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i sudditi e la legge
Leggo qui che il segretario comunale di Gavardo, in provincia di Brescia, ha firmato un ordine di servizio nel quale viene detto che i dipendenti comunali devono dire buongiorno o buonasera mettendosi in piedi.
Inoltre, per i vigili urbani – che la moda corrente qualifica con gusto pretoriano come «polizia locale» – c’è l’obbligo di fare il saluto militare, «riconoscendo a vista il grado o l’autorità di chi gli si presenterà davanti».
L’autore dell’articolo viene giustamente colpito dal fatto che, intendendo evidentemente emendare una prassi ormai assestata, il provvedimento trasuda uno zelo che certifica l’inurbanità delle relazioni sociali.
A me colpiscono altre due cose.
Su un piano istituzionale, mi fa impressione la compiuta militarizzazione formale del vigile urbano.
Su un piano culturale, mi colpisce una frase dell’ordinanza: «Ogni violazione di tali disposizioni potrebbe costituire illecito disciplinare».
È il condizionale che mi inquieta.
Illecito a discrezione di chi?
E perché non l’indicativo «costituisce»?
Forse perché sarebbe illecito, però forse potresti scamparla…
A quali condizioni non si sa.
Ma non si deve sapere.
Oltre la tristezza assoluta il loro scivolare tra l’indicativo ed il condizionale è solo la rappresentazione del passaggio tra lo stato di diritto e lo stato di polizia. Ma si sa che l'”amore” per l’ordine produce lo stato di polizia e che, in fondo, lo stato di diritto non è nemmeno un’utopia ma una contraddizione. Dunque nel tempo dell’amore ci dobbiamo prendere i condizionali e sapere che il privelegio è un diritto (ovviamente per i privilegiati) e che la pena è una colpa (ovviamente per i puniti). Del resto se qualcuno è ‘nato’ povero, comunista, donna, ebreo, mussulmano, extracomunitario, nero, giallo, rosso, etc. etc. avrà pure un colpa, no? E comunque anche se non ce l’ha s’adegui, s’alzi in piedi e dica signorsi.
Sì. Com’è vero.
provate ad attaccare questo
ai vostri pensieri e parole e affetti…
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