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idolatria e isolamento
Dal blog di Jacopo Nacci:
… quando l’osservatore pubblica le sue osservazioni sul suo blog e poi le segnala sul social network, oppure quando riporta sul social network un link a osservazioni di altri osservatori, se per caso nel titolo compaiono nomi forti sul piano dell’idolatria – per esempio “Saviano”, o “Travaglio”, o “Vaticano” – molti frequentatori del social network, a seconda di quello che suppongono sia lo schieramento ideale del tenutario della bacheca, cliccano su “mi piace” o lasciano commenti ancorati al piano dell’idolatria, proprio sotto link che rimandano a osservazioni che mettono sotto processo analitico il piano dell’idolatria.
Questo comportamento mostra come l’idolatria e il tifo che ne consegue vengano dati per scontati – e qualsiasi altro approccio escluso a priori o denigrato –, e come generalmente si supponga che nessuna osservazione linkata sia in effetti un’osservazione, bensì una mera riproposizione di un’informazione – l’Informazione è un altro idolo potentissimo – e che quindi, collegato a quel link, non vi sia nulla da leggere più di quello che si è già acquisito tramite altri canali d’informazione.
Consiglio di leggerlo per intero, questo post.
Grazie!
A me sembra molto interessante.
Lo condivido.
La questione della solitudine, e della mancanza di «popolo» – che è poi questione che ha a che vedere con l’identità e l’appartenenza – è cruciale.
L’unica identità (nel senso di «comunanza») possibile è quella sullo slogan, sulla – per citarmi, chiedo scusa – sulla «democrazia della paletta».
Ma non si mette in comune niente se non – come dici tu – i frammenti di informazioni non spiegati che coprono una nebulosissima area di senso nella quale a volte ci piace fingere di ritrovarci.