io ricco fare quel che voglio

Tornando a casa dal lavoro sono passata da piazza Bra, zona pedonale e perciò vietata al traffico da molti e molti anni.
Ci sono però alcune lodevolissime eccezioni.

Possono infatti transitare, posteggiare, fare coraggiosissime manovre di inversione a u, i seguenti mezzi:

– i camion con rimorchio adibiti ogni fine settimana al trasporto dei kit di montaggio casette finto-alpine-per-sagre-paesane-formaggi-salumi-primizie-dell’orto;

– i supercamion adibiti al trasporto delle attrezzature dei concerti pop rock jazz strunz funk soul blues, mediamente nel numero di dieci per concerto, senza alcun riguardo al prestigio di colui/coloro che si esibiscono, dai Puffi a (Winnie the) Pooh;

– i camionissimi il cui motore resta meritoriamente acceso notti e notti, senz’alcuna interruzione, per fare da generatore di energia per l’amplificazione dei concerti corrivamente descritti al punto due.

Bene.
Stasera, un tale incravattato e intubulato in un completino giacca-calzone nel quale si sentiva raffinato assai, alla guida di una Bentley bianca di sapore appena hollywoodiano (quale eleganza), ha depositato un certo numero di persone davanti a un ristorante della Bra e poi, avendo percorso trasversalmente la piazza, ha posteggiato la vetturetta davanti ai giardini.
Ha chiuso le serrature e s’è incamminato verso il ristorante.
Chemmefrega, avrà pensato. Qua la piazza è di chi se la prende.
Avrà parlato con qualcuno con la Q maiuscola, e quel Qualcuno gli ha detto «ma sì, ti va là e meti sò la machina che tanto ghe disémo nialtri che no i te faga la multa».

Magari nessuno ha parlato con nessuno e io sono solo malevola.
Però questa cosa incarna perfettamente il mood del leghismo berlusconizzato: la privatizzazione di tutto ciò che è pubblico (parte berlusconiana), preferibilmente a beneficio di chi è vissuto in pentola a pressione fino a un po’ di anni fa e adesso si prende le sue vendette (parte leghista).