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con lui marchionne tace
La cosa incredibile è che non senta il dovere – politico, civile o morale, faccia un po’ lui – di dire niente. Niente.
Nominato ministro la settimana scorsa dopo due udienze alle quali, da imputato, non s’era presentato perché impegnato nell’attività parlamentare, ora invoca il «legittimo impedimento», e niente dice della prodigiosa concomitanza.
Gli operai di Pomigliano scioperano (perdendo la paga di un giorno, questo va pur ricordato) e si sentono dire da Marchionne che hanno deciso di restare a casa solo perché c’è la partita dell’Italia.
Un uomo politico appena nominato ministro evita un’udienza di un processo in cui è imputato (e in prospettiva evita l’intero processo), e nessun Marchionne – intendendo con «Marchionne» qualcuno che abbia il potere di modificargli la vita – dice alcunché.
Quelli che protestano, o anche solo rilevano la circostanza, hanno tutti meno potere di lui.
Significherà qualcosa.
il marchionne come aggettivo! Non fare il marchionne….eccolo lì, è diventato marchionne…credevo fosse più sensibile, invece è proprio un marchionne…domani mi sa che sarò marchionne, perchè mi sono proprio stufato….ce ne fossero di persone morali e marchionne come lui!….al mondo ci stanno i fessi ed i marchionni….studia studia piccino mio, che da grande sarai rispettato e marchionne…
in effetti è una valenza semantica che si potrebbe esplorare…i marchionni salvano il mondo, ma chiedono che in cambio il mondo si redima e cambi vita. Sennò mi spiace, torno nello spazio o nell’iperuranio o in qualsiasi altro altrove. Essere marchionni significa velare un po’ di immusito risentimento (vicino ad un’espressività da capriccio di un preadolescente alle prese con i primi passaggi all’età adulta, per cui percepisce la nudità delle regole e la libertà che improvvisamente gli si pone davanti, ma allo stesso tempo rivendica quella dipendenza coccolosa che i capricci e l’impuntatura con il labbrotto inferiore vibrante rendono percorribile e praticabile), sì ecco, velarlo sotto un approccio razionalissimo ed efficientissimo alla realtà. Essere marchionni significa magari avere ragione (o un po’ di ragione), ma utilizzare questo vantaggio con modalità antipatiche e prepotenti, così da perdere i reali contorni della questione, i pezzettini di situazioni e relazioni, per saltare senza felicità alcuna in un iperrealismo da ipermercato: offertissime, occasionissime, attimini da cogliere al volissimo, commessi che scattano e cassiere che certificano l’uscita. Niente pausa pranzo, ma ricordati di andare a fare la spesa. Sennò vado nel mio angolino preferito del mio yachtino preferito e non ti parlo più per ore ed ore.
Essere marchionni io non lo vorrei essere.
v
😉
Che bello!
(Sul po’ di ragione mi sa che – un po’ – dissento)…
il ministro “paracadutato” che invoca il legittimo impedimento è l’ennesimo gradino, a scendere, che questa classe politica sta percorrendo in una direzione dove il fondo sembra non arrivare mai.
sempre più disgustosa, la politica, o meglio QUESTA classe dirigente, al punto di essere costretti a leggere soltanto le pagine di cronaca cittadina o di cambiare canale a favore di una televendita.
Piuttosto.
A
sì Federica, giusto, nel caso pomiglianense non me ne sono accorto, di ragioni. Penso a tante situazioni della vita e del lavoro in cui ci si trova ad avere un po’ di ragione, magari anche molta, ma poi, tra i tanti modi che si possono usare, ci si mette a fare i marchionne….
v
Eh già.
E hai ragione da vendere anche tu, Aldo.
Vien voglia di andare al mare per sempre.