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cittadini contro giornalisti: ma che bel risultato
Copio (dalla mia replica a un commento a un mio post precedente dedicato allo sciopero dei giornalisti, chiedendo scusa per il turpiloquio. Il commento mi segnalava – e ne ringrazio Matteo – quest’intervento di Zambardino dal quale prendo solo spunto. Questa, insomma, non è una controargomentazione al suo pezzo).
Ecco.
A me dell’unità sindacale in se stessa non fotte un cazzo.
Ho già scritto che proporre di raddoppiare milluplicare enneplicare mazinghizzare i giornali non serve a una mazza finché non ci si interroga sul senso dell’informazione e sui meccanismi di produzione dell’informazione.
Distribuire gratuitamente giornali fatti coi piedi a me sembra che non serva a un cazzo.
Sostenere che sia utile è una totale idiozia.
Sostenere che editori e giornalisti siano – possano essere/debbano essere – dalla stessa parte è una totale idiozia.
E il corporativismo non c’entra un beato accidente.
Chiedo scusa per la passione, ma sono veramente stufa agra di argomenti giovanilisti modernisti superisti webbisti retisti yeah come siamo fichi fichi fichi noi che c’abbiamo il futuro davanti.
E, Zambardino permetta: sostenere che la libertà dei giornalisti sia altro da quella dei cittadini significa essersi mangiati in un solo boccone decenni di riflessione sul senso della professione giornalistica.
Che i giornalisti siano servi, oh mio dio, questo è dannatamente vero, per moltissimi di noi.
Ma dire che la libertà dei giornalisti non è quella dei cittadini implica la considerazione che i cittadini possano fare a meno dei giornalisti (in generale, dico; non quelli dei giornali e basta).
E questa per me è un’affermazione semplicemente fascista.
sai cosa mi sta realmente preoccupando? LE libertà. Credevo che la libertà fosse abbastanza univoca. Che la Costituzione garantisse ai cittadini la libertà in modo unitario e indifferenziato. A quanto pare c’è chi è un po’ più libero degli altri e soprattutto c’è chi deve esserlo. C’è chi è legittimamente impedito a non essere libero. Anche se io mi fermerei a impedito.
Il fatto che certo giornalismo segua la scia e che un Mimun dica certe cose (per tacere di MInzolini) è un momento estremamente basso del giornalismo che non sa concepire più se stesso al di fuori del chiacchiericcio e del gossip.
Siamo sicuri che è la libertà d’informazione che temono di perdere i giornalisti? Siamo sicuri che non mirino a potersi fare i cazzi di chiunque senza più la minima remora? Che già ne han pochine. Siamo sicuri che questa frasmmistione tra lo pseudo giornalismo e la pseudo politica non sia in fondo espressione della medesima malattia?
Frequento il tuo blog da un tot, non molto vero, ma un tot. Mi pare di poter dire che hai il merito di concepire la tua professione appunto con professionalità, i fatti innanzi tutto. Ora mi domando se certi argomenti di certi TG siano fatti e non piuttosto pippe mentali. A quelle il bavaglio no eh!
anche qui, secondo me fraintendi.
Secondo me, Matteo, non fraintendo affatto.
La libertà dei giornalisti è anche (non solo) una questione di categoria. Se i cittadini non capiscono che la loro libertà passa attraverso, e in gran parte dipende, da quella di alcune categorie più cruciali di altre (o caricate di maggiore responsabilità) come quella dei giornalisti (ma anche dei lavoratori della scuola, dell’università…) il problema non è dei giornalisti. E’ dei cittadini. Per questo mi fa molta paura.
Grazie per quello che scrivi.
Grazie a te, Anna.
Mi consoli dopo gli insulti.
Tra l’altro rilevavo che la differenza fra libertà di informare (dei giornalisti) e diritto di esprimersi (dei cittadini) – i.e. i giornalisti non sono cittadini e viceversa – la fa Berlusconi.
Non è curioso?