensì un FATTO. Qualsiasi studente di statistica ti potrà confermare che, più le popolazioni di riferimento sono ampie, più le differenze tra esse tendono ad annullarsi; se così non è, vuol dire che c’è qualcosa che causa queste differenze.
Quindi il problema c’è e visto che il voto della maturità ha valore legale (viene preso in considerazione nelle selezioni per l’accesso all’Università, nei concorsi, ecc), non è neppure di poco conto; il luogo di nascita NON PUò (non dovrebbe) essere una variabile che influisce in modo così pesante sui voti scolastici.
La mia domada era sì provocatoria, ma nel senso che volevo far notare che va bene evidenziare il qualunquismo razzista, ma poi bisognerebbe anche provare a proporre qualche spiegazione alternativa (so che non è facile eh…) Tra l’altro credo che le persone che dovrebbero occuparsene, i funzionari del Ministero dell’Istruzione in questo caso, se ne strabattano altamente…
Saluti
Anam
Anam, si parla di numeri comunque bassi. Statisticamente fatico a inferirne qualcosa di significativo.
Quanto alla spiegazione alternativa che mi chiedi, io non sono tenuta a darne per molti motivi, il primo dei quali è che da coloro che diffondono i dati io – come te, del resto – non vengo messa in possesso di chiavi interpretative.
Posso solo pensare «oh, i soliti terroni ladri» o «ah, la solita ideologia finto-meritocratica e piagnona nordista-governativa».
Io, da qui, posso solo dire cosa penso del modo in cui certe notizie vengono scritte. Posso solo parlare del tipo di domande che autorizzano a farsi.
E pezzi di questo genere, che sottintendono interi universi di cose non dette ma condivise a gomitate tipo in osteria, si prestano a tante domande.
Non ho detto che tu sei razzista, però; ho detto che non risponderò a commenti che contengono tesi razziste, esplicite o no.
Vittorio, hai perfettamente ragione.
Non c’è solamente la dimensione quantitativo-formale.
C’è una dimensione sostanziale – le opportunità che si aprono, le porte che si chiudono, il senso dei voti e del futuro – con la quale vanno fatti i conti.
Bravo. Hai proprio ragione.
Jacopo, grazie.
@Anam: il discorso sulla casualità, se non è riferito a qualche test di significatività, è del tutto astratto; a quale livello di aggregazione territoriale, poi?
I numeri, inoltre, sono così bassi, come nota Federica, che non riesco proprio a vedere il problema dal punto di vista sostanziale: è vero che è il doppio in percentuale, ma in valori assoluti al Sud prende la lode uno studente su cento in più… Mah!
@ Andrea: mi sfugge completamente, porta pazienza, il tuo riferimento alle “regole”: di quali regole stai parlando, nella valutazione – inevitabilmente soggettiva – che un insegnante deve dare di un candidato?
Terzo punto: sarà un caso che questo punto è messo in rilievo solo dal Corriere, giornale che di recente si è distinto oltremodo per le sue posizioni “nordiste”, e non da Repubblica o dalla Stampa?
La ‘natura’ dell’articolo la si coglie nell’immediato confronto di un titolo rovesciato. Chissà cosa penserebbero i lettori di fronte a
«Maturità con lode
Al Nord il doppio che al SUd
Il top in Lombardia: 631. In Puglia? Solo 256»
Ossai probabilmente non penserebbero all’anomalia statistica ma alla maggior preparazione degli studenti del nord, ossia alla conferma delle proprie convinzioni.
E un giornalismo che conferma le convinzioni dei lettori è utile al potere, non ai lettori.
“L’indagine Pisa (Programme for International Student Assessment), funzionale ad accertare con periodicità triennale i risultati dei sistemi scolastici in un quadro comparato, ha consegnato una fotografia della istruzione italiana preoccupante: il punteggio medio degli studenti italiani nelle diverse scale complessive è sempre inferiore alla media Ocse. […] Una analisi più attenta dei risultati del programma (quale quella operata daall’Invalsi sulle performance italiane) è utile per estrapolare alcuni dati che meritano un approfondimento ulteriore. Emerge chiaramente un marcato divario di rendimento qualitativo tra studenti del Nord e studenti del Sud: gli studenti del Nord-Est si collocano al di sopra della media Ocse, quelli del Nord-Ovest al livello della media, quelli del Centro leggermente al di sotto e quelli del Sud e del Sud Isole nettamente al di sotto della media Ocse.E’ ovvio che non vi è una differenza genetica o razziale tra i ragzzi italiani: la ragione è da ricercarsi nella qualità delle scuole. La ricerca ha dimostrato che la varianza dei risultati è in parte spiegata dalla varianza del tipo di scuole (risultati dei licei migliori di quelli degli istituti tecnici, a loro volta più elevati di quelli raccolti negli istituti professionali), ma non è assolutamente spiegat dallo status socioeconomico della famiglia”. Mariastella Gelmini, Maurizio Sacconi: “Italia 2020. Piano di azione per l’occupabilità dei giovani attraverso l’integrazione tra apprendimento e lavoro”, documento pubblicato il 16 giugno 2010.
Attenzione: l fatto che gli studenti del Sud abbiano in media un rendimento più basso di quelli del Nord non implica che non possa esserci al Sud un numero di secchioni più alto che al Nord.
Nota: è curioso che in un documento governativo si debba spiegare l’ovvio, ossia che non ci sono differenze razziali tra ragazzi del Sud e ragazzi del Nord.
Il documento è qui: http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/56F52DEC-F9A1-4D48-BCF0-C3C444251A37/0/pianogiovani_web.pdf
Sai una cosa che mi viene da dire, Giulio?
Che locuzioni come «rendimento qualitativo» mi sembrano ossimori insignificanti.
Per esempio.
(Avverto che sarò terra-terra).
A scuola, durante la lezione di geografia, un giorno la maestra di Giovanni spiegava il Carso.
Giovanni fece una battuta coll suo compagno di banco: «Ma secondo te c’è anche il Metacarso?».
La maestra sentì e gli diede una nota per avere tenuto un comportamento improprio (e io firmai la nota scrivendo il nome di «Metafederica Metasgaggio»).
Ecco. Era una battuta non offensiva né impropria, direi.
Anzi, aveva una ua vena di piacevolezza e di gusto intellettuale.
Poteva, comunque, essere bellamente ignorata.
Come posso, io, sperare che le quantificazioni qualitative (ossimoro intenzionale) riescano ad essere depurate delle componenti individuali, relazionali, pregiudiziali?
Ovvero: che strumenti ho, io, per credere nei numeri che mi vengono dati?
Se c’è da risolvere un’equazione, non faccio fatica a capire chi la risolve e chi no.
Ma quando la quantificazione è, per esempio, relativa alla comprensione di un testo, come posso io prescindere dalla conoscenza della lingua che ha colui che ha scritto il testo, dalla sua sensibilità linguistica, e dalla struttura formale del suo tipo di apprendimento?
Per dire. L’inglese si può imparare partendo dalle strutture sintattiche, come facevano alle medie ai miei tempi; oppure a partire dal parlato e dallo scritto.
Questo comporta un avvicinamento formale del tutto diverso alla stessa lingua, e di fronte a un test di comprensione di un testo i risultati di chi ha studiato nell’uno o nell’altro modo saranno considerevolmente differenti.
Infine.
Mi domando a che bisogno rispoinda – a che bisogno vero, intendo; e a che idea di mondo – la compulsione a misurare, a quantificare.
A cosa serve la graduatoria?
Qui non si tratta di allargare il numero delle variabili, secondo me, fino a ricomprendere cose come l’«intelligenza emotiva» (idea interessante: peccato che rappresenti il tentativo di traduzione quantitativa di universi non quantitativi, e per ciò stesso per me descrittivamente e analiticamente insignificante. Per me, eh); non si tratta di allargare a dismisura le variabili con siderate, nella speranza che, inglobatene migliaia, la mia analisi di tipo «metrico» sia il più precisa possibile.
Qui, per come la vedo io, si tratta di rassegnarsi al molteplice, al discrezionale, al complesso, al variabile, al «de gustibus».
Cosa vuol dire «bravi»?
Bravi a fare cosa, e a che scopo?
Questo m’interessa.
La graduatoria mi insospettisce perché funzionale a una risistemazione del mondo in cui la logica (genericamente) redistributiva discende da logiche formali e ideologiche mai esplicitate.
domanda che mi sorge spontanea..ma sei mai stata al sud?conosci VERAMENTE la realtà del sud? da quel che scrive pare tu abbia il paraocchi e che vedi razzisti ovunque!
Perfino una semplice statistica da te è vista come razzista, quando i numeri non hanno nulla a che vedere con il “politically correct”.
A me un articolo così fa venire la rabbia, perchè grazie a idee come queste i problemi di giù non verranno mai risolti!
Federica, domandi: “Come posso, io, sperare che le quantificazioni qualitative (ossimoro intenzionale) riescano ad essere depurate delle componenti individuali, relazionali, pregiudiziali?”.
L’unica risposta possibile, nel caso specifico, è che i metodi usati da Pisa e Invalsi per fare le loro “quantificazioni qualitative” sono pubblici.
Faccio un’altra osservazione sul brano che ho citato da documento di Gelmini e Sacconi: il “Nord-Est”, i cui studenti sono così “bravi” da stare sopra la media Ocse, comprende: una regione a statuto speciale (Friuli-Venezia Giulia); due province autonome (Trento e Bozen); e se non sbaglio anche la “rossa” Emilia Romagna). Scrivere che “la ragione [delle diseguaglianze nelle prestazioni degli studenti] è da ricercarsi nella qualità delle scuole” significa ignorare il fatto che non contano solo la scuola e la condizione socioeconomica delle famiglie, ma anche la politica degli Enti locali (servizi, biblioteche, edifici…).
Le valutazioni, le graduatorie eccetera servono, di solito, a distribuire le risorse. Anche Robin Hood, se voleva essere sicuro di rubare ai ricchi per donare ai poveri, doveva fare le sue graduatorie.
ciao federica, non posso fare altro che condividere ciò che hai scritto!
Sì, sono d’accordo con te, Giulio, sulla necessità di considerare il contesto.
E non è per amor di polemica se mi fa riflettere questo: saranno anche pubblici, i metodi Pisa e Invalsi; ma il fatto che siano pubblici non garantisce:
a) che essi siano necessariamente condivisibili; e – cosa ancora più importante – che
b) che su di essi non venga edificata (come scrivevo prima) «una risistemazione del mondo in cui la logica (genericamente) redistributiva discende da logiche formali e ideologiche mai esplicitate».
Kadabra,
sì, sono stata al sud.
Non so se conosco VERAMENTE i problemi «di giù» con la stessa profodnità con cui li conosci tu, naturalmente.
In più, sono assolutamente convinta che conoscere i problemi non dia alcuna garanzia del fatto che chiunque conosca i problemi li veda allo stesso modo e intenda risolverli allo stesso modo.
Il «politically correct» è esattamente quel che quei numeri propagandano, Kadabra; non quel che scrivo io.
Infine.
Le statistiche non sono mai «semplici».
I numeri dicono quel che si desidera far dire loro, a seconda degli altri numeri con cui li si connette e a seconda dei concetti coi quali li si mette in relazione.
forse in un villaggio turistico..
aldilà di questo, mi pare evidente che tu non abbia mai studiato statistica, dal momento che è basata su teoremi matematici dimostrabili che non danno adito ad opininabilità alcuna.
Inoltre tu dici che i numeri sono bassi, in realtà in statistica con n > 30 dove n è il numero del campione soggetto a indagine si può parlare di grande campione e come tale presenta tutti i crismi per considerare valida l’indagine.
Qui si va oltre e si considera la popolazione in toto e non solo un campione, pertanto ciò che ne emerge è incontestabile.
I numeri non hanno colore politico, sono numeri.
allora.tu federica,dici di essere stata al sud?ma dì un pò,sei stata nei soliti posti turistici dove tutto è bello e tutto splende? il sud ha molte sfaccettature che solo chi ci nasce e ci vive conosce molto bene.é facile dire che si è convinti che conoscere i problemi che attanagliano il sud,non sia garanzia che chiunque li possa capire e cercare di risolverli allo stesso modo!! ovvio,ci sono tante,troppe persone a cui piace avere la testa sotto la sabbia,come gli struzzi in là del loro naso non sanno guardare,oppure come si dice dalle mie parti,perchè io sono del sud,”chi ten i pier caur,nun pens alat” !! traduco,perchè altrimenti vi risulterà difficile capirlo: chi stà con i piedi caldi,se ne frega di chi non li ha! e scusatemi ma di tutti i commenti che ho letto,con attenzione,anche perchè mi riguarda da vicino,ne salverei solo un paio!! per il resto nun capit nient!! complimenti comunque a Kadabra e Anam,opinioni sensate
Kadabra, e Noemi.
La vostra arroganza e la facilità all’insulto non mi piacciono.
Conosco il pezzo di sud vero di cui sono originaria.
Chissà se supererei il vostro esame di purezza.
Su Internet io resto sempre stupita per una cosa: la velocità con la quale si sputa in faccia agli altri.
«Sarai stata nei villaggi» (ergo: «Io non so assolutamente niente di te, però ti dico che parli di cose che non conosci, perché se le conoscessi avresti la mia idea e non la tua»).
«Di sicuro non hai studiato statistica» (ergo: «Io non so assolutamente niente di te, però ti dico che parli di cose che non conosci, perché se le conoscessi avresti la mia idea e non la tua»).
La cosa sorprendente è che l’argomento ha come unica base la «conoscenza», come se – appunto – la conoscenza fosse garanzia del fatto che i problemi si vedano allo stesso modo e si risolvano allo stesso modo, e non fosse invece l’unica vera possibile base per dialogare.
Il dialogo è demolizione, esibizione di sufficienza.
E quando poi anche si ammetta – vedi Noemi – che i problemi possono essere giudicati in modo diverso, ciò si ritiene possa avvenire unicamente per il fatto che chi la pensa in modo diverso da noi – che «conosciamo» ciò di cui parliamo – è uno che ha:
a) i piedi al caldo; e
b) la testa sotto la sabbia.
Un coglione privilegiato, insomma.
A queste logiche non ho niente da replicare.
Discutete pure da soli.
federica, la sola arrogante qui sei tu.
Non accetti idee che differiscano dalla tua, nemmeno quando ci siano dati alla mano che dovrebbero farti riflettere.
Ok, il blog è tuo e ci scrivi ciò che ti pare, ma non accusare chi ti commenta di insultarti.
L’unico insulto qui è all’uso della ragione, data la tua perseveranza nel credere sbagliate le statistiche che non danno credito alle tue ipotesi, quando onestà intellettuale imporrebbe il contrario.
Dai vari post che pubblichi sembri volerti ergere a paladina della democrazia, in realtà invece hai atteggiamenti da regime, effettivamente consoni a personaggi che nella storia grazie alla scusa della democrazia il regime l’hanno creato per davvero.
Vedo che, come in ogni blog/forum che comincia ad avere un certo successo, stanno arrivando i trolls… Personalmente, Federica, smetterei di rispondre a commenti che non hanno contenuto e li terrei d’occhio; così, per non rischiare di perdere quelli che hanno voglia di capire e discutere veramente
maroc, non si tratta affato di trolling, e il tuo consiglio è completamente contro la liberta di pensiero e di espressione.
Se per te discutere veramente vuol dire rispondere solo a coloro che la pensano come te, la discussione diventa sterile e senza alcun significato.
Sicuramente più semplice da sostenere per chi non ha argomentazioni…
mi dispiace che tu bolli come razzista un semplice invito a considerare come possibile, almeno parzialmente, un’ipotesi che tu neghi ideologicamente.
capisco che vivere in terra leghista non sia facile e che stimoli reazioni sopra le righe.
ma per quanto mi riguarda arrivederci a tempi migliori
Arrivederci.
e il troll prese a mazzare il formicaio con un’enfasi apparentemente esagerata, sollevando polvere e tambureggiando il suolo, così che le albicocche intorno presero a cadere in gran numero, staccandosi dall’albero senza rumore. Agitandosi intorno al suo obiettivo, il troll calpestò le albicocche e quando affamato si rivolse verso l’albero, si accorse che non ne era rimasta nemmeno una. Cercò (rattristato, ma senza darlo a vedere, perchè comunque le telecamere se le sentiva continuamente addosso) nei suoi piccoli santi libri una possibile soluzione, ma oltre ad offrire ‘i vantaggi dell’agire razionale’, quei parallelepipedi di fogli sovrapposti non avevo niente da offrire.
Diede altri due colpi al formicaio, ma le due piccole formiche, che trasportavano piccoli bradelli di albicocca, schivarono con cura i colpi e tornarono giù, al lavoro.
I fari si spensero sul troll. Forse domani ne giriamo un’altra. Per adesso a letto, pieno di inutile nervoso.
v
Vittorio, no, non farti venire il nervoso.
😉
Anche nel campo culturale esistono due italie.
Anziche’ cercare di capirne i motivi, non sarebbe auspicabile una sana secessione? un regno borbonico del tutto indipendente da quei razzisti padani.
Che bello sarebbe per noi nordici non essere piu’ costretti a cercare le parole giuste per evitare di suscitare mormorii di larvata permalosita’ da parte dei sudisti.
Del resto, la separazione e’ una sorta di riparazione al torto fatto a nordici e sudici da quel gran delinquente che fu garibaldi nel 1860.
chiedo scusa, intendevo dire sudisti.
Le scuse di chi chiama «sudici» le persone nate al sud non sono accettate.
Secessione o no, fino a che si scrive qui dentro chiunque è tenuto a cercare le parole giuste, e non per evitare i «mormorii di larvata permalosità da parte dei sudisti», ma per rispettare la padrona di casa. Che sono io.
Sudicio sarai tu, Aristarco.
Chiedo di nuovo scusa.
Tuttavia se rilegge cio’ che ho postato capira’ dal contesto (ho accomunato quelli del nord e quelli del sud) che il mio e’ stato proprio un lapsus. Non sono cosi’ cinico da impostare una provocazione giocando sulle parole.
Non sono poi solito offendere cosi’ platealmente e in modo cosi’ plebeo alcune categorie di persone. Inoltre detesto i luoghi comuni e le frasi fatte, inventate da qualcuno e poi riutilizzate nel gergo corrente dall’opinione pubblica.
Spero che anche lei non intendesse veramente darmi del sudicio.
Forse ogni tanto lo sono esteriormente, ma mi sono sempre sforzato di non esserlo intimamente, come tutti insomma.
Buona serata
Aristarco