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sostanzialisti, estorsori, eversori (non lo dico io)
Articolo 629 del codice penale vigente.
Estorsione
Chiunque, mediante violenza o minaccia, costringendo taluno a fare o ad omettere qualche cosa, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, è punito con la reclusione da cinque a dieci anni (…).
Federico Geremicca, qui (con qualche minuscola traccia di qualunquismo – mi permetto di dire – nel penultimo capoverso dell’editoriale):
L’altra notte, per chiedergli di non firmare il decreto, si sono sdraiati in piazza del Quirinale un centinaio di uomini e donne del «popolo viola»: ieri mattina, se non lo avesse firmato, avrebbe trovato migliaia di bandiere tricolori e di militanti del Pdl sotto le finestre a scandire slogan contro il «Presidente comunista». (…) In questo senso, la lunga nota con la quale (…) ha voluto spiegare il senso delle sue decisioni (…) è a suo modo drammatica e segna una svolta.
Barbara Spinelli, qui:
Diciotto anni sono passati da Mani Pulite e i club di Mediaset hanno per questa via» (una politica autoritaria e informe, ndr) privatizzato la politica, screditandola agli occhi degli italiani e convincendo anch’essi che il privato è tutto, il pubblico niente.
Si ascolti Verdini, sull’Espresso del 23-5-08. All’obiezione sul conflitto d’interessi replica, ardimentoso: «Il conflitto d’interessi non interessa più a nessuno. Neanche a chi non ha votato il Cavaliere. Diamo cento euro in più nella busta paga, detassiamo gli straordinari, favoriamo i premi aziendali senza tassazione e poi vediamo. Alla fine, la gente fa i conti con la propria famiglia».
Scalfari, qui (e io non riesco a capire, a questo punto, quale argomento lo spinga a difendere il decreto come mezzo per l’esercizio del «diritto elettorale attivo e passivo»):
Il decreto interpretativo non è un male minore. È un male identico se non addirittura peggiore d’un decreto innovativo.
Anzitutto non si può dare un’interpretazione diversa e così estensiva ad una procedura elettorale con effetto retroattivo. L’interpretazione, se retroattiva, diventa infatti un vero e proprio condono ed un condono è quanto di più innovativo vi sia dal punto di vista legislativo.
Non che Eugenio Scalfari sia il direttore della Repubblica. Però, perché De Bortoli tace e fa parlare – per carità: pesantemente – solo Galli della Loggia?
E perché Galli della Loggia, nell’inciso
«alcuni risultati positivi dell’attuale governo non sono stati mai nascosti né da questo giornale né da chi scrive»,
antepone «questo giornale» a «chi scrive» come uno che sia stato autorizzato a parlare in nome di quel giornale, quasi ne fosse un direttore facente funzioni?
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